RESISTENZA ITALIANA: ALTRO CHE “PERFIDA ALBIONE” IL RUOLO DELLA GRAN BRETAGNA NELLA GUERRA PARTIGIANA NEL NOSTRO PAESE (1943-1945)

Di Gerardo Severino*

LONDRA (nostro servizio particolare).  L’impegno che Report Difesa si è assunto, soprattutto in questi due ultimi anni, nella consapevolezza del fatto che onorare la Resistenza e la stessa Guerra di Liberazione è un dovere di tutti, principalmente in occasione degli Ottanta anni che la testata si è prefissa di evocare, peraltro già a partire dal settembre del 2023, col ricordo dell’armistizio e dell’inizio della riscossa nazionale.

Ebbene, nel raccontare la Resistenza abbiamo più volte evidenziato il contributo che fu generosamente offerto alla nostra nobile causa da chi italiano non era, o meglio non lo era totalmente, volendo citare i tanti oriundi nati all’estero, molti dei quali tornati in Italia solo per combattere il nazifascismo.

Una tessera del Corpo Volontari della Libertà-CLN

 

Ci riferiamo, in particolar modo, ai tantissimi partigiani originari dei più disparati Paesi del mondo, i quali, dopo l’8 settembre 1943, pur non avendo alcun obbligo, operarono una coraggiosissima scelta di campo, decidendo così di implementare le fila delle nascenti organizzazioni patriottiche.

Stiamo parlando, quindi, di partigiani e non di soldati regolari, quali furono inglesi, americani, canadesi, australiani, francesi e brasiliani, ecc., inquadrati in reparti regolari delle Forze Armate Alleate, partigiani che avrebbero, invece, militato nelle varie formazioni Resistenziali, come abbiamo già ricordato nei mesi scorsi, trattando dei partigiani francesi,  sudamericani e, in ultimo, dei greci.

Con il presente saggio vogliamo, quindi, ricostruire e far conoscere il contributo offerto dai patrioti inglesi, fermandoci ai soli inglesi di nascita e di comprovate origini genealogiche, non potendo ricomprendere anche i soli nati, di origini italiane.

Prima di passare all’argomento del saggio, ci teniamo a precisare che lo studio trae spunto dalla sola statistica desunta dagli atti delle varie Commissioni Regionali per il Conferimento delle Qualifiche di “Patriota” e di “Partigiano Combattente”, le quali – lo ricordiamo ancora una volta – furono concesse nel dopoguerra solo su richiesta degli interessati o dei loro familiari.

Per tale ragione, è chiaro supporre come l’apporto numerico degli inglesi che effettivamente presero parte alla Resistenza in Italia sia stato molto più consistente, rispetto ai numeri di seguito rappresentati, così come evidentemente molto più alto sarà stato anche quello dei caduti, volendo citare il sacrificio del Capitano Mackenzie, al quale non fu concessa alcuna qualifica partigiana.

Il Capitano Mackenzie, primo da sinistra, con altri compagni di lotta

Ebbene, sono pressappoco 95 le pratiche, relative ai nati nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, concernenti tali qualifiche, mentre sono solo una trentina i nomi di chi era inglese per stirpe e non solo per nascita. La differenza è data, quindi, dai tanti italiani, figli di italiani, nati nel Regno Unito, ove evidentemente erano giunti da emigrati.

Precisiamo, infine, che nella ricerca che segue non è stato possibile evidenziare anche gli altri “sudditi” di S.M. il Re Giorgio VI, originari dei vari Paesi dell’immenso Impero Britannico, che pure presero parte, sebbene in numeri inferiori, alla stessa guerra mondiale, come nel caso del Maggiore Gordon Lett, nato in Australia, sicuramente uno dei più valorosi, ma dala cui scheda non emerge affatto la località di nascita.

