Di Valeria Fraquelli
Parigi. Dal Centro di osservazione sulla pirateria marittima con sede a Brest, dal 2016 sorveglia il Golfo di Guinea, di Aden, l’Oceano Indiano ed altri mari.
Quest’anno si sono verificati 114 attacchi nel Golfo di Guinea.
Il rapporto annuale del MICA Center ha realizzato unaa mappa degli eventi.
Da inizio di quest’anno, i ricercatori hanno suddiviso in 21 approdi (nave pirata), 30 attacchi veri e propri, 18 approcci e 45 voli.
L’obiettivo dei pirati rimane lo stesso: rapine e cattura di marittimi che saranno poi scambiati in cambio di un riscatto.
Si è fermi, sostanzialmente, sulle stesse cifre del 2019: 111 eventi (26 di pirateria e 25 attacchi).
Ciò conferma un alto livello di rischio, ma anche un certo arresto alla progressione.
I pirati, che concentravano la loro azione sul fondo del Golfo fino al 2019, sono ormai più audaci con «alcuni raid confermati su oltre 400 miglia nautiche e approdi a più di 100 miglia nautiche dalle coste, come evidenzia il rapporto.
E la zona di azione si estende ormai dal Ghana alla Guinea equatoriale.
Lo stesso vale per gli atti di rapina praticati su navi ormeggiate.
Il rischio si estende ormai dalla Guinea Conakry fino all’Angola. Gran parte della costa dell’Africa occidentale è ormai interessata.
Il numero dei rapimenti nel Golfo di Guinea, la cui progressione era sensibile dal 2017, resta preoccupante, sempre secondo quanto sottolineato dai ricercatori del MICA Center.
In totale, 142 persone sono state prese in ostaggio nel 2020.
Una cifra molto simile a quella del 2019 (146).
La presai di ostaggi è avvenuta, parlo più, in primavera e fine anno.
I primi tre mesi del 2020 sono stati relativamente tranquilli, ma la primavera è stata agitata per il rapimento di 65 ostaggi (periodo aprile e luglio). Con una recrudescenza a novembre.
La media del numero di ostaggi per ogni atto di pirateria è di 5,6 con un massimo di 14, constatato nel mese di novembre.
I rapimenti rappresentano il 23% di tutti gli eventi.
Gli ostaggi non rimangono a lungo nelle mani dei loro sequestratori. L’obiettivo, per loro, è quello di ottenere un riscatto il più rapidamente possibile.
La durata media della detenzione è di 30 giorni (escluso un caso record di 149 giorni).
Per l’Ammiraglio Pierre Vandier, già capo di Stato maggiore della Marina francese, nonostante gli sforzi della Nigeria e dei Paesi rivieraschi, il Golfo di Guinea rimane “la zona più pericolosa del mondo e gli atti di pirateria si estendono ormai dal largo del Ghana fino al largo della Guinea equatoriale”.
E i due recenti attacchi avvenuti a gennaio, uno dei quali si è concluso con un abbordaggio particolarmente violento, sulla Motonave Mozart, lo dimostra.
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