KIKUVO (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO). Nei giorni scorsi, i militanti del Movimento 23 marzo (M23) hanno lanciato un attacco contro le milizie Wazalendo a Kikuvo, situata nella regione di Lubero del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC).
Sebbene non siano state riportate vittime specifiche, è confermato che l’M23 ha preso con successo il controllo della città.
Questo incidente è particolarmente allarmante per diversi motivi.
E’ stata evidenziata la continua minaccia posta dal Movimento nonostante un accordo di cessate il fuoco scaduto appena un giorno prima.
La continua aggressione del Movimento 23 marzo, inclusa la violazione del cessate il fuoco una settimana prima, sottolinea la determinazione del gruppo ad espandere la propria influenza in la regione.
Il Governo congolese ha lottato per contenere i miliziani, il che ha esacerbato non solo le sfide militari ma anche gravi crisi umanitarie.
Con l’espansione dell’M23, aumenta il numero degli sfollati interni (IDP), mettendo ulteriormente a dura prova le già limitate risorse del governo congolese, che si è dimostrato inadeguato nell’affrontare la portata di questa crisi.
La seconda preoccupazione risiede nel contesto più ampio della militanza nel Congo orientale.
La rapida espansione dell’M23 verso Nord lo sta avvicinando alle aree controllate dallo Stato Islamico dell’Africa Centrale (ISCA).
Questa vicinanza non è passata inosservata, soprattutto all’interno degli ambienti interni all’ISIS, dove i movimenti dell’M23 sono stati attentamente monitorati e discussi.
Sebbene non esista un’alleanza fisica confermata tra M23 e ISCA, il potenziale per un patto di non aggressione o addirittura per una partnership strategica rappresenta una minaccia significativa per le forze governative.
Se questi due gruppi dovessero stabilire una relazione cooperativa o addirittura ambivalente, ciò potrebbe avere conseguenze devastanti per la capacità del governo congolese di mantenere il controllo sulla regione.
Una tale alleanza creerebbe effettivamente una barriera, o “muro”, che potrebbe impedire alle forze congolesi di accedere a gran parte del Nord Kivu.
Ciò consentirebbe sia all’M23 che all’ISCA di consolidare il loro controllo sulla regione, creando potenzialmente un fronte unificato che sarebbe estremamente difficile da penetrare per le Forze governative.
La formazione di una tale “falange” costringerebbe l’Esercito congolese ad affrontare due avversari contemporaneamente, riducendo ulteriormente le loro risorse già limitate e complicando gli sforzi per ripristinare l’autorità statale nella regione.
Questo scenario non solo consoliderebbe le conquiste territoriali di M23 e ISCA, ma destabilizzerebbe ulteriormente una regione già instabile, portando ad un aumento della violenza, degli sfollamenti e delle sofferenze umanitarie.
La possibilità che questi due gruppi collaborino, anche indirettamente, sottolinea l’urgente necessità di una risposta più solida e coordinata da parte del governo congolese e dei suoi partner internazionali per prevenire un’ulteriore escalation.
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