Di Monia Savioli
Città di San Marino. Maggioranza e opposizione si affrontano nell’Antica Terra della Libertà a suon di denunce, ricorsi e rivalità. Fino ad arrivare ad un presunto “colpo di Stato”. Dietro l’angolo però si affaccia la voglia del rilancio.

Il Palazzo del Governo di San Marino
Antonio Fabbri, giornalista del quotidiano L’informazione di San Marino parla con Report Difesa del “colpo di Stato” che ha calamitato recentemente l’attenzione della stampa internazionale. Autore dei libri “Hanno arrestato Podeschi” e “Hanno arrestato Podeschi, 2° volume” dedicati entrambi alla “Tangentopoli” che nel 2014 ha cambiato il volto politico, sociale ed economico della Repubblica di San Marino, offre il suo punto di vista sul presente dell’Antica Terra delle Libertà che da “lavatrice” di fondi illeciti è ora preda di una profonda crisi del sistema bancario.
Recentemente si è parlato di “colpo di stato” a San Marino. Cosa è successo realmente?
Mi viene da dire subito che chi ha usato l’espressione “colpo di Stato” l’abbia sparata un po’ troppo grossa. Difficile fare comprendere cosa sia accaduto a chi non vive o non conosce la realtà sammarinese. Ci provo. Va premesso che dall’inizio della legislatura, vale a dire dal 4 dicembre dello scorso anno, data in cui si è svolto il turno di ballottaggio delle elezioni, il clima politico a San Marino è molto caldo con uno scontro aspro tra opposizione e maggioranza, caratterizzato anche da denunce, ricorsi, esposti alla magistratura. Ebbene, il casus belli che ha fatto gridare le opposizioni al “colpo di Stato”, è scaturito da un riferimento del magistrato dirigente del Tribunale Unico di San Marino in Commissione Affari di Giustizia, una Commissione parlamentare che ha la funzione di raccordo tra il potere giudiziario ed il potere legislativo, il Parlamento che a San Marino si chiama Consiglio Grande e Generale. Di questo riferimento si sa poco, considerato che le sedute della Commissione Affari di Giustizia sono riservate. Quello che si conosce, perché reso noto dagli esponenti politici che ne hanno parlato pubblicamente, è che il riferimento del magistrato dirigente dava conto di problemi tra politica e magistratura e problemi interni alla magistratura stessa definiti “molto gravi”. A fronte di ciò i membri di maggioranza della Commissione hanno proposto che la questione sollevata venisse discussa in seno al Consiglio Giudiziario Plenario, per fare comprendere una sorta di CSM (Consiglio Superiore della Magistratura ndr) seppure organo non del tutto assimilabile. In quella sede, alla presenza di membri togati, i magistrati, e politici, lo scopo era di discutere delle criticità sollevate. I membri di opposizione della Commissione hanno ritenuto, per contro, che non fosse questo l’iter istituzionale da seguire e si sono dimessi dalla Commissione Affari di Giustizia preferendo presentare, subito dopo, un esposto alla Gendarmeria. Esposto, relativo alle criticità riferite in commissione dal magistrato dirigente, che poi necessariamente sarebbe tornato al tribunale.
La maggioranza ha invece deciso di procedere convocando una seduta urgente del Consiglio Grande e Generale, cui la Commissione fa capo, per procedere di seguito alla convocazione del Consiglio Giudiziario Plenario. Secondo l’opposizione si è fatta una forzatura e, per questo, hanno emesso un comunicato nel quale parlavano di “colpo di Stato”. Hanno presentato anche un ricorso al Collegio Garante di Costituzionalità delle norme – la Corte costituzionale sammarinese – sollevando un ipotetico conflitto di attribuzioni tra poteri. I Garanti hanno però già dichiarato inammissibile quel ricorso. Insomma, toni dello scontro politico probabilmente un po’ troppo sopra le righe hanno portato l’opposizione a gridare al “colpo di Stato”, attraverso un comunicato stampa che personalmente ho definito “squinternato”.
Che volto ha oggi l’Antica terra della libertà?
Il volto della Repubblica di San Marino è molto cambiato in tempi recenti, anche se rigurgiti di restaurazione possono essere sempre in agguato. Da paradiso fiscale e Stato in black list, San Marino, oggi fuori dalla lista nera, cerca di trovare un suo spazio nell’economia lecita e trasparente: ha adeguato da tempo le proprie norme agli standard antiriciclaggio, per certi versi più rigorose anche di quelle italiane; le ha applicate procedendo a numerose condanne che hanno concretizzato la lotta al denaro sporco e a sequestri e confische di soldi di provenienza illecita; collabora con gli altri Stati, l’Italia in particolare, nello scambio di informazioni e nell’assistenza giudiziaria.
Dunque, se inevitabilmente i furbetti, i filibustieri, i riciclatori, i mafiosi ci saranno sempre, è però pure vero che c’è, più che in passato, la capacità e la volontà fermarne, o quantomeno contenerne, l’attività. Insomma, un piccolo Stato che qualcuno ha definito in passato “lavatrice”, oggi ha gli strumenti e la volontà di affrancarsi da quel recente passato. Volontà presente in molti, ma non in tutti, posto che il cambiamento più difficile da compiere è quello culturale.

