Di Giuseppina Greco
Napoli – nostro servizio. Il sottocapo di seconda classe Gianfranco Bongiovanni è un eccellente atleta di tiro con l’arco.
Fa parte del Ruolo d’Onore della Marina Militare e del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa, ha collezionato diverse medaglie negli ultimi anni.
Dopo un incidente in servizio avvenuto alla fine degli anni ’90, la sua carriera in uniforme sembrava destinata a concludersi ed invece la Forza Armata gli ha offerto nuovamente una grande opportunità.
Grazie alla sua costanza e alla volontà di rimettersi in gioco, Bongiovanni è riuscito a realizzare il suo sogno di rientrare.
Partiamo dal suo incidente avvenuto quando aveva soltanto 23 anni, un trauma acustico. Quando e come è successo?
Ero giovanissimo e pieno di aspettative, quando ho subito un evento traumatico in servizio mentre partecipavo alla missione ALBA 2 a favore della popolazione albanese, durante i disordini del 1997 che hanno interessato l’Albania.
In quel periodo ero imbarcato come militare graduato in una unità di superficie della Marina Militare inquadrata nel 28° Gruppo Navale, impegnata nello svolgimento di un servizio di sorveglianza nelle acque territoriali ed interne albanesi, per prevenire e contenere il fenomeno dell’emigrazione illegale dall’Albania verso l’Italia.
Ci trovavamo in acque albanesi, quando un evento traumatico ha portato via una buona parte del mio udito.
A soli 23 anni, dopo circa tre anni di servizio, ho visto svanire i miei sogni e sfumare le mie aspirazioni poichè tale evento traumatico mi ha causato una invalidità permanente grave, al punto da essere giudicato non più idoneo al servizio militare incondizionato.
Un problema che ha creato conseguenze importanti, una sorta di blocco quasi totale del tuo lavoro. Poi la svolta nel 2014. Oggi, è l’unico militare nel Ruolo d’Onore in servizio attivo nella Marina Militare. Cosa significa?
La mia carriera si era conclusa a causa di questa importante invalidità che ha condizionato tutta la mia vita sia lavorativa che privata.
Nonostante ciò, dentro di me sentivo si trattasse solo di un “arrivederci”.
Negli anni successivi cresceva in me un sentimento di tenacia e determinazione, che nel corso del tempo si è trasformato in riconquista di quello che le circostanze mi avevano portato via.
Sentivo e continuo a sentire oggi, un attaccamento incondizionato alle Istituzioni, alla mia Forza Armata, alla vita militare.
Forte della mia passione e convinto di poter dare ancora tanto al mio Paese e alle Istituzioni, il 1° gennaio 2014, dopo 17 anni da quell’evento, sono riuscito a rientrare in Marina Militare grazie al Ruolo d’Onore, dove vengono iscritti i “feriti ” che non essendo idonei all’impiego operativo, vengono posti in congedo assoluto.
Una volta iscritti nel Ruolo, i militari che hanno riportato, per eventi traumatici in attività operativa od addestrativa in Italia o all’Estero, durante l’espletamento di missioni internazionali, una invalidità permanente uguale o superiore all’80% della capacità lavorativa, se lo richiedono, possono essere trattenuti o richiamati in servizio fino ai limiti di età previsti per il proprio ruolo nel servizio permanente.
Cosi, grazie a questa legge, una volta dimostrato di possedere tutti i requisiti previsti, ho indossato nuovamente con grande orgoglio l’uniforme e tornato a servire il mio Paese, lavorando per la mia Forza Armata come primo militare del Ruolo d’Onore in servizio attivo.
Ho tagliato il nastro del varco che permette ai Ruoli d’Onore della Marina Militare di rientrare in servizio attivo.
Dal 2016 fa parte del Gruppo Sportivo Paralimpico praticando il tiro con l’arco. Perché proprio questa disciplina?
Diciamo proprio per caso.
