Di Benedetta La Corte
ROMA (nostro servizio). Ieri, nella Camera dei Deputati, sono stati presentati i dati dell’Osservatorio sulla Cybersicurezza.
Un confronto fra gli attori del settore pubblico e quello privato che hanno discusso insieme sul concetto di “resilienza digitale”, cuore della Direttiva europea NIS2, e valore che dovrebbe permeare tutte le attività aziendali.

La NIS2 è stata recepita in Italia con il Decreto Legislativo 138/2024 ed impone alle organizzazioni di adottare specifiche misure di sicurezza per gestire i rischi in modo sistematico e promuovere una cultura della sicurezza informatica a tutti i livelli.
L’iniziativa è stata promossa dall’Associazione Nazionale Giovani Innovatori (ANGI) in collaborazione con Tinexta Cyber, con l’Alto patrocinio degli Uffici del Parlamento Europeo in Italia e di Assintel Confcommercio.
Secondo l’analisi condotta da Tinexta Cyber sulle aziende italiane, solo il il 61% delle imprese hanno intrapreso un cammino strutturato verso la NIS2, mentre il restante 39% non si è ancora adeguato a questa normativa. Le lacune riguardano soprattutto importanti settori come la gestione del rischio e la formazione del personale.
“Questa analisi rappresenta un punto di partenza essenziale per comprendere lo stato di preparazione delle imprese italiane di fronte alle sfide della direttiva Nis2 – ha spiegato il direttore generale di Tinexta Cyber, Andrea Monti -. L’incontro di oggi un’opportunità unica per un confronto diretto tra aziende, istituzioni e politica, fondamentale per orientare le azioni future in tema di cybersecurity”.
“Un passo cruciale per creare un ecosistema in grado di proteggere i dati e garantire la continuità operativa del sistema-paese. Solo un approccio condiviso potrà rafforzare la nostra sovranità digitale e garantire una reale resilienza” ha concluso Monti.
Un’azienda che investe in sicurezza non solo riduce i rischi, ma si prepara a cogliere le sfide del futuro con maggiore capacità di adattamento.
La compliance, in questo contesto, non è solo una questione di sanzioni o di adempimenti burocratici, ma una leva strategica per il rafforzamento della competitività del nostro sistema – Paese.
Tra le autorità intervenute nel corso dell’incontro Alessandro Giglio Vigna, presidente della commissione Affari Europei alla Camera dei Deputati, Marco Pellegrini, deputato della Commissione difesa e membro del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (COPASIR), Francesco Tufarelli, direttore generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, Giovanni Ponti, responsabile ICT & Cybersicurezza Agenzia ENEA, Danilo Cattaneo, Ceo di Infocert e il Generale Domenico Rossi, già sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito e sottosegretario di Stato al Ministero della Difesa.

A coordinare i lavori dell’Osservatorio Gabriele Ferrieri, presidente ANGI (Associazione impegnata nella resilienza digitale del nostro Paese) che ha spiegato come “l’innovazione passa per la cybersicurezza, elemento fondante per lo sviluppo delle infrastrutture digitali sicure, delle aziende e della pubblica amministrazione”.
Non si tratta semplicemente di adeguarsi a un insieme di regole, ma di intraprendere un percorso di consapevolezza e investimenti nel settore della sicurezza, come ha affermato Marco Pellegrini “dovremmo fare il massimo per aumentare sia la sensibilità sul tema e sia predisporre tutti gli accorgimenti e le previsioni normative al fine di consentire una difesa più alta possibile verso i potenziali attacchi cyber.”
Nella cybersicurezza, nel contrasto dei cyber crime e non solo, il ruolo della Difesa è di estrema importanza, proprio per questo potrebbe risultare feconda una collaborazione fra il mondo militare e quello delle aziende private.
Uno scambio di know how in cui l’applicazione al privato del modello di formazione militare prepara un personale abituato a gestire le situazioni di crisi, e allo stesso tempo il mondo militare apprende la flessibilità e l’approccio all’innovazione tipico delle aziende private.
La crescente complessità delle minacce e l’evoluzione continua dei modelli di business impongono una visione integrata della sicurezza che deve partire dal top management, coinvolgendo tutte le funzioni aziendali, dalla governance alla gestione operativa.
Anche per questa ragione occorre creare sinergie con altri paesi quando si parla di uno degli asset strategici del nostro paese, ovvero la cybersecurity.
Come ha spiegato Alessandro Giglio Vigna, – dopo aver ringraziato ANGI per l’iniziativa – “occorre fare rete con gli altri paesi del mondo occidentale in modo da costruire un muro difensivo digitale sempre più forte e più importante per proteggerci da Cyber attacchi e per sconfiggere fenomeni che potrebbero verificarsi di cyber terrorismo”.
“E’ giusto – ha aggiunto – che il nostro Paese faccia squadra non solo con l’unione europea e con i paese membri ma anche con la Gran Bretagna, con i paesi del vicinato, con il mondo Transatlantico come Canada e Stati Uniti, con il Giappone, con Israele, con Taiwan e con tutti quegli Stati che rientrano all’interno della grande famiglia delle Democrazie, con il cosiddetto mondo libero, ovvero l’occidente”.
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