Di Gerardo Severino*
BOGOTA’ (nostro servizio particolare). Nei vari saggi dedicati ai rapporti tra l’Italia e la Colombia, pubblicati su questo quotidiano online, abbiamo molto spesso citato il nome di Lorenzo Codazzi, il figlio del celebre Generale e cartografo romagnolo Agostino, uno fra gli italiani più noti in Colombia e Venezuela.
A partire dal 22 settembre 1885, l’ingegner Lorenzo Codazzi avrebbe operato per un lungo periodo presso la Regia Legazione d’Italia a Bogotà, affrontando peraltro un periodo molto delicato: quello che avrebbe caratterizzato la crisi diplomatica italo-colombiana, scaturita dal più volte citato “Caso o Questione Cerruti”.
Riteniamo, a questo punto, doveroso dedicargli queste brevi note, nella speranza di presentare ai nostri lettori un personaggio a tutto tondo, ancora oggi molto celebre in Colombia, soprattutto per merito del Premio che ne porta il nome.
Da Parigi a Bogotà (1840 – 1885)
A differenza dei suoi fratelli e sorelle più grandi, nati tutti in Venezuela, Lorenzo Codazzi nacque a Parigi il 28 ottobre 1840, in un frangente storico nel quale il padre, il grande esploratore e cartografo lughese, Agostino Codazzi si trovava in Francia per incarico del Governo venezuelano.
In particolare, la storia del Codazzi ci ricorda che il 18 ottobre 1839, ottenuta dal Congresso Nazionale l’autorizzazione a pubblicare la “Mappa Generale del Venezuela”, da lui stesso disegnata, unitamente alla sua famigliola, nonché agli amici e collaboratori, Carmelo Fernández, Rafael María Baralt e Ramón Díaz, s’imbarcò alla volta di Parigi.
Qui, nel corso del 1840, Agostino avrebbe pubblicato il famoso “Atlante fisico e politico della Repubblica del Venezuela”, nonché il “Riassunto della geografia del Venezuela”.
Lorenzo fu, quindi, l’ennesimo rampollo che Agostino Codazzi ebbe dall’unione con Araceli Fernández de la Hoz, originaria di Valencia, un nome certamente non secondario nella storia del Venezuela, essendo la figlia di Lorenzo Fernández de la Hoz, ex capo realista di Cumaná e amico personale del Barone Alexander von Humboldt, il grande naturalista, esploratore, geografo e botanico tedesco.
Uniti in matrimonio dal 29 aprile 1834, i coniugi Codazzi avrebbero messo al mondo 8 figli, tra maschi e femmine.
Lorenzo visse in Venezuela sino al 1849, epoca nella quale il padre si trasferì per motivi professionali in Colombia, ove sarebbe poi rimasto praticamente sino alla morte, avvenuta dieci anni dopo [1].
A Bogotà, ove i Codazzi fissarono la propria residenza ufficiale, mentre Agostino affrontava le sue difficoltose esplorazioni cartografiche, a capo della Commissione Corografica Colombiana, Lorenzo ebbe modo di studiare e, quindi, di potersi laureare in Ingegneria, settore nel quale avrebbe poi operato per il resto della vita, cimentandosi anche nel settore imprenditoriale, peraltro dando vita, nel 1881, ad una delle più importanti fabbriche di ferro di Bogotà.
Durante la sua esistenza, Lorenzo Codazzi ebbe modo di viaggiare molto, sia nel Nord America che in Europa.
Visitò ovviamente anche l’Italia. La storia della sua famiglia ci ricorda, inoltre, che nel febbraio del 1882, quando volle tornare a Lugo, città natale del padre, donò a quella Biblioteca Comunale dieci mappe, fra quelle disegnate dal padre Agostino.
Nel 1887, quando già da un paio di anni copriva la carica di vice Console d’Italia, l’Ingegner Codazzi fondò la “Società Colombiana di Ingegneria”, segno evidente di quanto egli fosse ormai assurto fra gli esponenti più in vista non solo della Comunità italiana stanziata a Bogotà, ma anche della colta società colombiana.
La carriera diplomatica (1885 – 1899)
Il 22 settembre 1885, data a partire dalla quale fu nominato, con apposito Decreto Ministeriale [2], vice Console del Regno d’Italia a Bogotà, l’Ingegner Lorenzo Codazzi non aveva ancora compiuto 45 anni.
Era, però, già un affermato professionista, noto in tutta la città, sposato con Hersilia Convers, dalla quale non avrebbe avuto figli.
