Di Valeria Fraquelli
Vienna. Oltre 31% dei voti per i Popolari austriaci guidati giovanissimo Sebastian Kurz ottenuti, domenica scorsa, in occasione delle elezioni politiche. Si tratta, senza dubbio, di un risultato storico, visto che il partito era calato drasticamente negli ultimi tempi.

Il nuovo capo del Governo austriaco Sebastian Kurz
Kurz, con i suoi 31 anni, è il primo millenial che tra pochi giorni sarà ufficialmente nominato alla guida del Governo di uno Stato europeo e già da questo dimostra, con chiarezza, quale sia stata la voglia degli austriaci di fare entrare aria nuova in politica.
Le idee di Kurz per molti versi sono molto vicine a quelle del partito xenofobo di estrema destra FPO guidato da un altro leader carismatico, Heinz-Christian Strache, e sembra quasi certo che i due capi partito possano accordarsi per governare insieme.
Il partito popolare di Kurz e l’estrema destra di Strache hanno molti punti in comune, tanto che a molti è sembrato che i programmi elettorali dei due partiti fossero sostanzialmente la stessa cosa: lotta all’immigrazione clandestina, più controlli alle frontiere, drastico controllo e conseguente diminuzione dei luoghi di ritrovo e di culto islamici, sicurezza, e privilegi per i cittadini austriaci rispetto agli stranieri.
A Bruxelles, nei palazzi delle autorità comunitarie, la vittoria schiacciante di Kurz ed il suo programma che inevitabilmente imprimerà una radicale svolta a destra dell’Austria è stata accolta con preoccupazione e salutata da congratulazioni a denti stretti. La paura più grande è che da oggi in poi l’Austria si avvicini alle posizioni dei Paesi del gruppo di Visegrad, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia che hanno deciso di non ospitare nessuno dei migranti che spetterebbero loro secondo le quote stabilite a livello europeo. Se anche l’Austria farà parte di quel gruppo di Paesi intransigenti che non sono disposti ad accogliere nessun migrante è molto probabile che anche altri Paesi membri seguano il suo esempio, rischiando di mettere a rischio lo schema europeo sulle migrazioni.
Come si sa il tema della sicurezza è molto sentito in tutti gli Stati europei, in modo particolare dopo gli attentati che hanno colpito alcune capitali ed i cittadini si sentono sempre più minacciati e temono per la loro incolumità. L’arrivo in massa di migliaia di immigrati non fa altro che acuire il sentimento di insicurezza e sta spingendo, molti, a votare i partiti di destra ed estrema destra che promettono serie limitazioni agli arrivi di stranieri.
Anche in Austria i cittadini non vedevano di buon occhio l’arrivo di immigrati di fede musulmana e non. L’anno scorso ne ha accolti circa 90 mila. I cittadini perciò hanno cominciato a chiedere controlli più severi e limitazioni agli ingressi. Lo slogan dei popolari di Kurz e della destra estrema di Stache che promette di pensare prima agli austriaci e poi agli stranieri ha fatto subito breccia nel cuore degli austriaci ed in tanti hanno deciso di spostare a destra il loro voto.
Ancora non si sa se ritorneranno i militari con i mezzi blindati a presidiare il confine del Brennero, ma si sa che il tema immigrazione e sicurezza sarà causa di scontri tra il nuovo Governo di Vienna e le autorità comunitarie; a Bruxelles, infatti, chiedono che l’Austria mantenga le frontiere aperte e che si impegni per la libera circolazione.
Se la sicurezza e la paura del terrorismo sono paure che ormai fanno parte della nostra quotidianità, Kurz con i suoi popolari ha saputo incanalare queste paure e trasformarle in quei voti che lo hanno portato alla Cancelleria. La paura di attacchi terroristici è altissima anche in Austria ed i cittadini hanno votato per colui che secondo loro può proteggerli al meglio.
Il partito social democratico del Cancelliere uscente Kern non è stato giudicato dai cittadini in grado di fare fronte alle nuove minacce del Terzo Millennio e per questo è stato relegato al ruolo di terzo incomodo tra i popolari e la destra estrema.
Anche l’Unione Europea è considerata inadeguata e lontana dalle reali esigenza dei cittadini, e se adesso a Bruxelles ci si lamenta dell’ondata populista è anche colpa di chi ha trasformato il progetto comunitario in un carrozzone burocratico. In una Europa lacerata al suo interno che nelle questioni più importanti non riesce mai a trovare una posizione univoca è normale che al gente comune si senta in qualche modo tradita e che voglia tornare alle vecchie frontiere.
Il voto austriaco dovrà essere l’occasione per rinnovare profondamente tutta l’architettura comunitaria, altrimenti saranno sempre le divisioni a vincere.
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