Marsiglia, un’azione ad una fermata di bus in pieno stile emulativo

Di Valeria Fraquelli

Marsiglia. Quanto avvenuto, ieri a Marsiglia, dove un furgoncino è stato mandato, dal suo guidatore, contro due fermate dell’autobus, provocando la morte ed il ferimento di due donne, ha fatto gridare ad un altro attentato.

Un’immagine dell’azione di ieri a Marsiglia

Ma, le prime indagini lo schianto non sarebbe stato un atto terroristico ma il gesto di un folle in cura da tempo per problemi psichici.
Il responsabile è stato arrestato ed interrogato. La paura é tornata di colpo, anche in Francia. Chi era in attesa dell’arrivo degli autobus ha subito pensato  ad una seconda Barcellona, rifugiandosi nei negozi.

A quanto fa sapere la magistratura marsigliese sarebbero proprio le immagini di Barcellona ad avere influenzato l’azione. Un classico caso di emolazione.
Proprio il ruolo dei media nel raccontare il grave attentato catalano deve far riflettere: immagini forti, di violenza e di corpi di persone riverse a terra, in attesa dei soccorsi, hanno il potere di emozionare e commuovere ma anche di spingere persone psicolabili ad emulare i terroristi per avere un momento di notorietà e attirare l’attenzione su di sé.
Raccontare un atto terroristico è una grande responsabilità perché le parole e le immagini forti devono essere usate nel modo corretto e nel caso di Marsiglia e,  forse anche nel caso dell’attacco di Turku, in Finlandia, hanno una grave responsabilità perché hanno turbato menti già fragili e sofferenti.

I più deboli psicologicamente sono anche i più facilmente suggestionabili e la suggestione non va sottovalutata perché produce risultati catastrofici, immagini di morte che si ripetono e mietono vittime innocenti.
Preoccupa anche il fatto che ormai il terrorismo sia alla portata di chiunque voglia attentare alla vita degli altri in nome di una ideologia distorta: basta una macchina o un furgone a noleggio oppure un coltello di uso domestico per compiere stragi.

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