A proporne l’incarico era stato lo stesso Console Generale d’Italia in Colombia, l’avvocato David Segre, del quale il Codazzi era divenuto amico, condividendo con il diplomatico di carriera piemontese la comune passione per l’esplorazione e la cartografia.
Il Segre, lo ricordiamo, era anche un prestigioso membro della “Società Geografica Italiana”, e ovunque era stato aveva sempre allacciato rapporti con le omologhe Istituzioni locali [3].
Nel 1885, la Rappresentanza Diplomatica italiana in Colombia era costituita dalla Regia Legazione in Bogotà, affidata per l’appunto al Segre, in qualità di incaricato d’affari e Console Generale.
Da essa dipendevano i Consolati di Barranquilla, Panamà e San José di Cùcuta, nonché le Agenzie Consolari di Buenaventura, Cartagena e Colon [4].
Il vice Console Codazzi rimase in servizio a Bogotà per diversi anni, spesso ricoprendo anche l’incarico di reggente e di Incaricato d’affari, nei periodi di vacanza dei titolari.
Poliedrico fu il suo ruolo.
Nel 1892, tanto per citarne una, nell’ambito dei festeggiamenti per il IV Centenario della scoperta dell’America, Bogotà e la Colombia organizzarono non pochi eventi culturali, ai quali ovviamente avrebbe collaborato lo stesso vice Console, approfittando della circostanza onde “ricucire” lo strappo coi colombiani.
Per i meriti conseguiti in tale circostanza, l’ingegnere Codazzi fu insignito, da parte del Re d’Italia Umberto I, della Croce di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro [5].
L’ingegnere prestato alla diplomazia svolse l’incarico di vice Console e poi anche Console, come si raccontava in apertura, nel periodo più delicato che avrebbe caratterizzato i rapporti fra i due Paesi.
La “Questione Cerruti” si protrasse, infatti, per molti anni. Dopo un periodo di stasi, nel 1898 il conflitto internazionale tra Italia e Colombia esplose nuovamente, dal momento che la Colombia non era stata in grado di iniziare il pagamento del risarcimento danni al Cerruti.
Il 10 luglio fu, quindi, convocato, presso la Cancelleria del Ministero degli Esteri italiano a Roma, il ministro plenipotenziario colombiano in Italia, José Marcelino Hurtado.
Qui gli fu notificata la risoluzione presa dal Governo italiano di agire mediante intervento armato, al fine di affrettare le operazioni di recupero del credito.
Il Governo italiano inviò così in Colombia cinque incrociatori della nostra Marina da guerra, al comando dell’Ammiraglio Camillo Candiani, i quali posero il blocco al largo della costa del Paese sudamericano, tra Cartagena e Buenaventura, in attesa di prendere possesso delle Dogane nazionali fino al momento in cui il debito non fosse stato coperto.
Nonostante la notizia dell’invio della Squadra navale italiana fosse stata prontamente comunicata dal rappresentante diplomatico colombiano al proprio Governo, la Colombia non reagì affatto all’atto militare.
Anzi, le autorità cittadine di Cartagena pensarono bene di accogliere gli ospiti in maniera amichevole.
Anche se l’aggressione militare da parte degli italiani rappresentasse di per sé un fatto molto grave, la Colombia dovette soffrire anche la circostanza secondo le quali le sue Dogane, proprio in quel momento, si trovavano ipotecate in vista del risarcimento di buoni appartenenti a cittadini degli Stati Uniti d’America.
Questo creò un problema internazionale addizionale, che obbligò a intervenire il Dipartimento di Stato Americano nel rispetto dei propri interessi.
Come è facile immaginare, la presenza della flotta italiana portò a nuove manifestazioni popolari contro l’Italia e gli italiani residenti nel Paese, mettendo così seriamente in pericolo la piccola comunità che da anni viveva pacificamente nel Paese caraibico.
Ad ogni modo, nel 1899 la Colombia si vide costretta a pagare una cifra pari a 5.614.910 pesos in carta moneta, che certamente aggravò ancor di più la sua già precaria economia.
Ciò, per fortuna, mise fine al “Caso Cerruti”, consentendo così ai due Paesi di riallacciare nuovamente gli amichevoli rapporti, per i quali anche il vice Console Codazzi si era particolarmente speso. Facciamo un breve passo indietro per ricordare un’altra importante circostanza, dal 1895 in avanti, Lorenzo Codazzi avrebbe svolto anche l’incarico di reggente del Museo Commerciale Italiano di Bogotà, fondato nel 1890 dal grande imprenditore ed esploratore trentino Carlo Vedovelli.
