Niger, è meglio una missione di Polizia internazionale per contrastare il traffico di esseri umani

Di Marco Pugliese

Ouagadougou. Per capire il Niger bisogna partite dal Burkina Faso, precisamente da Ouagadougou. Questa città, di recente ha subito un attentato. Sono stati moltissimi i morti nella sede del Comando generale dell’Esercito. Il tutto, proprio dinanzi all’ambasciata francese.

L’attentato in Burkina Faso

E’ stato un attacco terrorista rivendicato come azione contro la creazione del G5 del Sahel (Niger, Ciad, Mali, Mauritania ed appunto Burkina Faso). Il Presidente francese Emmanuel Macron ha fortemente lavorato allo sviluppo del G5 in funzione anti islamista.

In loco sono attive cellule dello Stato Islamico e di Al Qaeda. Un attacco che deve far preoccupare anche l’Italia, la quale probabilmente a giugno, metterà lo scarpone sul suolo nigerino, con un contingente che sarà fino a 470 militari, automezzi ed aerei. Il costo stimato sarà di circa 50 milioni di euro per l’anno in corso.

A far lievitare i costi è sicuramente la parte logistica e di manutenzione dei mezzi. In un secondo momento dovrebbero aggiungersi anche gli elicotteri Mangusta d’appoggio alla missione. Probabilmente la nostra Aeronautica Militare dovrà garantire un ponte aereo quasi continuo con l’Italia.

In quest’area è la Francia a farla da padrona, con 4.000 uomini, due missioni e perfino una moneta coloniale. Il Niger, inoltre, nonostante i sopralluoghi italiani atti alle valutazioni di rischio avallati senza problemi, ora pare aver qualche mal di pancia nei confronti dei nostri militari in arrivo.

 

Soldati francesi in Niger

Non è un presagio che lascia tranquilli, vista la turbolenza della zona. L’ Italia sbarca in Niger “per sconfiggere i trafficanti d’esseri umani ed il terrorismo”. Secondo vari analisti che abbiamo contattato questa operazione particolare e chirurgica dovrà essere pianificata con il massimo riserbo e soprattutto garantendo una fase logistica di prim’ordine.

Nonostante le perplessità nigerine, Parigi insiste nel coinvolgere l’Italia e specifica anche il non tanto celato scopo primario: difendere le miniere d’uranio (fondamentali per le centrali francesi). Fino ad oggi i francesi non si sono esposti nella lotta ai trafficanti di uomini, armi e droga onde evitare che l’interruzione di questi traffici poco leciti destabilizzi il fragile tessuto sociale nigerino che, di fatto, ha in questi loschi affari una delle poche fonti di reddito.

La palla passa ai soldati italiani che dovranno occuparsi di quest’aspetto delicatissimo (ufficialmente come istruttori) con una certa delicatezza. Rimane un dubbio amletico: ma l’Italia cosa ci guadagna da tutto questo? A conti fatti poco o nulla, visto che saranno altre le rotte che queste carovane umane percorreranno per raggiungere il Mediterraneo.

Passeranno meno dalla Libia se i confini saranno presidiati e lle vie più battute saranno quelle algerine e tunisine.

La missione italiana, secondo gli analisti interpellati, rischia d’esser incompleta e pericolosa. Da più parti si pensa che sia inutile rischiare uomini e mezzi per semplici addestramenti ma sarebbe il caso d’organizzare una vera e propria missione di Polizia internazionale. Obiettivo? Arrestare i trafficanti, bonificare le zone ove operano queste bande. Tradotto significa andare a scontrarsi direttamente con gruppi affiliati allo Stato Islamico ed Al Qaeda, con tutti i rischi del caso.

Migranti in Niger

La via di mezzo pare essere la soluzione peggiore. Il nuovo Governo italiano dovrà decidere se annullare la missione, magari puntando sulla Libia e sganciandosi dall’Afghanistan, o mettervi entrambi gli scarponi, con tanto di mezzi pesanti, truppe speciali e copertura aerea non solo d’appoggio ma anche d’attacco.

In caso contrario sarebbe il caso, secondo l’analisi più comune, di starne fuori, visto che l’unico interesse primario italiano in loco è rappresentato dal blocco del traffico di esseri umani.

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