Di Gerardo Severino
Buenos Aires (nostro servizio particolare). Il 12 giugno del 2017, su questa – già allora molto celebre e seguita – rivista specializzata fu pubblicato l’ottimo saggio di Enrico Maria Ferrari, grazie al quale non pochi appassionati del settore ebbero modo di apprendere, a 35 anni da quel duro conflitto, i particolari dello stesso, quindi le origini e l’epilogo finale di una guerra che aveva procurato molti lutti, e da entrambi le parti, Argentina e Regno Unito.

Soldati argentini nella guerra per Malvinas/Falkland.
Compito del presente saggio è, invece, quello di cercare di far comprendere a chi avrà la voglia di leggerlo il perché, ancora oggi, la Repubblica Argentina ribadisce con forza, orgoglio e fierezza – giustamente a nostro avviso – la propria sovranità su di un Arcipelago che peraltro dista dal Continente Sudamericano solo qualche centinaio di chilometri, a differenza dei 13 mila che lo separano, invece, da Londra.

Soldati britannici nella guerra contro gli argentini
I primi abitanti e scopritori delle Malvinas.
Non erano certo inglesi le punte di freccia e i resti di canoa recentemente scoperti dagli archeologi sulle Malvinas.
Tali ritrovamenti documentano, infatti, come le prime popolazioni che misero piede in alcune delle isole che oggi formano l’anzidetto Arcipelago provenissero nientedimeno che dalla Patagonia, un’area geografica che – lo ricordiamo a noi stessi e non certo agli Inglesi che ne sanno più di noi – appartiene all’America Meridionale, nella sua parte più estrema del Continente, attualmente suddivisa tra Cile e Argentina.

Puerto argentino in una cartolina di fine ‘800
Qualcuno potrebbe obbiettare che questa è preistoria, risalendo, infatti, ai tempi antichi, preferendo, infatti, sentirsi raccontare una storia molto più recente, legata tanto per dire più all’Europa, esportatrice di “Civiltà”, piuttosto che ai “Conquistadores”, ma questa è certamente un’altra storia!
Ebbene, riguardo alla scoperta da parte degli europei vi sono numerose teorie, la più accreditata fra le quali vuole che ad assurgere a tali allori sia quel Ferdinando Magellano, celebre navigatore portoghese che allora operava agli ordini dei Reali di Spagna.

Ferdinando Magellano
Altri storici, pur ancorando il fatto storico allo stesso anno 1520, ne attribuiscono, al contrario, il merito al navigatore portoghese Esteban Gómez, il quale, nel disertare la prima circumnavigazione dello stesso Magellano avrebbe avvistato le isole in questione.

Il navigatore portoghese Esteban Gómez
L’appartenenza alla Spagna fu poi ribadita dal navigatore Simón de Alcazaba y Sotomayor, attorno al 1540, mentre sarebbe stato solo nel 1592 che gli inglesi John Davis e Richard Hawkins si sarebbero limitati alla sola annotazione delle isole sulle carte nautiche.
Il supposto “impossessamento inglese” sarebbe scaturito, invece, solo 170 anni dopo, esattamente nel 1690, quando il Capitano John Strong, mettendovi piede le denominò Falkland in onore del politico Anthony Cary, quinto Visconte di Falkland, in Scozia.
In realtà la presenza di John Strong sull’isola fu breve e senza conseguenze giuridiche.
Certo è che, dopo il Trattato di Tordesillas, quello di Utrecht del 1713 e la Pace di Aquisgrana del 1749, la Gran Bretagna e gli altri firmatari non potevano certo considerare le Malvinas come res nullius.

Lo stemma delle Isole Malvinas utilizzato in Argentina
L’epopea dei “Colonizzatori”.
In verità i primi veri colonizzatori non furono certo inglesi, bensì appartennero ad un’altra grande potenza Europea dell’epoca, la Francia, non certo meno avida dell’Inghilterra.
I primi coloni francesi giunsero alle Malvinas attorno al 1763-1764, guidati da Louis-Antoine de Bougainville.

Louis-Antoine de Bougainville
In realtà si trattava di coloni che provenivano non direttamente dall’Europa, bensì da Saint-Malo, quindi erano malouins i quali avrebbero già allora conferito alle isole il nome francese di Îles Malouines, da cui è poi derivata la denominazione usata dalla maggior parte dei Paesi che parlavano le cosiddette “lingue romanze”.
Nel 1765 furono, invece, gli inglesi a occupare l’attuale Gran Malvina e a installarvi, nel 1766, un piccolo insediamento di circa 100 persone.
Sul piano strettamente giuridico osserviamo che fu proprio in quel contesto storico che la Spagna reclamò ufficialmente il suo diritto sull’intero arcipelago.

