Medio Oriente: Ashraf Marwan, “l’Angelo dell’inganno”, la spia che ha sconvolto Israele e consacrato l’Egitto

Di Chiara Cavalieri*

IL CAIRO.  Cinquant’anni dopo la guerra dell’ottobre 1973, conosciuta come guerra dello Yom Kippur, il nome di Ashraf Marwan continua a scuotere Israele e a galvanizzare l’Egitto.

Definito per decenni dal Mossad “la migliore spia di sempre”, Marwan si rivela oggi, secondo una clamorosa inchiesta del quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, la punta di diamante di un’operazione di inganno strategico orchestrata dall’intelligence egiziana. Un doppio gioco che portò Israele a farsi sorprendere dalla più grave disfatta militare della sua storia.

Ashraf Marwan è citato anche da GNOSIS, la rivista dell’intelligence italiana, come migliore agente segreto del mondo.

A lui è dedicato un ampio capitolo, ” Il volo dell’ Angelo”, in cui vengono descritte le sue operazioni.

La spia egiziana Ashraf Marwan detto l’ Angelo, considerata l’agente migliore del mondo

 

L’inchiesta e le rivelazionI

Il quotidiano israeliano ha pubblicato un’inchiesta dal titolo eloquente, “L’angelo dell’inganno”, frutto di quattro anni di lavoro, interviste con funzionari israeliani ed esame di documenti segreti. La conclusione è netta: Marwan, genero del presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, non era al servizio di Tel Aviv ma dell’Egitto, e riuscì a manipolare l’intero apparato di intelligence israeliano.

L’inchiesta israeliana su l'”Angelo”

 

Secondo l’indagine, “una serie di arroganza e fallimenti” all’interno del Mossad consentì a Marwan di imporsi come “l’agente più pericoloso e letale” mai infiltrato. Le sue informazioni, anziché salvare Israele, lo condussero in guerra “completamente all’oscuro”.

Il professor Mohammed Abboud, esperto di affari israeliani e docente di lingua ebraica all’Università Ain Shams

Il professor Mohammed Abboud, esperto di affari israeliani e docente di lingua ebraica all’Università Ain Shams, ha commentato: “Questa è l’indagine più pericolosa mai condotta su una spia egiziana. L’obiettivo della sua pubblicazione, proprio ora, è assorbire la dura lezione degli eventi del 7 ottobre e far riflettere la società israeliana sui suoi punti deboli, esattamente come ho sottolineato nella mia partecipazione al programma Israel from Within su Extra News”.

Il matrimonio tra la figlia di Gamal Abdel Nasser e Ashraf Marwan.

Abboud ha ricordato anche la traduzione della testimonianza del generale israeliano Eli Zeira davanti alla Commissione Agranat, supervisionata dal defunto studioso egiziano Ibrahim Al-Bahrawi, come ulteriore prova della profondità di questa vicenda storica.

“L’agente dei sogni”

All’interno del Mossad, Ashraf Marwan era noto con un soprannome significativo: “l’Angelo”. Un ex alto funzionario dei servizi lo descrisse come “un agente dei sogni, una spia scesa dal cielo”. La quantità di materiale segreto da lui fornita era impressionante: documenti riservati, verbali di riunioni ad altissimo livello, informazioni che, se autentiche, sembravano provenire dal cuore stesso del potere egiziano.

Ashraf Marwan con ol defunto presidente egiziano Nasser

 

Il materiale, verificato e confrontato con altre fonti, passò quasi sempre i controlli interni. Questo alimentò nel Mossad la convinzione che Marwan fosse “il miglior agente di sempre”, una fonte di livello ineguagliabile.

Non a caso, l’ex capo del Mossad David Barnea, durante una cerimonia ufficiale, lo definì “un agente brillante, la fonte umana più importante e di più alto rango mai avuta da Israele”. Barnea sottolineò che l’esercito e il Mossad avevano ripetutamente indagato sui sospetti sorti negli anni, arrivando sempre alla stessa conclusione: “Marwan era un agente strategico”.

