Firenze. Operazione del Servizio centrale operativo, delle Squadre mobili, dei cinofili, dei Reparti prevenzione crimine e degli elicotteristi della Polizia contro la mafia cinese. Denominata Operazione “China Truck” e diretta dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze l’attività degli agenti ha portato in carcere 33 persone mentre altre 21 sono indagate in stato di libertà. L’organizzazione di carattere internazionale si occupava principalmente della gestione in regime di monopolio del trasporto su strada della merce di origine cinese o prodotta in Italia da cittadini cinesi. Gli investigatori sono stati in grado di documentare l’evoluzione dell’associazione che, da Prato, aveva esteso la propria influenza a Firenze, Roma, Milano, Padova e Pisa, sino a varcare i confini nazionali e arrivando in Francia e Spagna.

Operazione della Polizia contro la mafia cinese
Al vertice della piramide un cittadino cinese che a Prato ha cominciato la propria carriera criminale. All’inizio della sua espansione è entrato prima in conflitto e poi in affari con un connazionale, il suo braccio braccio armato. Con intimidazioni e violenze il gruppo criminale si è impossessato, passo dopo passo, di tutto il sistema di trasporti delle merci prodotte in Cina.
Per l’organizzazione non era tanto importante il territorio di espansione, quanto piuttosto l’area culturale di influenza, esercitando il proprio potere criminale solo ed esclusivamente all’interno delle comunità cinesi diffuse sul territorio italiano.
Attività collaterali della banda erano la gestione del gioco d’azzardo, la prostituzione, lo spaccio di stupefacenti ed il prestito ad usura.
La forza intimidatoria, in alcune circostanze, hanno evidenziato i poliziotti nel corso delle indagini, era addirittura sostituita dall’autorevolezza. Molti componenti delle comunità facevano appello all’organizzazione per dirimere controversie interne alla comunità stessa.
Tutto si basava sui vincoli di affiliazione e su una fedeltà assoluta al capo. I doveri verso il vertice erano talmente forti che avrebbero dovuto superare anche antipatie e contrasti tra i vari membri.
Molto forte anche il legame con il Paese di origine ed in particolare con la regione del Fujian, di cui sono originari molti componenti del “braccio armato” dell’organizzazione. Ma se negli affari l’associazione era quasi impermeabile a qualunque tipo di influenza esterna, diverso era invece l’atteggiamento nei momenti conviviali.
Gli investigatori hanno documentato, tra le altre cose, il sontuoso banchetto offerto dal capo in occasione del matrimonio del proprio figlio. Tenutesi in un hotel romano, le nozze sono costate circa 80 mila euro per il servizio offerto agli invitati.
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