Il Maggiore Gordon Lett

Ed è proprio dalla lettura della motivazione della Medaglia d’Argento al Valor Militare, che gli fu concessa dal Presidente della Repubblica Italiana nel 1949, che si coglie il vero significato del reale contributo offerto dai partigiani inglesi alla Resistenza italiana.

Prigioniero di guerra dei tedeschi sul fronte italiano, liberato dai bersaglieri, si univa ai partigiani d’Italia che lottavano contro il comune nemico sulle impervie montagne dell’Appennino.

Capo di una missione italo-britannica, guidava paracadutisti inglesi e partigiani italiani in ardite azioni contro forze nazifasciste ed in momenti particolarmente difficili, procurava tempestivi aviolanci alleati che contribuivano a risolvere vittoriosamente critiche situazioni operative.

Varcato il fronte per ragioni d’impiego volle tornare a combattere fra i partigiani e con essi continuò l’aspra lotta fin al conseguimento della vittoria. Murabile esempio di fraternità d’armi fra uomini liberi di paesi diversi. Appennino Parmense – Appennino Ligure, 1° ottobre 1943 – 25 aprile 1945“.

 Dal Lazio alla Lombardia. Storie di partigiani inglesi

Coloro che, a partire dal 1935 (“Guerra Italo-Etiopica”) in avanti erano stati definiti spregevolmente sudditi della “Perfida Albione”, presero parte attiva alla Resistenza al nazi-fascismo, nelle varie Regioni d’Italia rimaste sotto la sferza dei vendicativi tedeschi e dei loro complici della nascente Repubblica Sociale Italiana, sotto varie forme e dimensioni.

Di tale fenomeno, nel suo complesso ne ha magistralmente trattato lo storico Massimo De Leonardis, nel suo pregevole testo dal titolo “La Gran Bretagna e la Resistenza Partigiana in Italia (1943 – 1945)”, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1988.

Mentre molti inglesi avrebbero combattuto come soldati regolari, inquadrati tra le truppe Alleate (l’8^ Armata e le varie Missioni Speciali) che già nel luglio del 1943 erano sbarcate in Sicilia, altri sudditi di Re Giorgio VI, sia ex prigionieri di guerra che civili decisero di entrare a far parte delle formazioni partigiane locali, praticamente da Roma a Milano, fornendo così il proprio apporto anche riguardo alla stessa formazione militare delle bande patriottiche.

Li vogliamo ricordare, citandone i nomi e le situazioni, partendo dal Centro Italia, precisamente dal Lazio, ove già alla data dell’8 settembre 1943 il nostro Paese risultò diviso in due, separato dalla linea Gustav, come tutti ricordiamo.

Ebbene, le prime notizie relative a partigiani inglesi operanti in tale area ci portano a Rocca Sinibalda (Rieti), ove già dopo l’8 settembre 1943, appena liberato dalla prigionia, passò alla locale Resistenza  J. S. Van der Mervoe, nato a Londra l’11 settembre del 1913, figlio di Ernest e di Wilhemena Lewis (verosimilmente di origini ebraiche), il quale vi operò  sino al 12 giugno del 1944.

Dopo la Liberazione gli verrà riconosciuta la qualifica di “Partigiano Combattente”.

Vediamo, ora, cosa accadde nel vicino Abruzzo, ove Albert Allan, nato nel Regno Unito nl 1911, soldato inglese liberato dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, decise di rimanere in Italia, entrando così a far parte della Resistenza abruzzese. Lo fece dal 13 dicembre dello stesso ’43, operando presso varie bande patriottiche, sino al 16 giugno del 1944, nella zona del Teramano. Du riconosciuto anche lui “Partigiano Combattente”.

Con lui aderirono anche altri commilitoni, quali il soldato Harry Boam, nato in Gran Bretagna nel 1922, entrato nella Resistenza il 13 dicembre 1943, ottenendo in seguito il riconoscimento della qualifica di “Partigiano Combattente”.

