Di William Nonnis*
Roma. Mark Zuckerberg, con l’annuncio del suo METAVERSO, pone in risalto l’importanza nevralgica che il DIGITALE ha assunto nella quotidianità di ciascuno, rendendo improcrastinabili, all’attenzione della classe dirigente/politica dei singoli Stati, questioni molto rilevanti su quella, ormai definita, RIVOLUZIONE DIGITALE.
Meglio ancora, più che a una rivoluzione, stiamo assistendo alla formazione e radicalizzazione di un vero e proprio nuovo Habitat Digitale, così definito già da tempo, con una visione antelitteram, da una delle realtà più influenti, al momento, nella formazione delle nuove tecnologie, dell’Associazione EvoDigitale, di cui sono responsabile didattico (BlockchainElite).
Sul Metaverso molto è stato detto ma, tentando di fare chiarezza negli algoritmi destinati a cambiare definitivamente le nostre vite, è proprio dalla semantica della parola, (che diventerà “mainstream”), che si deve partire.
“Meta”, dal greco trasformazione, trasposizione, contiene già il seme della dirompente novità che, abbinata per la prima volta a “verse” in un romanzo di fantascienza del 1992, Snow Crash, dà il nome ad un luogo virtuale, un’immensa sfera nera, tagliata in due da una monorotaia. In questo luogo, ognuno con il proprio avatar, può vivere inventando la realtà che più desidera.
Dal romanzo, il termine metaverso, si è utilizzato abbinandolo a una serie di esperienze virtuali che sono esplose socialmente durante la pandemia, con un grosso aumento della fruizione di videogiochi come Fortnite, l’utilizzo di token non fungibili (NFT), che hanno sdoganato la proprietà intellettuale in ambito digitale, o incontri ed eventi online, oltreché professionali, per ristabilire approcci amicali e familiari, che il lockdown stava congelando.
E’ un’esperienza in formato 3d, ed è questa la straordinaria novità, perchè oggi siamo usi vivere la nostra quotidianità di rete, in 2D.
Con l’acquisizione della terza dimensione invece, andremo ad utilizzare le tecnologie di realtà aumentata (AR), realtà virtuale (VR) e le connessioni persistenti, per creare un mondo immersivo (esigenza già ampiamente espressa anche per la FAD, modalità di Fomazione a Distanza).
In sostanza il metaverso di Zuckerberg, è stato concepito come uno spazio online, costruito da aziende, creatori e sviluppatori, in cui le persone potrebbero spendere quasi per intero la propria vita, andando virtualmente a spettacoli, incontrando persone distanti, facendo la spesa e persino lavorando.
Insomma, si sta procedendo spediti verso l’evoluzione dell’ingegneria sociale.
Si! Esattamente l’ingegneria sociale, che permette di studiare, ancora più approfonditamente grazie al metaverso, le vere abitudini di ciascuno, in maniera più dettagliata, andando a compensare quella mancanza di informazioni che Facebook e gli altri colossi del web non sono ancora in grado di profilare.
La potente presa sociale del metaverso, su cui Zuckerberg sta investendo un ingente fetta degli introiti di Facebook, consiste in un totale cambio di prospettiva dell’utente che, da solo spettatore di Rete, ne diviene protagonista attivo, come ha dichiarato Zuckerberg “puoi pensare che il metaverso sia come un Internet incarnato in cui ti trovi, piuttosto che stare semplicemente a guardare”.
L’interoperabilità, che consente un facile teletrasporto in ogni tipo di esperienza, ambito ed ambiente virtuale, abbinata all’accessibilità dei sistemi realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR) da ogni dispositivo, anche mobile, sono i cardini su cui si poserà la travolgente popolarità di Metaverso.
La nostra presenza virtuale in ogni luogo desiderato, “questa sensazione di essere davvero lì con un’altra persona in cui gli avatar e gli oggetti digitali saranno centrali nel modo in cui ci esprimiamo, sta andando per portare a esperienze e opportunità economiche completamente nuove”, così come abilmente già sperimentato da Zuckerberg durante i picchi dell’emergenza pandemica.
Infatti, durante questo periodo, circa 3 miliardi di dollari sono stati spesi dalla popolazione mondiale per i suoi nuovi visori, che danno accesso alla realtà virtuale, gli Ocolus Quest 2, cifra tanto più impressionante se si considera che, parallelamente al virus del Covid, stava dilagando la crisi economica, che ha sorpreso e investito in pieno un’enorme quantità di famiglie.
