Di Pierpaolo Piras
Roma. Questa è la espressione più significativa, riportata dal New York Times (http://www.nytimes.com) dell’odierna politica americana nel guazzabuglio del conflitto siriano. Un poderoso incrociatore viene mosso da Cipro per recarsi verso le coste orientali del mediterraneo. Similmente un sofisticato cacciatorpeniere salpa dalla enorme “Naval Station” di Norfolk (Virginia) in contemporanea ad una task force completa di portaerei. La mossa sarebbe secondaria al bombardamento con incerto utilizzo di armi chimiche, di un gruppo jihadista resistente ad Assad in un periferico sobborgo di Damasco.
L’autorevole ISW (Institute for the study of war, http://www.understandingwar.org), solitamente più addentro alle informazioni di prima mano, tratta il conflitto con più equilibrio. Il bombardamento USA dell’aeroporto militare siriano dell’aprile 2017, successivo all’utilizzo di gas Sarin , doveva rendersi come deterrente ad ulteriori utilizzi di armi chimiche. In tutta evidenza si è verificata l’opposto, forse con l’ incoraggiamento di Russia ed Iran, apertamente alleate del premier siriano.
Il conflitto è in fieri e bisogna tenersi pronti a qualche sorpresa. Tutto verrà definito dai due decisori più importanti e potenti, USA e Russia, che ben se ne guarderanno dal farsi del male militarmente. Attualmente ognuno sta mostrando i propri muscoli. Un tempo e per secoli la Marina Militare inglese inviava una potente Squadra navale verso i litorali delle nazioni ostili ai propri interessi. Giunti a destinazione i vascelli inglesi stendevano al vento grandi bandiere di guerra dall’albero di Maestra.
Era, come la chiamavano, un “SHOW the FLAG”, capace di persuadere e, secondo le necessità e regole d’ingaggio, intimorire chiunque. E’ ragionevole che nelle acque siriane non si vada oltre.
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