Moda: la nascita del trench coat, il cappotto da trincea. Dall’uso in battaglia a quello in città

Di Paola Ducci*

LONDRA (nostro servizio particolare). Possiamo immaginare lo stupore del giovane Thomas Burberry quando si vide  recapitare nel suo negozio, appena aperto a Basingstoke, vicino  Londra, niente di meno che  dalla Royal Army la commessa per la produzione  di capi in gabardine destinati all’Esercito impegnato nella 2^ Guerra boera.

Un soldato con il trench

Immaginiamo lo stupore ma anche l’orgoglio. Burberry, mettendo  frutto le scoperte di Macintosh e Goodyear su come rendere impermeabili i tessuti – ma con esiti perfettibili- ne aveva messo a punto un prototipo particolare, caratterizzato  da  una tessitura molto fitta, composto  di fibre  miste  compatte e che, proprio grazie  a questa trama, risultava essere anche impermeabile: il gabardine, appunto.

Nel 1879,  Burberry brevetta questo tessuto che diverrà iconico e  che passerà alla storia, nella sua trasformazione in capo di abbigliamento, come trench coat, letteralmente, il cappotto da trincea.

Questo composto, inizialmente in cotone, filato a maglie molto strette così da non fare filtrare i liquidi, diviene in breve tempo uno degli elementi tipici e riconoscibili del trench, spesso associato al motivo a tartan, tipico della Scozia, che sarà negli anni una vera e propria icona dell’omonimo brand inglese.

Nella guerra di Crimea, nella seconda metà del XIX secolo, alcuni reparti della Fanteria della Regina indossarono un cappotto molto simile a quello che oggi è un autentico cult della moda mondiale, per proteggere i soldati con un tessuto impermeabile e resistente all’acqua.

Sulla paternità del capo, poi utilizzato dallo stesso Esercito anche nei conflitti successivi (soprattutto le due Guerre Mondiali) si cela ancora oggi una  sorta di contenzioso, con tante aziende che ne reclamano la creazione.

Infatti, già John Emary, nella sua fabbrica e poi in seguito nella sua sartoria in Regent Street, nel 1851 aveva sviluppato un impermeabile speciale che chiamò Aquascutum (dal latino aqua  – water & scutum = shield) che significa “scudo per l’acqua”.

Questi impermeabili impiegati dall’Esercito britannico, per proteggere i soldati dalle intemperie, si distinguevano per le marcate linee militari (erano lunghi sino alle caviglie, ornati da spalline) ma ebbero grande successo anche tra i gentlemen dell’epoca.

Il trench coat di Burberry, originariamente chiamato Tielocken, nel suo tessuto brevettato, è stato il più longevo e iconico.

Molti veterani di guerra boeri combatterono anche nelle trincee della I Guerra mondiale indossando questo capo, e il più famoso fu il Maresciallo Lord Kitchener.

Il trench indossato sui campi di battaglia della Grande Guerra

Questo cappotto impermeabile passa in secondo piano durante il secondo conflitto mondiale, soprattutto ad uso dei soldati impegnati nei combattimenti, proprio per  la differente caratteristica tattica di questa guerra, non più di trincea come fu invece la Grande Guerra.

Dietro al trench, elemento oggi di tendenza nella moda mondiale, si celano storie legate all’ambito militare e, in particolare, all’Esercito britannico.

Il capo, dapprima usato in maniera praticamente esclusiva nei conflitti armati, con il tempo verrà prima messo in commercio anche per i civili e in seguito, specie nel secondo dopoguerra, si trasformerà in un soprabito non solo riservato al mondo maschile, ma anche (e soprattutto) a quello femminile.

L’intensa  attività industriale durante il primo conflitto mondiale e la necessità di scoprire e  sperimentare nuovi materiali per  implementare e ristorare le necessità belliche ha portato a scoperte e invenzioni talmente innovative  che passeranno  successivamente dall’uso militare a quello civile  non solo durante il primo dopoguerra, ma fino a i giorni nostri.

Il trench ne è un esempio tangibile.

*Editor per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa

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