La cifra non proprio popolare, 299 dollari, i preordini pari a un quintuplo di quelli degli Ocolus dell’anno precedente e l’esaurimento scorte ben prima del Natale, hanno palesemente dimostrato come non solo la curiosità, ma una vera esigenza di realizzazione e gratificazione dei consumatori, nella vita sociale, seppur virtuale, avesse mosso una tale quantità di denaro.
Attualmente l’azienda Facebook sta effettuando dei tavoli di lavoro per proporre la standardizzazione tecnologica, nella concreta applicazione di M., fatto paradossale e anche contraddittorio, se si pensa che proprio il social Facebook è stato pensato, costruito e basato sulla demolizione degli standard sociali.
Con la sua nascita, infatti, nel 2004, ha stravolto, giorno dopo giorno, il senso plurimillenario delle interazioni e dei rapporti di comunità, modificandone nel profondo valori, cultura ed economia.
Facebook ha stravolto le regole della quotidianità, individuale e sociale, muovendo e spostando i monoliti delle nostre abitudini e, soprattutto, velocizzando rapporti e comunicazione in maniera efficace e straordinariamente innovativa.
Come sempre accade in ogni rivoluzione o in ogni cambio di muta, non tutto il cambiamento avviene senza dolore e qualche, forse parecchie, ricadute negative, sono intrinseche a tutto il processo.
Comunque sia, l’avvento prorompente di Facebook e, a seguire dei colossi del Web GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft, e aggiungerei TESLA), competitor ufficialmente tra di loro, ma a ben guardare, regnanti assoluti di un ambito specifico di ricchezza sociale, tra di loro ben concordato e spartito, ha avuto l’enorme forza di svegliare da un certo immobilismo e incapacità o paura di cambiamento, la società globale.
Con loro si è ribaltato il concetto di democrazia centralizzata rispetto a un’entità fisica, data dalla politica o dai governi, permettendo a tutti coloro che fossero in possesso di una connessione internet, di rendersi parte attiva del cambiamento/rivoluzione digitale, prendendo spunto fondamentalmente da un concetto distribuito della tecnologia Blockchain, ma ancora prima del concetto di Peer to Peer.
Questo ha portato all’attenzione dei vari governi grossi interrogativi e di non poca rilevanza, come il controllo dei dati dei singoli individui che postano/esternano le proprie esperienze di vita, rendendo i mercati totalmente schiavi di tali informazioni, controllate appunto dai colossi.
E per questo Zuckerberg, con il suo metaverso, cogliendo, sempre in anticipo sui tempi, questa ghiotta opportunità, potrà veicolare sempre di più e sempre meglio, massivamente ed approfonditamente, l’acquisizione ed “il controllo dei dati (sociali ed economici)”, di tutte le persone iscritte a Facebook, social network che ha un bacino di utenza di 2.9 mld di persone!
E non solo, perché questi circa 3 miliardi di utenti, interagiscono quotidianamente anche con Istagram, WhatsApp e Facebook Messenger, sempre di sua proprietà.
Dal mio punto di vista, l’enorme investimento su Metaverso, conferma ed amplifica il concetto di monetizzazione dei dati a vantaggio di Facebook e di altre grandi piattaforme, vendute ai consumatori perché divertenti, eccitanti, utili per la produttività sul lavoro e così via, ma temibilissimi cavalli di Troia per la privacy.
Ecco perché, non smetterò mai di ripeterlo, c’è assolutamente necessità che diventi obbligatoria la formazione e informazione da parte di tutta la popolazione, non più divisa per Stati, ma mondiale, data la circolarità ed ampiezza dell’impatto digitale su tutto il nostro pianeta, altrimenti si rischia di creare un pericolosissimo meccanismo di subordinazione dell’essere umano alla tecnologia, in ogni ambito della sua quotidianità.
E la formazione, per raggiungere ed essere assimilata, orizzontalmente e dal basso nel tessuto sociale, deve essere prima appresa dalle classi di dirigenza politica e governativa, che devono avere il coraggio del cambiamento prima di ritrovarsi a gestire, senza cognizione né consapevolezza, una popolazione suddita di sua maestà il Web.
Dunque, il prossimo e non più rimandabile must, deve essere la FORMAZIONE e, conseguentemente, l’affidamento delle risorse nevralgiche del Paese, di ogni Paese, a team di veri esperti digitali, che sappiano traghettare un pianeta in bilico tra autentica realtà e realtà virtuale, in un #buonfuturo concreto e veramente vivibile per tutti.
*Full Stack & Blockchain Developer, esperto Blockchain, riconosciuto tra i 10 Top Influencer Blockchain Developer per MondoCrypto. E’ conosciuto da questo mondo come il “purista della Blockchain”
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