In virtù di ciò, Lorenzo Codazzi avrebbe raggiunto anche l’Italia, come ci conferma la sua partecipazione alla nota Esposizione Nazionale di Torino, che si tenne nel capoluogo piemontese tra aprile e ottobre del 1898, a distanza di un anno dall’immatura scomparsa del suo fondatore (Carlo Vedovelli, per l’appunto), esponendo prodotti colombiani nell’apposita Sezione riservata agli italiani all’estero [6].
Molto importante, infine, sarebbe stato il suo ruolo nell’appoggiare le nascite di due importanti sodalizi fra italiani: la Società Mutuo Soccorso e Beneficenza e la Fratellanza Italiana [7].
Lorenzo Codazzi dovette cedere il prestigioso incarico Consolare nel corso del 1899, proprio al culmine del contenzioso diplomatico, allorquando fu temporaneamente soppressa la carica di vice Console, mentre quella di Console fu nuovamente conferita allo stesso ministro plenipotenziario residente, nella fattispecie il commendatore Giuseppe Pirrone [8].
L’epilogo
Terminata, dopo quasi quindici anni, l’esperienza diplomatica per conto del Regno d’Italia, l’Ingegner Codazzi riprese ad occuparsi totalmente dei suoi affari commerciali, così come della sua professione, alla quale, in realtà, non aveva mai rinunciato e alla quale aveva rivolto quasi tutte le proprie energie.
Qualche tempo prima di morire, Lorenzo Codazzi vergò il tradizionale testamento, in un passo del quale espresse il desiderio di istituire un Premio per l’Ingegneria colombiana, premio per il quale destinò il ricavato della vendita di un raffinato strumento di ingegneria, che difatti donò a tale scopo alla stessa Società Colombiana degli Ingegneri, lasciandogli la completa libertà di regolamentarlo. Il suo volere fu ovviamente rispettato, tanto è vero che il premio fu istituito, nel corso del 1907, dal Consiglio di Amministrazione, sotto la presidenza dell’ingegner Nepomuceno Santamaría, con verbale n. 64.
Ricordiamo che il prestigiosissimo “Premio Lorenzo Codazzi” è tutt’oggi riservato “…all’autore della migliore opera che tende alla conoscenza del territorio colombiano nell’anno immediatamente precedente”.
Assistito dalla moglie, Hersilia, dai fratelli, dalle sorelle e da numerosi nipoti, Lorenzo Codazzi si spense a Bogotà il 3 aprile del 1907, non ancora sessantasettenne.
La sua perdita fu un colpo grave per tutta la Colombia, mentre in Italia, la Terra d’origine dei suoi avi, passò completamente inosservata, e ciò nonostante quei 15 anni che il professionista aveva dedicato al servizio della Corona d’Italia, ma soprattutto per la riappacificazione dei nostri meravigliosi Popoli.
NOTE
[1] Cfr. Gerardo Severino, “El hombre de las tres patrias. Storia di Agostino Codazzi, ufficiale geografo che tracciò le linee di confine con Colombia ed Ecuador”, in www.reportdifesa.it, (20 agosto 2024.)
[2] Cfr. “Disposizioni Consolari, Personale di 2^ Categoria”, in Ministero Affari Esteri, Bollettino Consolare, vol. XXI, Fasc. VII e VIII, Roma, Libreria dei Fratelli Bocca, 1885, p. 375.
[3] Cfr. Gerardo Severino, David Segre. Il diplomatico piemontese che onorò l’Italia nel mondo e che amò così tanto il Perù, Catania, Edizioni Akkuaria, 2023.
[4] Sull’argomento vgs. Gerardo Severino, Italia-Colombia, un’amicizia che dura da 180 anni, speciale www.reportdifesa.it, 11 ottobre 2023.
[5] Cfr. Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, n. 184 del 6 agosto 1892.
[6] Cfr. “La sezione italiani all’estero all’Esposizione Nazionale di Torino”, in L’Esplorazione Commerciale e l’Esploratore Viaggi e Geografia Commerciale, Milano, dicembre 1898, p. 383.
[7] Sull’argomento vedasi Gerardo Severino, La Fratellanza italiana. Un lembo d’Italia a Bogotà, in www.giornidistoria.net, (2 agosto 2024)
[8] Cfr. Annuario Ufficiale della Regia Marina – 1899, Roma, Tipografia Ditta Cecchini, 1899, p. 547.
*Colonnell0 (Aus) della Guardia di Finanza – Storico Militare. Membro del Comitato di Redazione di Report Difesa
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