Vi è, poi, la storia di Charles Reed, nato nel Regno Unito nel 1921, anche lui ex prigioniero di guerra, entrato nella Resistenza locale il 13 dicembre 1943, operante sempre nel Teramano sino al 16 giugno 1944.

Riconosciuto “Partigiano Combattente”.

Nel medesimo arco temporale, e nella stessa identica zona, combatté anche l’ex prigioniero di guerra George Tidibold, nato nel Regno Unito nel 1922, “Partigiano Combattente”. Angus Buchley, un irlandese del quale non abbiamo altre notizie, entro, invece, a far parte della banda patriottica “Liberty”, comandata da Renzo Gulizia e costituita prevalentemente da ex prigionieri di guerra di diversa nazionalità, affiancati da un ristretto gruppo di partigiani italiani, operante nella zona di Carsoli.

Fu, in seguito, reiconosicuto “Patriota”. Alla “Banda Liberty” appartennero anche Sam Camerun, James Moffott, Jan Reid, Vice Comandante della Banda e il Maresciallo Chris Wren, dei quali non abbiamo ulteoriori elementi.

Dall’Abruzzo passiamo, quindi, alle Marche, ove furono in molti i soldati inglesi che passarono alla Resistenza, dopo essere stati liberati dai campi di internamento italiani. Alcuni di loro aderirono, in particolare, al celebre “Battaglione Nicolò”, del quale tratteremo meglio in avanti.

Ebbene, Dan Douglas Caminof, uno scozzese della classe 1919, operò nell’ambito della Resistenza marchigiana già a far data dall’8 settembre 1943, allorquando fu liberato dall’internamento. Ciò nonostante, non ottenne il riconoscimento di alcuna qualifica partigiana, evidentemente non avendo potuto fornire documentazione ufficiale probante il periodo effettivo della mobilitazione, la quale dove essere pari o superiore a sei mesi.

La ottenne, invece, Jack Rayner, nato in Inghilterra il 6 gennaio del 1917, figlio di Albert, il quale il 9 settembre ’43 fu arruolato nella Banda patriottica “Blik”, con la quale prese parte alla guerra antifascista sino al 20 giugno del 1944.

E, sempre nelle Marche, avrebbe operato anche il partigiano inglese Albert George Loughez, nato a Londra il 28 maggio del 1920, il quale, liberato dalla prigionia si diede alla macchia, aderendo ad una non meglio identificata banda partigiana locale. George Dunvangat, anche lui non meglio identificato, il 10 ottobre del 1943 entrò a far parte del Battaglione partigiano “Mario”, operante nella stessa regione, combattendo il comune nemico sino al 1° luglio del 1944.

Gli verrà riconosciuta la qualifica di “Partigiano Combattente”.

Un tale Thomas, non meglio identificato, classe 1912, Tenente dell’Esercito Inglese ed ex prigioniero di guerra, fece, invece, parte dal 28 settembre 1943 al 20 luglio del 1944, del Raggruppamento “Monte Amiata” del VII Gruppo Bande – Montauto, operando così nella zona di Grosseto, in Toscana.

George Watarsehoon, nato a Londra il 6 dicembre del 1919, entrò a far parte della banda patriottica “Silvestro”, operante sempre in Toscana, il 1° giugno del 1944, prestando la sua opera sino al 27 settembre dello stesso anno, in qualità di “gregario”. Fu riconosciuto “Partigiano Combattente”.

Becarof Charles, non meglio identificato, entrò a far parte, con il nome di battaglia di “Carlo”, della Brigata partigiana “Arzani”, della 4^ Divisione Garibaldi “Pinan Cichero”, a far data dal 28 ottobre 1944 e sino alla liberazione, operando in Liguria. Riconosciuto “Partigiano Combattente”.

Bentley Robert, non meglio identificato, fece parte della Missione Alleata operante nella IV Zona Operativa a far data dal 3 gennaio 1945. Assunse il nome di battaglia di “Roberto”. Riconosciuto “Partigiano Combattente” da parte della Commissione Liguria.

