Nagorno-Karabakh, analisi di un conflitto congelato”

Di Domenico Letizia*

Baku. Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian, relativo alla Regione azerbaigiana del Nagorno-Karabakh, è un conflitto che dura da molti decenni.

Una mappa che spiega il lungo conflitto tra armeni ed azeri

Esploso prepotentemente con il dissolversi dell’URSS, lo scontro vede la regione del Nagorno-Karabakh e i 7 distretti azerbaigiani adiacenti occupati dalle Forze Armate dell’Armenia da ormai più di 25 anni. Per il diritto internazionale il Nagorno-Karabakh è parte dell’Azerbaigian.

Ma dopo migliaia di morti, oltre a centinaia di migliaia di profughi, la situazione di occupazione armena è ancora invariata. Nel maggio del 1994 l’Armenia e l’Azerbaigian, infatti, sospesero le ostilità e firmarono l’Accordo di Bishkek, ma ciò non portò al disarmo. Il cessate il fuoco è spesso violato. E i negoziati, ormai da anni, sono in un vicolo cieco.

Alla base delle rivendicazioni armene c’è il desiderio di realizzare il mito della Grande Armenia e per questo nel 1988 l’Armenia avviò le sue rivendicazioni territoriali nei confronti dei territori dell’Azerbaigian e nello stesso tempo tutti gli azerbaigiani in Armenia vennero deportati dalle loro terre.

L’occupazione riguarda circa il 20% dei territori riconosciuti internazionalmente dell’Azerbaigian ed ha portato ad una pulizia etnica contro gli azerbaigiani di questi territori e ad atti di barbarie, la cui massima espressione fu il massacro, da molti riconosciuto come genocidio, contro civili azerbaigiani nella città di Khojali nella notte del 25-26 febbraio 1992.

L’Armenia, per giustificare tale manovra politico-militare, ha creato nei territori occupati dell’Azerbaigian un regime illegale denominato “Repubblica del Nagorno Karabakh”, ma non riconosciuto da nessun Paese, inclusa l’Armenia stessa.

Ci sono quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, altre dell’Assemblea Generale dell’ONU, dell’OSCE, altre ancora dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e del Parlamento Europeo, che confermano l’integrità territoriale dell’Azerbaigian e richiedono all’Armenia di ritirare le sue truppe dai territori occupati.

Ogni volta, infatti, che si è creata un’opportunità per avvicinarsi ad una risoluzione del conflitto, le rivendicazioni territoriali armene e l’intervento dell’Esercito armeno hanno generato provocazioni sulla linea di contatto e confine.

L’Azerbaigian ha più volte portato all’attenzione internazionale che il motivo principale della tensione è la presenza irregolare delle Forze Armate dell’Armenia nei territori occupati dell’Azerbaigian. Per realizzare progressi nella risoluzione del conflitto e per assicurare una pace duratura nella regione, in primo luogo, l’Armenia deve ritirare le sue Forze Armate da tutti i territori occupati dell’Azerbaigian e lasciare che i profughi azerbaigiani tornino alle loro case.

Ciò rappresenta il primo passo per creare un ambiente positivo e una risoluzione pacifica del conflitto. La Repubblica dell’Azerbaigian ha più volte invitato la comunità internazionale a condannare l’Armenia per la sua violazione del diritto internazionale umanitario.

Inoltre, l’Armenia ha cercato dal principio di dare al conflitto una connotazione religiosa, al fine di conquistare la simpatia del mondo cristiano occidentale. Bisognerebbe, invece, riflettere sul fatto che l’Azerbaigian è un Paese laico, esempio di multiculturalismo e di pacifica convivenza tra credi differenti, inclusi cristiani ed ebrei. L’Azerbaigian ha, infatti, ottimi rapporti con il mondo cristiano; evidenza di ciò è la visita di Papa Francesco in Azerbaigian avutasi lo scorso autunno. Numerosa è anche la comunità ebraica residente in Azerbaigian, e con Israele, Baku ha rapporti privilegiati, basti citare la visita del primo ministro Benjamin Netanyahu in Azerbaigian nel dicembre dello scorso anno.

Anche l’inizio estate 2017 è stato caratterizzato da una ripresa delle ostilità. Alcuni colpi di mortai lanciati dall’Esercito dell’Armenia hanno ucciso una donna anziana ed una bambina di due anni nel villaggio di Alkhanli, situato nel distretto di Fizuli dell’Azerbaigian, nella parte meridionale del Karabakh. A rendere pubblico l’accaduto una dura nota del Ministero della Difesa della Repubblica dell’Azerbaigian che ha dichiarato: “Il 4 luglio alle ore 20,40 le Forze Armate dell’Armenia hanno colpito il villaggio di Alkhanli del distretto Fizuli usando mortai da 82 e 120 mm e lanciagranate pesanti. Come risultato di questa provocazione dell’Armenia, sono stati uccisi i residenti del villaggio Guliyeva Sakhiba Idris gizi (nata nel 1967) e Guliyeva Zakhra Elnur gizi (nata nel 2015). Guliyeva Servinaz Iltifat gizi (nata nel 1965), che ha subito ferite frammentate a causa delle bombe, è stata portata all’ospedale militare ed operata”.

Commentando quanto accaduto, Hikmat Hajiyev, portavoce del Ministero degli Affari Esteri dell’Azerbaigian, ha evidenziato come a seguito di queste provocazioni delle Forze Armate dell’Armenia, l’uccisione di una donna anziana e di sua nipote di 2 anni, la ferita di un’altra civile e il danneggiamento di oggetti civili, altro non sono che un atto di vandalismo e dimostrano ancora una volta la natura terroristica dello stato dell’Armenia. Unanime e trasversale anche la condanna da parte italiana a quanto accaduto.

Quello che è successo dimostra ancora una volta la necessità che la comunità internazionale, in particolare i co-presidenti del Gruppo di Minsk, spingano l’Armenia a ritirare le proprie truppe dai territori occupati dell’Azerbaigian, secondo le norme e i principi del diritto internazionale, le relative decisioni e risoluzioni delle organizzazioni internazionali, comprese quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e a modificare lo status quo dell’occupazione.

La Repubblica dell’Azerbaigian sollecita la Comunità internazionale a condannare l’Armenia per la palese violazione del diritto internazionale e insiste sull’attuazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 822 (1993), 853 (1993), 874 (1993) e 884 (1993).

*Analista geopolitico

PER APPROFONDIRE

Risoluzione Consiglio di Sicurezza ONU numero 822 del 1993

Risoluzione Consiglio Sicurezza ONU numero 853 del 1993

Risoluzione Consiglio di Sicurezza Nazioni Unite numero 874 del 1993

Risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu numero 884 del 1993

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