Erano passati due anni dal richiamo in servizio e mentre guardavo la consueta parata del 2 giugno in televisione, dove i vari reparti delle Forze Armate sfilavano davanti alle massime autorità dello Stato, ho notato un numero ristretto di militari disabili in tuta ginnica, ed erano i più applauditi dalle autorità presenti.
Erano i nostri “eroi”, quei militari divenuti inidonei al servizio militare per aver subito invalidità permanenti nello svolgimento del proprio dovere, che attraverso lo sport si rimettevano nuovamente in gioco superando così le barriere che le proprie disabilità creavano.
Qualche mese dopo, con gran stupore, ricevetti una telefonata proprio a lavoro, da parte di un militare dell’ufficio sport dello Stato Maggiore della Difesa, lo stesso diceva che conosceva la mia storia, era venuto a sapere del mio incidente e mi proponeva di far parte di quella famiglia di atleti militari “feriti in servizio” che avevano subito invalidità permanenti e si volevano “riscattare” con lo sport.
Accettai e così fui invitato ad un raduno tecnico sportivo nel prestigioso Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito a Roma, durante il quale provammo tante discipline sportive.
Fui subito attratto dal tiro con l’arco poichè mi permetteva di confrontarmi, oltre che con gli altri, anche con me stesso.
Cosa significa per lei far parte del GSPD? Cosa prova nel rappresentare la Marina Militare con la divisa sportiva?
E’ un privilegio far parte del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa, un grande onore.
Rappresentare la Marina Militare in un contesto Sportivo Interforze, quale è il GSPD, mi fa sentire orgoglioso e come militare in questo momento sono l’unico del GSPD che ha il privilegio di rappresentare la Forza Armata, una condizione che mi motiva per continuare a dare il meglio di me ad essa.
Ha vinto delle gare, un suo pensiero su queste esperienze.
Ho partecipato a tantissime competizioni sportive, sia militari che civili, in contesti nazionali ed internazionali, mi sono sempre superato dando il meglio di me in ogni gara.
La vittoria più grande fino ad ora è essere stato selezionato a far parte degli atleti della Nazionale italiana che hanno partecipato agli “Invictus Games” nel 2017 a Toronto in Canada.
Giochi olimpici unici poichè riservati ai feriti delle varie Forze Armate Internazionali, militari con disabilità che riescono a gareggiare come normodotati, persone che dello sport ne hanno fatto una missione di vita.
Qual è il ricordo più emozionante che porta con sé?
A livello militare, senza ombra di dubbio, è stato il giorno che ho indossato nuovamente l’uniforme dopo 17 anni di vita civile, era il 19 marzo del 2014, la festa del papà, un momento che ho dedicato al mio caro papà che non c’è più.
A livello sportivo credo che il ricordo più bello sia legato all’esperienza vissuta in Canada durante la partecipazione agli Invictus Games, dove ho avuto il privilegio di ricevere dalle mani del Presidente della Repubblica, insieme ai colleghi atleti del GSPD selezionati per partecipare e rappresentare l’Italia in un contesto Internazionale di alto prestigio, la Bandiera da portare con noi per l’occasione.
Altri momenti emozionanti li ricordo nella stessa occasione, quando sono stato ricevuto dal principe Harry, ideatore e promotore degli Invictus Games, al quale ho potuto raccontare parte di quello che ho vissuto.
Cosa sente di dire ai colleghi militari che purtroppo hanno avuto le sue stesse vicende?
Di sentirsi come i normodotati, accettare le nuove condizioni e trasformarle in opportunità, lo sport può aiutare tanto, ma soprattutto sentirsi normali, attivi e parte integrante della società.
Li invito ad essere consapevoli che le proprie Forze Armate hanno ancora bisogno di loro, hanno bisogno dei propri “eroi”, sono l’esempio di quello che hanno pagato, un prezzo importante che ha lasciato segni indelebili nel proprio corpo, prestando il proprio servizio con senso del dovere e non venendo meno al giuramento prestato, fino a sacrificare parte di se stessi per le Istituzioni, per la difesa del Paese, per l’aiuto a popolazioni internazionali, per soccorrere chiunque abbia avuto bisogno, da veri militari.
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