Torino. La Polizia di Stato di Torino ha eseguito, oggi, i provvedimenti restrittivi emessi nei confronti di 37 persone gravemente indiziate del delitto di devastazione e di saccheggio commesso nel capoluogo piemontese la sera del 26 ottobre 2020.
I destinatari dei provvedimenti restrittivi eseguiti nella giornata odierna risultano prevalentemente immigrati (maggiorenni e minorenni) di seconda generazione.
Molti di loro annoverano numerosi precedenti di Polizia per svariate tipologie di reato e risiedono principalmente nelle zone periferiche della città.
Per l’esecuzione delle misure restrittive sono stati impiegati oltre 200 operatori della Questura di Torino, avvalendosi della collaborazione anche di personale delle Squadre Mobili del Piemonte e della Valle d´Aosta, nonché degli equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine “Piemonte” e “Liguria”, qui appositamente aggregati dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato.
La complessa attività d’indagine, svolta dai poliziotti della Squadra Mobile, era iniziata dopo i fatti verificatisi quella sera, a margine di una manifestazione indetta per protestare contro le restrizioni governative adottate per fronteggiare la pandemia da Covid 19.
Alla protesta parteciparono cittadini, commercianti, ultras ed aderenti dei Centri sociali antagonisti.
Un grosso gruppo di facinorosi, ingaggiando violenti scontri contro le Forze dell’Ordine, aveva dato luogo ad episodi di vera e propria “guerriglia urbana”, danneggiando e saccheggiando negozi della moda di lusso, arredi urbani e mezzi delle Forze di Polizia impiegate nel servizio di ordine pubblico, con un rilevante danno economico.
Negli scontri rimasero feriti 10 operatori di Polizia.
Le indagini riguardanti le condotte delittuose di tipo predatorio, condotta dalla Squadra Mobile di Torino con la collaborazione del locale Compartimento della Polizia Postale e del locale Gabinetto di Polizia Scientifica, sono state sviluppate grazie alla disamina del materiale video e fotografico acquisito (sia quello prodotto dai sistemi di videosorveglianza pubblici, che di quelli privati) ed alla successiva analisi delle specifiche condotte degli autori dei reati, evidenziate nei numerosi contributi filmati.
Il materiale raccolto ha consentito alle Autorità Giudiziarie della Procura della Repubblica e della Procura per i Minorenni procedenti di apprezzare l’oggettiva gravità delle condotte, dimostrando che i facinorosi si erano resi responsabili non di semplici condotte predatorie integranti il reato di furto, bensì del ben più grave delitto di devastazione e saccheggio.
Come contestato nei provvedimenti restrittivi, infatti, l’impossessamento indiscriminato da parte di una moltitudine di persone di un’ingente quantità di beni ai danni di svariati negozi, con un’azione sorretta da spirito di assoluta prepotenza e noncuranza per l’ordine costituito, rientra – come ha evidenziato la Procura della Repubblica torinese, nella fattispecie più grave disciplinata dall’art. 419 del Codice Penale aggravata, nel caso in esame, dalla circostanza di aver commesso il fatto nel corso di manifestazioni in luogo pubblico.
Le modalità delle condotte poste in essere da tutti gli indagati sono stati evidenziati dalla visione dei filmati.
Ed è stato dimostrato che gli stessi, forti del proprio numero e della propria violenza, si fossero appropriati di ogni capo d’abbigliamento ed accessori di lusso a portata di mano e senza differenza alcuna.
Hanno agito, così come emerso dall’inchiesta, con assoluto disprezzo per l’ordine costituito e, anzi, con la chiara volontà di creare disordine, di condizionare l’operato delle Forze dell’Ordine e di instaurare un clima di confusione e di terrore nella cittadinanza, già fortemente provata dall’emergenza pandemica.
Il complesso lavoro degli investigatori della Squadra Mobile ha provato, grazie anche al prezioso contributo fornito dalla locale DIGOS, che le condotte predatorie erano state perpetrate previa preparazione e concertazione tra i soggetti coinvolti, che si erano trovati quella sera, alla medesima ora e nel medesimo luogo, successivamente ad un “passaparola” sui social, già organizzati (travisati parzialmente o completamente) per approfittare della situazione generata dai violenti scontri contro le Forze dell’Ordine impiegate nel servizio di ordine pubblico.
Peraltro, nella giornata immediatamente successiva ai fatti, gli investigatori hanno evidenziato la presenza di una pagina del social network Instagram, che la Polizia Postale successivamente ha “congelato”.
La pagina era stata creata per promuovere, condividere e per enfatizzare le loro iniziative criminal esaltando la comune provenienza dei malviventi dalla zona di Barriera Milano.
Da qui ha preso il nome l’indagine che ha portato agli odierni provvedimenti restrittivi.
La stessa pagina Instagram è stata altresì utilizzata per pianificare ed istigare nuove azioni criminali che sarebbero invece state scongiurate dai successivi imponenti servizi di ordine pubblico, istituiti in occasioni di successive analoghe manifestazioni di piazza.
La meticolosa disamina di tutti i filmati acquisiti e lo sviluppo dei dati di traffico telefonico delle utenze di ogni soggetto coinvolto, unitamente agli accertamenti effettuati sui vari profili social dal personale della Polizia Postale, hanno permesso agli investigatori di raccogliere un grave quadro indiziario.
Sono state infatti isolate immagini dalle quali emergono inequivocabilmente le condotte delittuose di ciascuno dei soggetti coinvolti, evidenziando ogni caratteristica e dettaglio utile ai fini identificativi.
Tali elementi, in particolare l’abbigliamento e le calzature indossate dai soggetti autori delle condotte delittuose, sia durante le azioni predatorie che nel tragitto percorso prima e dopo i fatti, sono stati successivamente confrontati con le immagini e le cosiddette “storie” reperite sui social network, che hanno spesso restituito i personaggi oggetto d’indagine abbigliati con i medesimi indumenti indossati la sera del 26 ottobre nonché video amatoriali riconducibili ai gravi fatti di reato.
In relazione a ciascun soggetto così individuato ed identificato con certezza, gli investigatori hanno provveduto ad enucleare le specifiche condotte delittuose, raccogliendo un quadro indiziario di gravità tale da indurre all’emissione di provvedimenti di natura restrittiva.
Per ogni singolo indagato è stata altresì documentata la spiccata pericolosità sociale.
Ciascuno degli indagati ha manifestato un comportamento di violenta aggressione e palese sfida nei confronti delle Forze dell’Ordine, forte della potenza derivante dall’appartenenza al “branco” e mosso unicamente dalla volontà di approfittare, incurante delle regole del vivere civile, per fare incetta di beni di valore.
L’evidente pericolosità del gruppo, hanno ancora evidenziato gli investigatori, si palesava nel momento in cui alcuni di essi, con la violenza, cercavano persino di garantire l’impunità a due soggetti arrestati dal personale del locale Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, in flagranza del furto in danno di un negozio di lusso di Via Roma.
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