L’aula del Consiglio del Governo sammarinese
Il sistema bancario è pervaso da una crisi che riflette le difficoltà del nostro presente. Come va a San Marino?
San Marino non fa eccezione, con l’ulteriore difficoltà che – superato l’Eldorado dell’economia opaca, del nero e dei soldi sporchi che riempivano i caveau delle banche – la piccola Repubblica non ha particolari risorse e materie prime, se non la bellezza del Monte Titano, patrimonio dell’UNESCO e la capacità e l’intraprendenza dei suoi cittadini nel costruire il proprio futuro. Le banche pertanto, che hanno subito anche la migrazione di capitali dovuta agli scudi fiscali e alla voluntary disclosure, subiscono le difficoltà legate al calo della raccolta, agli Npl, i crediti non performanti che hanno in pancia e che complessivamente ammontano a circa 2 miliardi, al crollo del mercato immobiliare.
E’ stato di recente concluso l’Aqr – la revisione della qualità degli attivi – su tutti gli istituti di credito sammarinesi. Con il quadro chiaro dello stato di salute e di difficoltà delle banche l’intenzione manifestata dal governo è quella di sostenere il sistema e aprirlo all’internazionalizzazione, in modo da non confinarlo in un mercato asfittico. Di recente una banca è stata posta in liquidazione coatta. Ad oggi, dalle 12 banche degli anni d’oro, si è passati a cinque. Va detto che, tuttavia, i risparmi dei correntisti sono sempre stati garantiti. Cosa avvenuta anche con l’ultima liquidazione di un istituto di credito.

La crisi ha colpito anche le banche di San Marino
Tu hai scritto diversi volumi dedicati alla Tangentopoli di San Marino che ha fatto scalpore 3-4 anni fa. Cosa è successo all’epoca e cosa è cambiato dopo?
Il caso ha fatto scalpore anche recentemente, considerato che la sentenza di primo grado, dopo quasi due anni di processo, è arrivata a giugno di quest’anno alla conclusione con 17 condanne. Il dato più macroscopico è che la classe dirigente, prevalentemente politica ma non solo, che ha guidato il paese negli anni d’oro delle banche e delle finanziarie concesse agli amici e funzionali a fare girare soldi, risorse, mazzette e a preservare il potere, è stata processata e, al primo grado, è stata ritenuta responsabile. I magistrati hanno indicato che la rete di relazioni – riconosciuta nel processo di prima istanza come associazione a delinquere – era ben inserita nel sistema bancario – che all’epoca è arrivato a contare 12 banche e 72 finanziarie – nel sistema politico, della amministrazione pubblica attraverso il clientelismo e sociale. Non è un caso che oggi il superamento di questo sistema di potere, che conserva ancora i suoi strascichi, incontri non poche resistenze.
In una realtà piccola come San Marino, che ruolo viene attribuito alla stampa?
Il ruolo della stampa, e dei media in generale, è riconosciuto come importante, sicuramente, anche se non tutti hanno ancora ben compreso, neppure nel mondo politico, che il giornalista ha il diritto-dovere di cronaca, ma anche quello di critica e persino di opinione. In particolare la critica e l’opinione le esercita secondo le sue convinzioni e dicendo ciò che ritiene giusto.
A San Marino, ma in Italia pure, viene invece anteposto il prurito di dover dare necessariamente un’etichetta al giornalista. Prevale spesso la voglia di affibbiargli la patente di poco serio, fazioso o, peggio, di prezzolato, prima ancora di cercare di capire se ciò che scrive, e che fa opinione, è sensato, interessante, provocatorio o suscita riflessione. Insomma, anche qui, troppo spesso, impera il preconcetto. Non da parte di tutti per fortuna.
I sammarinesi cosa si aspettano dal futuro e tu che prospettive vedi?
Credo che i sammarinesi si aspettino che l’economia del Paese riparta, che tutti possano aspirare ad avere un lavoro, che la politica torni a essere polis e che la Repubblica possa apparire di tanto in tanto sui media nazionali italiani più per la bellezza del monte Titano e per l’unicità di una comunità che si è preservata libera e indipendente, piuttosto che per il rischio default delle sue banche, per il denaro sporco, per il nero o per le contraffazioni. Non perché non se ne debba parlare, ma perché significherebbe che sono problemi superati.
Per quanto riguarda le prospettive, di certo l’attuale momento non è semplice. San Marino deve probabilmente prepararsi a scelte di rigore e contenimento della spesa pubblica, ma parallelamente di rilancio e progetti per lo sviluppo. Se riuscirà a conciliare in maniera equilibrata i due percorsi, le prospettive saranno positive.
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