Rapporti USA-Cina: L’Europa deve trovare un nuovo equilibrio, altrimenti rischia di perdere i mercati del futuro

Di Pierpaolo Piras 

Bruxelles. Fenomeni importanti come la crisi dell’Euro, la Brexit, e l’ascesa delle forze nazionalistiche, hanno minato l’opinione e la fiducia dei governanti cinesi nei confronti dell’Europa, intesa come uno dei poli del potere mondiale.

L’Europa deve essere protagonista nelle relazioni tar USA e Cina

Negli ultimi 20 anni, così come verso gli Stati Uniti, Pechino ha posto una triplice sfida, finora vincente, anche al Vecchio Continente: economica, tecnologica e ideologica.

È mutato il ruolo storico dell’Europa ?

Sembra proprio di sì, perché nello stesso tempo, si assiste ad una inversione dei ruoli storici che l’Europa e la Cina hanno giocato nel XIX secolo.

Non a caso la Cina considera questo periodo come “l’era dell’umiliazione”: quando il suo impero venne formalmente mantenuto, ma le potenze coloniali europee imposero le loro condizioni commerciali, mantenendo il Paese politicamente sottomesso.

Oggi i tavoli sono radicalmente cambiati: secondo alcuni analisti siamo entrati in un’era di umiliazione europea che ha a che fare con il modo in cui la rivalità tra Cina e Stati Uniti viene giocata sul suolo europeo.

Il “campo di battaglia” è ora rappresentato dal disegno cinese di dispiegamento di reti di telecomunicazioni 5G sul suolo europeo.

Il “campo di battaglia” oggi è la questione del 5G

Gli Stati Uniti stanno premendo i loro alleati – specie l’Italia che sembrava accondiscendente a questo progetto – per escludere le società cinesi al fine di evitare le intercettazioni di informazioni legate alla sicurezza, ma anche per impedire la capacità invasiva e dirompente che Pechino avrebbe dal possesso di una infrastruttura così critica e vitale per lo sviluppo di nuove applicazioni Internet all’avanguardia, che già si affacciano nel mercato mondiale.

Quale è la reazione dell’Europa ?

Essa varia da Paese a Paese con la prudenza come tratto in comune e nessuna decisione definitiva.

Non è ancora chiaro quale sia l’impatto sulla salute secondaria all’esposizione a forti campi elettromagnetici generati dalle apparecchiature del 5G.

Su questo è perennemente acceso il dibattito con le forti istanze ecologiste e salutiste presenti nel Parlamento di ogni singola nazione europea.

Il confronto con la Cina non è dilazionabile: l’alternativa per l’Europa sarebbe la perdita di un ruolo da protagonista in questa corsa ai mercati del futuro.

Questa condizione di debolezza strutturale ha fatto sì che nel caso del 5G  le società cinesi, Huawei e ZTE (Zhongxing Semiconductor Co. Ltd.) non stiano lottando per acquisire contratti commerciali con società americane (per divieti vari di ordine politico), ma con aziende europee come Ericsson e Nokia.

La Huawei in campo per il 5G

Quale sarà il futuro transatlantico ?

Tutto dipenderà dai principi fondamentali della politica estera verso la Cina e nella vasta area oceanica del Pacifico settentrionale.

Le conseguenze sono già ora avvertite in Europa, almeno in due aree distinte.

La prima: lo stretto legame esistente tra le tecnologie ad altissimo flusso di dati e la sicurezza  politico-militare ha portato gli Stati Uniti (iniziando durante l’ultima mandato presidenziale di Donald Trump) a ridurre la sua interdipendenza con l’economia cinese in tutti quei settori che possono creare vulnerabilità della difesa americana.

La Cina, da parte sua, intende compiere gli stessi passi per evitare che il suo progresso tecnologico venga rallentato dalle sanzioni e limiti imposte da Washington.

In questo mondo così “dualizzato” sarà cruciale per l’Unione Europea trovare tutti i mezzi necessari ad evitare di cadere in questo scenario così biforcato, che la vedrebbe sicuramente in una posizione subalterna.

In secondo luogo, bisogna constatare che il centro geopolitico del mondo, che stava ancora attraversando l’Europa durante la Guerra Fredda, si è, oggi, definitivamente spostato in Asia e nel Pacifico.

Gli Stati Uniti, in misura nettamente osservabile durante la passata presidenza, sono sempre più concentrati sulla rivalità con la Cina e si stanno gradualmente disconnettendo dall’Europa.

Questo fattore è stato esposto anche a Bruxelles sia da Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica Francese che dal Cancelliere tedesco, Angela Merkel, i quali hanno sottolineato questa inevitabile evoluzione nella politica estera nel dibattito sul futuro delle relazioni transatlantiche.

Emmanuel Macron e Angela Merkel

La sfide del futuro

L’autonomia strategica è il concetto su cui ruota il dibattito europeo attorno a queste due sfide, tecnologica e militare.

Ma se l’Europa continua a dipendere dagli Stati Uniti per la sua sicurezza, gli europei dovranno rifocalizzare le relazioni transatlantiche con nuovi parametri.

E qui abbiamo già sollevato il secondo grande dilemma strategico per l’Europa: come possono i Paesi europei continuare a dipendere dagli Stati Uniti per la loro protezione mentre Washington guarda alla Cina e ignora l’Europa?

La Cina, invece, proietta simultaneamente il suo potere su entrambe le regioni.

L’autonomia strategica alla quale mira l’Europa ruota a queste due sfide, ben consapevole che questo obiettivo non è conseguibile in tempi brevi, vista la diversità di vedute, ad esempio, tra Parigi come a Berlino o Varsavia.

Nel frattempo, ci sono questioni e iniziative già in corso con gli stati Uniti che nessuno vuole interrompere.

È un tema in fase di dibattimento a Bruxelles, dove la Cina è riconosciuta sia come “partner di collaborazione” che come “concorrente sistemico”, specie nel comparto commerciale legato alla politica industriale nel 5G.

La seconda posizione strategica della Commissione Europea non vede e non vuole considerare una competizione con il “Regno di Mezzo” (antico nome della Cina) sul piano militare.

La natura di questa rivalità risiede in altri settori della sicurezza, come ad esempio la relazione tra la tecnologia ed i valori ideologici.

L’esempio odierno più chiaro è dato dalla cybersicurezza  delle reti di telecomunicazione ad alto e altissimo flusso di dati, che tuttavia pone Bruxelles più legata ai suoi alleati transatlantici ma anche al teatro geostrategico dell’Indo-Pacifico, come Giappone, Australia, Corea del Sud e India.

In quest’ultimo teatro d’interessi, quanto vasto e intercontinentale, in alternativa al 5G cinese, è del tutto ipotizzabile il progetto e la realizzazione completa di un modello di Internet aperto e gratuito che può essere offerto con successo in Africa, Asia e America latina, che includa sia la modernizzazione degli apparati di connessione digitale che le applicazioni più riservate ed importanti come quelle legate alla intelligenza artificiale, alle applicazioni fintech più avanzate e alla gestione dell’iperflusso dei dati.

La necessità attuale è , in conclusione, il ripristino di una maggiore fiducia tra le due sponde dell’Atlantico.

Anche perché costruire un nuovo equilibrio di potere con la Cina è un gioco di misura più lungo.

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