Nato: Washington riduce il fronte in Ucraina con il ritiro dall’aeroporto di Jasionka e l’Europa è lasciata a se stessa

Di Giuseppe Gagliano
RZESZOW (POLONIA). Nel cuore dell’Europa orientale, l’aeroporto di Jasionka, in Polonia vicino al confine ucraino, è stato per oltre due anni il crocevia occulto della guerra: il punto da cui passavano fino al 95% delle forniture militari occidentali dirette a Kiev. Oggi, gli Stati Uniti hanno deciso di sfilarsi. A comunicarlo è stato il generale Christopher Donahue, comandante dell’US Army Europe and Africa, parlando di un “ridimensionamento pianificato” per risparmiare decine di milioni di dollari.
Ma dietro la formula burocratica si cela molto di più: il progressivo disimpegno americano dalla prima linea del conflitto russo-ucraino. Una scelta che pesa come un macigno sulla fiducia degli alleati europei, sempre più lasciati soli a gestire un fronte che minaccia l’architettura stessa della sicurezza continentale.

L’aeroporto Jasionka, in Polonia vicino al confine ucraino (foto Mikal Konarzewski)

Il passaggio di consegne è già in corso. Forze tedesche, norvegesi, britanniche e polacche si assumono ora la responsabilità della logistica e della sicurezza dell’hub. La Germania ha addirittura dispiegato batterie di difesa aerea Patriot per proteggere il sito. Ma il segnale politico resta: Washington arretra, lascia il presidio logistico più critico della guerra nelle mani degli alleati, e lo fa mentre il ritorno di Trump alla Casa Bianca alimenta dubbi e paure sull’affidabilità dell’ombrello atlantico.

La retorica ufficiale minimizza. “Riposizionamento”, “ottimizzazione delle risorse”, “cooperazione efficiente”. Parole che cercano di nascondere un dato incontrovertibile: gli Stati Uniti si ritraggono da un punto nevralgico mentre Kiev arranca sul campo, e Mosca si riorganizza con l’aiuto di Iran, Corea del Nord e Cina.

Non a caso, il ritiro da Jasionka si inserisce in un contesto più ampio, segnato dalla creazione, lo scorso anno, del nuovo comando NATO Security Assistance and Training for Ukraine (NSATU). Una struttura pensata per “europeizzare” la gestione della guerra, riducendo il peso diretto americano. Ma è un’europeizzazione imposta, non scelta. E il prezzo lo pagano proprio i Paesi che più hanno creduto nella solidarietà atlantica: come la Polonia, che oggi investe il 4,7% del proprio PIL nella difesa e si vede costretta a sobbarcarsi un ruolo sempre più centrale – e solitario.
La presenza USA in Polonia non scompare. Circa 10.000 soldati restano distribuiti in basi permanenti. Ma il ritiro da Jasionka è un segnale forte, che ha già provocato reazioni nervose a Bruxelles e Varsavia. Perché se il cuore logistico dell’assistenza militare a Kiev cambia padrone, cambia anche la mappa del potere nel cuore dell’Europa.
Dietro l’apparente continuità, si delinea una nuova strategia americana: meno presenza operativa, più pressione politica. L’Ucraina resta formalmente sostenuta, ma il messaggio implicito è chiaro: preparatevi a cavarvela da soli.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore