Di Chiara Cavalieri
AMMAN (nostro servizio particolare). La Giordania sta affrontando un periodo critico a causa delle trasformazioni geopolitiche e strategiche che stanno rimodellando il Medio Oriente.

La mappa della Giordania
Il declino dell’influenza iraniana, la persistente offensiva israeliana su più fronti e la preparazione del secondo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca sono solo alcune delle forze che stanno ridefinendo gli equilibri regionali.

Il neo Presidente americano Donald Trump
Esaminiamo, in dettaglio, le minacce principali che minano la stabilità, la sicurezza e gli interessi strategici della Giordania.

L’ex Presidente siriano, Bashar Al Assad.
I fronti critici per la sicurezza del Paese
Le sfide principali che la Giordania deve affrontare si articolano su tre dimensioni fondamentali.
- La caduta del regime siriano e l’ascesa degli islamisti: dopo la fine del regime di Bashar al-Assad e l’emergere di un Governo guidato dagli islamisti in Siria pongono nuove minacce alla sicurezza della Giordania
- Contrabbando e infiltrazioni: Con il collasso delle linee di rifornimento iraniane in Siria, Teheran potrebbe cercare nuovi corridoi, utilizzando la Giordania come punto di transito. Questo è già evidente dai numerosi tentativi di contrabbando di armi e droga, tra cui il sequestro di armi avanzate come missili anticarro e C-4.
- Minaccia del progetto sciita iraniano e della Turchia sunnita: Il declino iraniano lascia spazio all’influenza turca, che attraverso il sostegno ai Fratelli Musulmani potrebbe destabilizzare ulteriormente la Giordania, aggravando le tensioni sociali ed economiche.
Le minacce di Israele
L’accerchiamento israeliano delle aree meridionali della Siria rappresenta una minaccia diretta per la sicurezza giordana. Il controllo israeliano sulle sorgenti del fiume Yarmouk compromette gravemente le riserve idriche del Regno, già in crisi.
Lo scorso 6 gennaio il profilo ufficiale della diplomazia israeliana ha pubblicato in arabo su X la mappa della terra biblica di Israele, evidenziando i confini dei regni storici di Israele e Giuda nel 928 a.C., che comprendevano parte dell’odierna Giordania, Siria e Libano, nonché aree controllate dall’Autorità palestinese in Cisgiordania.

La cartina della Grande Israele pubblicata su X dalla diplomazia israeliana il 6 gennaio
Qatar, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Arabia Saudita hanno condannato la mappa che rivendica “diritti territoriali storici di Israele” sui territori in oggetto.

Il confine Israele-Giordania nel fiume Giordano (foto dell’autrice)
In attesa del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca
Il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti potrebbe facilitare i piani di annessione israeliana di vaste porzioni della Cisgiordania, creando una pressione demografica e sociale insostenibile per la Giordania, a favore di Israele durante il primo mandato, quando ha riconosciuto Gerusalemme come capitale e sovranità israeliana sulle Alture del Golan.

Truppe israeliane sulle Alture del Golan
Si prevede che la sua nuova Amministrazione faciliti ulteriormente l’annessione della Cisgiordania e sostenga l’espansione di insediamenti illegali nei territori palestinesi.
La nuova Amministrazione Trump potrebbe anche riesumare l’Accordo del Secolo, diminuendo il ruolo giordano nella custodia dei Luoghi Santi a Gerusalemme e marginalizzando il Regno nelle questioni strategiche regionali.
In aumento i gruppi estremisti
Le tensioni nella società giordana, già esacerbate da difficoltà economiche e alti tassi di disoccupazione, potrebbero sfociare in proteste contro il Governo, alimentate dall’opinione pubblica ostile verso Israele.
Potrebbero inoltre verificarsi minacce legate alla possibilità del ritorno di elementi armati giordani in Siria, poiché Jabhat Tahrir al-Sham includeva leader jihadisti giordani nelle sue fasi iniziali prima di dividersi e formare l’Organizzazione dei Guardiani della Religione.

Jabhat Tahrir al-Sham
Al Sham ha inoltre promosso figure giordane in posizioni di leadership nel nuovo Esercito.
Il Fronte d’Azione Islamico, affiliato ai Fratelli Musulmani, potrebbe capitalizzare il sentimento filo-palestinese, consolidando la propria legittimità politica e sfidando l’ordine costituito.
Il Fronte ha vinto 31 seggi su 138 nelle elezioni del settembre 2014, da solo non è sufficiente a destabilizzare il Regno nel breve termine, ma è indicativo della crescente accettabilità del movimento islamico nella piazza politica giordana.
Tutto ciò comporta il rischio di danneggiare la stabile situazione di pace giordano-israeliana prevista dal Trattato di Wadi Araba del 1994, poiché l’escalation del sentimento anti-israeliano, potrebbe comportare operazioni offensive transfrontaliere, che hanno visto una crescita negli ultimi anni.
Nel settembre 2024, un camionista giordano ha ucciso tre israeliani vicino al valico di frontiera tra la Giordania e la Cisgiordania.
Nel mese di ottobre, due giordani hanno attraversato il confine a Sud del Mar Morto e aperto il fuoco sui soldati israeliani, ferendone alcuni prima di essere uccisi.
A novembre, un uomo armato ha aperto il fuoco sulla Polizia vicino all’Ambasciata israeliana ad Amman, ferendo tre persone prima di essere ucciso.
Questi incidenti potrebbero aggravarsi se Israele avanzasse in Cisgiordania e l’Esercito israeliano potrebbe rispondere con un’escalation, creando così un nuovo ciclo di conflitto e violenza armata.
Il caos persistente nelle regioni meridionali della Siria, caratterizzato dalla rivalità tra fazioni armate e dall’assenza di un’autorità centrale forte, rappresenta una minaccia immediata per la Giordania .
Non solo i piccoli gruppi affiliati all’ISIS stanno riprendendo le loro operazioni nelle aree di confine, aumentando il rischio di attacchi transfrontalieri, ma il contrabbando di droga, armi e l’infiltrazione di elementi terroristici sono fenomeni in crescita, come dimostrato dai numerosi sequestri effettuati dalle forze giordane.
I flussi migratori incontrollati
La possibilità di una seconda guerra civile in Siria potrebbe portare a ulteriori ondate di rifugiati verso la Giordania, sovraccaricando le già fragili infrastrutture del Regno; non a caso altri Paesi arabi come Egitto e Libano hanno preso provvedimenti per impedire l’ingresso ai siriani, con comunicati ufficiali del Ministero della Aviazione .
Inoltre, l’ occupazione ulteriore in Cisgiordania è classificata dall’establishment militare giordano come un atto ostile.
Lo scenario immaginato potrebbe prevedere che Israele effettui uno spostamento forzato di palestinesi come primo passo dall’Area C all’Area B e poi all’Area A, con l’obiettivo di creare pressione demografica ed economica sulle infrastrutture nelle aree sotto il controllo dell’Autorità Palestinese,e spingendo così i palestinesi alla migrazione volontaria verso la Giordania.
La Giordania si trova in una posizione precaria, circondata da minacce di natura politica, economica e di sicurezza.
Il ritorno di Trump alla Casa Bianca, unito alla destabilizzazione della Siria e alle ambizioni espansionistiche di Israele, richiede un approccio strategico e bilanciato.
Amman è desiderosa di aprire canali di comunicazione con la gestione della nuova Damasco, discutendo questioni di sicurezza, esplorando opportunità di coordinamento e cooperazione, bilanciando attentamente gli interessi strategici con gli Stati Uniti e Israele e tenendo conto l’umore popolare interno.
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