Relazioni USA-Russia: Il compromesso strategico tra i due Paesi. Nasce una tregua limitata con implicazioni globali

Di Giuseppe Gagliano

WASHINGTON D.C. L’accordo telefonico tra Vladimir Putin e Donald Trump, che prevede una sospensione di un mese degli attacchi russi contro le infrastrutture energetiche in Ucraina, rappresenta un evento di rilievo tanto per la dinamica del conflitto quanto per gli equilibri geopolitici globali.

Tuttavia, più che un segnale di distensione definitiva, questo sviluppo appare come un passo tattico, utile a entrambe le parti per guadagnare tempo, testare nuove linee di negoziato e, potenzialmente, riorientare le proprie strategie future.

Putin e Trump di nuovo amici

 

Il significato della tregua: Mosca guadagna tempo, Trump costruisce la sua immagine

L’accettazione russa di questa proposta americana non può essere interpretata come un cambio di postura radicale da parte del Cremlino. Al contrario, si tratta di una mossa perfettamente funzionale agli obiettivi strategici di Putin:

Consolidamento delle posizioni militari: Con la Primavera alle porte e il rischio di una nuova controffensiva ucraina supportata dall’Occidente, una sospensione selettiva delle ostilità permette a Mosca di preservare risorse, migliorare le difese e riorganizzare le proprie operazioni sul campo.

Dimostrazione di buona fede diplomatica

Putin può usare questa tregua come strumento di propaganda per mostrare una presunta volontà negoziale, cercando di incrinare l’unità occidentale e aumentare la pressione su Kiev affinché consideri opzioni diplomatiche meno favorevoli per la sua causa.

Indebolimento della resilienza ucraina

La tregua sugli attacchi alle infrastrutture energetiche offre sollievo a Kiev, ma potrebbe anche servire a Mosca per testare l’impatto psicologico di un potenziale accordo parziale, lasciando intendere che il conflitto potrebbe essere chiuso a determinate condizioni.

Dal lato americano, la posizione di Trump appare ancora più calcolata:

Trump vuole accreditarsi come l’unico leader capace di trattare direttamente con Putin e porre fine alla guerra. Il messaggio è chiaro: “Biden ha fallito, io posso ottenere risultati.”

Inoltre, il Presidente USA  ha più volte espresso scetticismo sull’assistenza militare americana all’Ucraina. Questa tregua, per quanto limitata, potrebbe essere il primo passo verso una strategia più ampia per ridurre il supporto a Kiev, costringendola a negoziare da una posizione più debole.

E, sebbene una parte dell’apparato politico americano, soprattutto i repubblicani più conservatori, sostenga una riduzione del supporto all’Ucraina, un ritiro troppo rapido potrebbe generare contraccolpi interni. Una tregua temporanea permette a Trump di guadagnare tempo senza alienarsi del tutto l’apparato militare-industriale.

La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen

 

Il ruolo dell’Europa: spettatore o protagonista?

L’Unione Europea si trova in una posizione complessa e potenzialmente marginalizzata.

Le dichiarazioni di Ursula von der Leyen e di altri leader europei evidenziano una chiara preoccupazione per il rischio che un accordo USA-Russia possa ridimensionare il ruolo dell’Europa nei negoziati di pace.

L’Europa rischia di essere esclusa dai negoziati

Il fatto che la telefonata sia avvenuta senza il coinvolgimento diretto dell’UE rafforza l’idea che gli equilibri globali stiano scivolando verso una negoziazione bilaterale tra Washington e Mosca. Questo potrebbe avere conseguenze significative:

Se gli Stati Uniti decidessero di negoziare direttamente con la Russia senza coinvolgere Bruxelles, l’UE si troverebbe costretta a seguire una linea diplomatica decisa altrove, perdendo autonomia nelle scelte strategiche.

Alcuni Paesi europei, come Francia e Germania, potrebbero essere più inclini a una soluzione negoziata, mentre altri, come Polonia e Stati baltici, vedrebbero qualsiasi compromesso come una minaccia alla sicurezza dell’Europa orientale.

Inoltre, se Washington riducesse il proprio impegno militare, l’UE dovrebbe decidere se colmare il vuoto o accettare un ridimensionamento del supporto a Kiev. Considerando le difficoltà economiche e politiche di molti stati membri, questa scelta potrebbe rivelarsi estremamente difficile.

Il Presidente ucraino Zelensky

 

Zelensky chiede un coinvolgimento europeo

Non è un caso che il Presidente ucraino, subito dopo la telefonata tra Trump e Putin, abbia ribadito la necessità di coinvolgere l’Europa nei negoziati.

Zelensky sa bene che un accordo diretto tra Mosca e Washington potrebbe mettere Kiev in una posizione di svantaggio, costringendola ad accettare compromessi territoriali o politici difficili da digerire.

 

La Penisola di Crimea

 

La questione della Crimea: un possibile punto di svolta?

Uno degli aspetti più controversi emersi negli ultimi giorni riguarda la possibile apertura dell’Amministrazione Trump al riconoscimento della Crimea come territorio russo. Questa ipotesi, se confermata, potrebbe segnare una svolta drastica nella politica occidentale nei confronti della guerra in Ucraina.

Riconoscere la Crimea come russa significherebbe, di fatto, accettare il principio che Mosca possa annettere territori con la forza. Per Kiev, sarebbe un colpo devastante, sia sul piano politico che morale.

Un eventuale riconoscimento della Crimea da parte di Washington potrebbe creare frizioni con l’UE e con altri alleati occidentali, che si troverebbero costretti a scegliere tra il sostegno all’Ucraina e il mantenimento di rapporti distesi con gli USA.

Un precedente per altri conflitti? Se la comunità internazionale accettasse la Crimea come parte della Russia, si creerebbe un precedente per altre situazioni simili, dalla Transnistria alla Georgia, fino a Taiwan.

Il ruolo della Cina e della Turchia: variabili imprevedibili

Mentre USA, Russia ed Europa cercano di definire i nuovi equilibri, altre potenze globali osservano attentamente gli sviluppi.

Xi Jinping, Presidente cinese

 

Pechino ha dichiarato la propria disponibilità a contribuire alla ricostruzione post-bellica dell’Ucraina. Questo potrebbe essere un tentativo di rafforzare la propria influenza in Europa, presentandosi come un attore chiave nella futura stabilizzazione della regione.

E Ankara ha ribadito il proprio sostegno all’integrità territoriale dell’Ucraina e il suo impegno per i diritti dei Tatari di Crimea. Erdogan potrebbe tentare di sfruttare la situazione per rafforzare il ruolo della Turchia come mediatore, cercando di ottenere concessioni sia da Mosca che da Washington.

Conclusione: tregua o preludio a nuovi scenari?

La tregua di 30 giorni non rappresenta un vero passo verso la pace, ma piuttosto un test strategico per tutti gli attori coinvolti.

Mosca cerca di consolidare le proprie posizioni, Trump vuole accreditarsi come leader capace di chiudere il conflitto, l’Europa teme di essere marginalizzata e Kiev lotta per non perdere il sostegno internazionale.

Nei prossimi mesi, il vero nodo da sciogliere sarà capire se questa tregua si trasformerà in un primo passo verso una pace negoziata o se, al contrario, rappresenterà solo una pausa temporanea prima di una nuova fase del conflitto.

Molto dipenderà dalle prossime mosse di Washington e Mosca e, soprattutto, dalla capacità dell’Europa di affermare un ruolo più incisivo nel processo negoziale.

 

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