Eppure, le rivelazioni attuali ribaltano quella narrativa. Yedioth Ahronoth sostiene che Marwan fosse in realtà un doppio agente, abilmente utilizzato dal Cairo per orchestrare il più sofisticato inganno contro Israele, un inganno che Tel Aviv non ha saputo decifrare per oltre cinquant’anni.

Il ruolo decisivo nel 1973

Secondo l’inchiesta, Marwan partecipò nell’agosto 1973 a incontri tra i presidenti di Egitto e Siria, in cui fu decisa la data dell’attacco: 6 ottobre 1973, giorno di Yom Kippur. Invece di riferire questo dato cruciale, Marwan diffuse falsi allarmi e date alternative, convincendo il Mossad che la guerra non sarebbe scoppiata.

Guerra di Ottobre del 73, detta anche Guerra dello Yom Kippur

 

Solo alla vigilia del conflitto, incontrò a Londra il capo del Mossad Zvi Zamir e lanciò un avvertimento tardivo e ambiguo, appena dodici ore prima dell’offensiva.

Troppo poco, troppo tardi. Israele aveva bisogno di almeno 48 ore per mobilitare le riserve e preparare la difesa. Il risultato fu che le forze armate israeliane furono colte di sorpresa e subirono durissime perdite.

Gli egiziani, pienamente consapevoli del vantaggio temporale, posizionarono batterie di missili terra-aria lungo il Canale di Suez, neutralizzando l’aviazione israeliana. Fu una manovra che cambiò le sorti della guerra e che ancora oggi viene studiata come capolavoro di pianificazione militare e di controspionaggio.

Patriota e simbolo nazionale

Dopo la sua morte misteriosa a Londra nel 2007, ufficialmente classificata come suicidio ma mai del tutto chiarita, Ashraf Marwan ricevette al Cairo un funerale solenne, un onore concesso solo ai grandi eroi nazionali. Lontano dall’essere bollato come traditore, fu celebrato come simbolo della vittoria egiziana del 1973.

Il Generale israeliano Shlomo Gazit, che riformò i servizi segreti dopo il trauma del Kippur, aveva già riconosciuto – in conversazioni pubblicate solo postume – che Marwan era stato “reclutato e manipolato dal Mossad, ma in realtà era il motore del piano di inganno egiziano”.

La memoria divisa

In Israele, la figura di Marwan continua a dividere. Per decenni osannato come “la spia perfetta”, oggi appare come l’“angelo delle bugie”, incarnazione del fallimento di un’intera struttura di intelligence. Per l’Egitto, invece, resta il “giocatore più talentuoso della guerra delle menti”, come lo ha definito il canale egiziano Sada El Balad.

Il quotidiano Al-Masry Al-Youm ha parlato di “un’ulteriore prova del genio dei servizi segreti egiziani”, mentre Extra News ha diffuso un video dal titolo: “Confessione israeliana: Ashraf Marwan è un pugnale egiziano nel cuore di Tel Aviv”.

Secondo l’esperto Ahmed Anwar, membro del Consiglio egiziano per gli affari esteri, le accuse israeliane contro Marwan sono “una deliberata campagna diffamatoria” per colpire la famiglia di Nasser e offuscare il ruolo eroico dell’uomo che rese possibile l’inganno strategico.

La vicenda di Ashraf Marwan resta, a mezzo secolo di distanza, una delle più enigmatiche e affascinanti nella storia dello spionaggio moderno. Per Israele, è la testimonianza dolorosa di un fallimento eclatante dei propri servizi segreti. Per l’Egitto, è la conferma di una vittoria che non si giocò solo sui campi di battaglia del Canale di Suez, ma anche nelle retrovie della guerra delle menti.

E oggi, mentre emergono confessioni e rivelazioni da Tel Aviv, la memoria collettiva egiziana celebra con orgoglio l’uomo che trasformò la propria vita in un’arma, consegnando all’Egitto la più grande vittoria della sua storia moderna.

*L’autrice è presidente della associazione Italo-Egiziana Eridanus e vicepresidente del Centro Studi UCOI-UCOIM. 

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