Carabinieri: a Bologna operazione contro il caporalato. Tre persone indiziate di di aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e alle truffe aggravate

BOLOGNA. Continua il forte contrasto dei Carabinieri al caporalato e a ogni altra forma di sfruttamento dei lavoratori.

Le indagini sono state coordinate dalla Procura felsinea.

I militari della Compagnia Bologna Centro, infatti, col supporto di quelli dei Comandi provinciali di Bologna, Ferrara e Reggio Emilia, e del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro del capoluogo emiliano, hanno  un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 3 soggetti gravemente indiziati di aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e alle truffe aggravate.

Le indagini die Carabinieri sul caporalato

L’indagine è iniziata da una denuncia presentata presso la Stazione Carabinieri di Bologna San Ruffillo, nell’ottobre 2023, da una donna la quale, trovata costretta ad assistere un anziano congiunto, si era rivolta ad un’associazione gestita dagli odierni arrestati.

Gli interlocutori della malcapitata, secondo un copione precostituito, già interpretato decine di volte, facevano immediatamente sottoscrivere alla donna un “pacchetto trimestrale” per il servizio richiesto, previo pagamento dell’importo di 3.400 euro, corrisposti tramite bonifico effettuato sul conto corrente intestato alla medesima associazione.

Successivamente, una donna, che aveva assunto il ruolo di “caporale” e quindi anch’ella tra gli odierni arrestati, provvedeva a reclutare e fornire alla famiglia richiedente, nel giro di pochissimo tempo, le badanti, tramite pubblicazione di annunci di lavoro su varie piattaforme social e siti Internet, nonché a gestirle materialmente, accompagnandole personalmente presso le abitazioni dei (malcapitati) clienti.

Carabinieri della Tutela del lavoro

Fino a questo punto tutto normale, se non fosse per il fatto che le badanti non avevano nessuna formazione e/o competenza specifica e, allorquando le famiglie ne chiedevano la sostituzione, non ricevevano più alcuna risposta dall’associazione.

Come se non bastasse, i contratti sottoscritti dalle medesime non venivano registrati, facendo venire meno qualsivoglia forma di tutela e copertura assicurativa.

Le badanti venivano costrette, sotto minaccia di licenziamento, a lavorare senza tregua, spesso tutto il giorno e 7 giorni su 7, senza avere giornate di riposo, con regole e retribuzione completamente difformi dai contratti collettivi nazionali previsti per tale categoria.

Dalle indagini scaturite dalla denuncia è emerso un quadro allarmante, con molteplici casi (18 quelli su cui i Carabinieri sono riusciti a fare luce fino ad oggi) su tutto il territorio delle province di Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Parma e Firenze.

L’attività del sodalizio ha fruttato un giro di soldi, in circa un anno solare, pari a 420 mila euro.

Anche per questo, i Carabinieri hanno dato esecuzione anche ad un provvedimento di sequestro, che ha consentito di sequestrare oltre 100 mila euro  sui conti correnti nella disponibilità degli odierni arrestati.

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