Un’antica carta geografica del Sud America
Mentre con la Francia la disputa si risolse in maniera amichevole, tenendo presente che nel 1766-1767 la colonia fu ceduta dalla Francia alla Spagna quale compenso per la sua partecipazione a fianco della stessa Francia nella famosa “Guerra sei sette anni” che Parigi aveva combattuto contro gli odiati inglesi, peraltro usciti poi vincitori dal conflitto.
Con la Gran Bretagna la Corona di Spagna fu costretta, invece, all’usò delle maniere forti.
Attaccati nel 1771, gli inglesi avrebbero lasciato definitivamente le isole nel 1774. Da questo momento in poi le Malvinas passarono definitivamente sotto il controllo spagnolo che le amministrò attraverso le autorità del Vicereame del Rio de la Plata.
Le “Provincias Unidas del Rio de La Plata” (come si chiamava un tempo l’attuale Repubblica Argentina), sorte all’indomani della gloriosa “Revolucion de Mayo” del 1810, rivendicarono giustamente in un primo momento la sovranità Spagnola sulle isole, sovranità che la stessa Argentina giustificò legalmente anche alcuni anni dopo, considerandosi in seguito (assieme con altri Paesi già posseduti dalla Madrepatria Spagnola) continuatrice dei territori Spagnoli in quella parte del Continente ormai frammentato in vari Stati indipendenti.
Nel 1816, in particolare, quando anche l’Argentina si proclamò indipendente, le isole passarono sotto il suo pieno controllo, nonostante il fatto accertato secondo il quale la Spagna avesse di fatto abbandonato le isole già nel 1811.
In tale ottica nel corso del 1820 il Governo della Provincia di Buenos Aires inviò una propria nave militare sulle isole onde prenderne possesso, subentrando così de jure alla Spagna.
Successivamente, nel corso del 1823, Luis María Vernet fu nominato Governatore dell’arcipelago, ottenendo, nel contempo, sia concessioni riguardanti i diritti commerciali e industriali, sia il riconoscimento ufficiali di molti Stati Europei che in America Latina avevano ancora non pochi interessi, sia politici che mercantili.

Nel corso del 1823, Luis María Vernet fu nominato Governatore dell’arcipelago
Paradossalmente, quando nel 1825 la Gran Bretagna riconobbe l’indipendenza dell’Argentina non reclamò alcun diritto sulle isole.
Dal 1825 in avanti dall’Argentina giunsero autonomamente nelle isole alcuni gruppi di coloni, ma anche molti pastori che avrebbero messo in piedi importanti allevamenti, utili non solo agli abitanti delle isole quali mezzo di sostentamento ma anche per consentire il commercio delle lane, delle pelli e delle stesse carni pregiate, esportate sino in Europa.
Una tappa altrettanto importante fu rappresentata dalla data del 10 giugno 1829, allorquando vi venne instituito un Governatorato, con base sull’isola di Soledad e col titolo di “Comandancia Política y Militar de las islas Malvinas”, con giurisdizione sulle isole adiacenti al Cabo de Hornos, in verità una sorta di Ente di controllo che sorvegliava quella regione di pesca marina, regolamentandone le poliedriche attività. Il 30 di agosto del 1829 lo stesso Vernet proclamò, infine, la fondazione di Puerto Luis.

Un francobollo celebrativo dedicato alle Falkland
La definitiva entrata in scena della Gran Bretagna
La storia ci ricorda che nel 1833 gli Inglesi mossero assalto alle isole, occupandole ed espellendone i soldati Argentini con in testa il loro comandante, Don José Maria Pinedo.
Di conseguenza dichiararono la propria sovranità su tutto l’arcipelago, occupando e rivendicando anche la sovranità sulle isole della Georgia del Sud e sulle isole Sandwich Australi, che in quel frangente erano disabitate.
Con l’espulsione della guarnigione militare, restarono sull’isola principale solo una trentina di persone di origine varia (argentini, uruguaiani, brasiliani ed uno scozzese), gran parte delle quali accettò di servire sotto la nuova bandiera.
Nonostante i reclami di Buenos Aires, le isole rimasero possedimenti britannici fino al 1982, anno in cui l’Argentina se ne riappropriò con la forza, seppur per un breve momento.
Molti non sanno che nel 2016 anche una speciale Commissione delle Nazioni Unite, basandosi sul diritto del mare, ha fatto notare come le Malvinas si troverebbero in territorio Argentino.
A dimostrarcelo è la stessa carta geografica del Sud America che abbiamo voluto appositamente riprodurre a corredo di questo contributo.
La conclusione, ovviamente, non è vincolante e non mette in discussione la sovranità britannica, ma è comunque un fattore da tenere in considerazione.
Ciò lascia presupporre che il “pacifico conflitto” che si combatte attorno alle Malvinas si protrarrà ancora per moltissimi anni, almeno fin quando qualcuno capirà finalmente che il periodo delle Colonie è finito da un pezzo.
Concludiamo questa brevissima dissertazione con una riflessione: “Las Malvinas son Argentinas” anche perché quella terra custodisce ancora oggi, dopo ben quarant’anni, le membra di quei coraggiosi soldati, marinai, avieri, gendarmi e civili Argentini che senza esitare un attimo la irrorarono col proprio sangue nella convinzione di poter così riaffermare un sacrosanto diritto – evidentemente non solo giuridico – da qualche secolo reclamato dalla propria Patria.
Ebbene, ricordiamo tutti che fra i 629 argentini Caduti (a fronte dei 255 inglesi), una buona parte era di origini italiane, fattore questo dimenticato da questo nostro strano Paese, mai sufficientemente grato a quanto aveva fatto la stessa Argentina per l’Italia, dando amorevole ospitalità a milioni di emigranti.
Su tutti i Caduti, ovviamente di entrambi gli schieramenti, preghiamo con affetto e riconoscenza, sia oggi che in futuro, beninteso nella speranza che la mano benedicente di Nostro Signore possa presto far trionfare la Pace sul mondo intero…
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