Medio Oriente: le capitali arabe plaudono all’elezione di Donald Trump. Molte sono però le incertezze che circondano la sua capacità di mantenere promesse ed attuare strategie complesse

Di Chiara Cavalieri

RIYAD. Sfidando le previsioni più ottimistiche, Donald Trump, noto nella regione come “Abu Ivanka”, ha conquistato quello che definisce un “potente mandato” per formare la prossima amministrazione degli Stati Uniti.

Questa vittoria non avrà solo ripercussioni significative sulla politica interna, ma influenzerà anche le dinamiche globali e, in particolare, quelle del Medio Oriente.

Dopo la conferma della sua vittoria elettorale sono giunti messaggi di congratulazioni dalle capitali arabe, che si sentono incoraggiate dalle prospettive di una cooperazione strategica più profonda sotto una seconda presidenza Trump.

Il Re Salman e il Principe ereditario Mohammed bin Salman dell’Arabia Saudita non hanno tardato a inviare i loro messaggi di felicitazioni, sottolineando l’importanza delle “relazioni bilaterali storicamente strette” e la volontà di rafforzarle in tutti i campi.

Anche il Presidente degli Emirati Arabi Uniti, lo Sceicco Mohamed bin Zayed Al-Nahyan, ha espresso le sue congratulazioni tramite un messaggio su X (ex Twitter), affermando che gli Emirati sono pronti a continuare a lavorare con gli Stati Uniti per realizzare un futuro di opportunità e stabilità. Anche l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al-Thani, ha espresso il desiderio di rafforzare la partnership strategica tra le sue nazioni e gli Stati Uniti.

L’Egitto ha accolto con favore la vittoria di Trump, con il Presidente Abdel Fattah El-Sisi che ha espresso interesse a collaborare per mantenere la pace e la stabilità nella regione.

Donald Trump

Mentre i sondaggi nazionale predominanti davano la vice Presidente Kamala Harris in vantaggio per la successione al Presidente Joe Biden, i segnali hanno  indicato che gli elettori delle minoranze etniche, in particolare degli arabo-americani, si stavano distaccando dai Democratici.

Un sondaggio di Arab News-YouGov ha rivelato che il 45% degli intervistati avrebbe votato per Trump, rispetto al 43% per Harris.

Questo cambiamento è stato attribuito all’alienazione degli arabo-americani a causa delle politiche di Biden sulla questione israelo-palestinese.

Il premier israeliano, Netanyau ed il Presidente Trump

Il supporto di Trump tra gli arabo-americani e i musulmani è stato accentuato dalla sua promessa di porre fine alle violenze in Medio Oriente. Gli elettori di Dearborn, in Michigan, hanno manifestato un significativo sostegno per Trump, con il 42,5% dei voti, un chiaro segnale del cambiamento nell’elettorato islamico.

Oubai Shahbandar, ex ufficiale dell’Intelligence della Difesa, ha sottolineato che questo cambiamento si deve alla risposta del Presidente Trump al desiderio di pace e all’impegno verso le comunità musulmane americane.

Il risultato ottenuto è un rifiuto delle politiche di Biden e Harris, viste come fallimentari dalle comunità arabo-americane.

La vice Presidente degli Stati Uniti Kamala Harris

La nuova Presidenza di Trump, prevista per il 20 gennaio, giunge in un contesto di crisi globale, inclusa la crescente insicurezza che affligge il Medio Oriente e le tensioni nei conflitti in Ucraina, Gaza e Libano.

Firas Maksad, ricercatore senior del Middle East Institute, ha affermato che la vittoria di Trump potrebbe segnare l’inizio di un’era in cui i Repubblicani controllano tutti i rami del Governo, aprendo la strada a una decisiva svolta a destra.

Con Trump alla Casa Bianca, ci si attende un cambiamento radicale nella politica estera americana, contraddistinto da un mix di isolazionismo e una ricerca attiva di accordi commerciali.

Questo potrebbe comportare una rinnovata pressione su Iran e Hezbollah, con l’intensificazione delle sanzioni e delle operazioni militari, dopo le tensioni già esistenti.

Insegne Hezbollah

Sebbene Trump sia stato un sostenitore di Israele, il suo impegno verso una soluzione del conflitto israelo-palestinese non può essere trascurato.

Ha mediato gli Accordi di Abramo nel 2020, separando la normalizzazione dei legami arabo-israeliani dal riconoscimento dello Stato palestinese. La sua intenzione di rivalutare questa strategia potrebbe riaccendere speranze di stabilità nella regione, anche se le sfide rimangono immense, specialmente in un contesto di conflitto attivo.

Tuttavia, molte sono ancora le incertezze che circondano la sua capacità di mantenere promesse ed attuare strategie complesse, specialmente in un universo politico in evoluzione e frammentato.

La reazione dei leader arabi a questo nuovo capitolo di relazioni con gli Stati Uniti rimane da vedere, ma è chiaro che l’elezione di Trump segnerà una nuova era di interazioni centrata su interessi di sicurezza e commerciali, senza interferenze percepite nei loro affari interni

Il ritorno di Trump alla Casa Bianca non solo rimette in gioco la politica interna americana, ma ha potenziali ripercussioni globali, e in particolare per un Medio Oriente in cerca di stabilità e cooperazione strategica.

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