In Emilia Romagna si sarebbe distinto, invece, il giovanissimo partigiano Bruno Gimpel, nato a Londra il 5 settembre 1927, figlio di Corrado Riccardo e dell’italiana Lea Manicardi, il quale entrò inizialmente a far parte della 76^Brigata S.A.P. (“Squadra Azione Patriottica”) ed in seguito, dal 18 ottobre 1944 al 25 aprile 1945, della Missione Alleata.

Gli verrà riconosciuta, dopo la Liberazione, la qualifica di “Partigiano Combattente”.

Nella vasta area geografica dell’Appennino, tra Toscana, Liguria ed Emilia, operò, poi, il prima citato partigiano Ernest Gordon Appleford Lett, meglio noto come Gordon Lett (Port Moresby, Australia, 1910 – Londra, 4 novembre 1989), insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Questi, dopo essere fuggito dal campo di prigionia di Veano (Piacenza) il 10 settembre 1943, sebbene con l’intento di unirsi alle Truppe Inglesi cui apparteneva, fu dal destino indirizzato verso la Resistenza, tanto da organizzare egli stesso, nei pressi della Valle di Rossano (una frazione di Zeri), un gruppo di combattimento formato da ex prigionieri di guerra e da giovani del posto.

Si trattò di un vero e proprio Battaglione Internazionale, che avrebbe combattuto a fianco dei partigiani contro i nazifascisti per venti lunghi mesi, fino alla vittoria finale, distinguendosi prevalentemente in Lunigiana e nei territori occupati a ridosso della Linea Gotica occidentale, meglio noti come IV Zona operativa.

Importante fu, poi, il ruolo svolto da non pochi inglesi, nell’ambito della guerra partigiana che si combatté in Piemonte.

Partiamo da coloro dei quali abbiamo le generalità complete.

Ebbene, William Habbard era nato a Norpolh (Inghilterra) il 18 luglio del 1917, figlio di Bill.

Prigioniero di guerra in Italia, il 12 settembre del 1944 entrò a far parte, con il nome di battaglia di “Bill”, della 106^ Brigata partigiana “Garibaldi”, operandovi sino al 7 giugno 1945. Fu riconosciuto “Partigiano Combattente”.

Harry Mechan, nato a Londra, figlio di Jhon e Margaret, entrò nella Resistenza il 25 settembre 1943, aderendo alla 3^ Divisione “Garibaldi”, con il nome di battaglia di “Arrigo”. Vi rimarrà in organico sino al 7 giugno del 1945, ottenendo in seguito la qualifica di “Partigiano Combattente”.

John Patrick Strode Amoore, Capitano dell’Esercito inglese non meglio identificato, fece parte della Resistenza piemontese, con il nome di battaglia di “Pat”. Secondo la scheda a lui dedicata da parte della Commissione di 2° grado per il riconoscimento delle qualifiche di “Partigiano Combattente”, sarebbe stato decorato di medaglia d’argento al Valor Militare, avendo anche preso parte alla missione “Cherokee”, della SOE (“Special Operations Executive”), operante nella zona di Biella, nel novembre del 1944.

E, sempre in Piemonte prese parte alla guerra partigiana anche Albert Grainger, inglese non meglio identificato, il quale, dal 15 ottobre 1943 al 30 ottobre 1944 fece parte della 105^ Brigata partigiana “Garibaldi”, ottenendo in seguito il riconoscimento della qualifica di “Partigiano Combattente”.

William David Lewis, originario di Londra, entrò nei ranghi della Resistenza piemontese il 15 ottobre del 1943, aderendo alla 183^ Brigata “Garibaldi”, formazione con la quale operò sino al 15 settembre del 1944, assumendo il nome di battaglia di “Paraplou”.

Verrà riconosciuto “Partigiano Combattente”. Con lui avrebbe condiviso la scelta anche Victor Stonge, originario di Liverpool, del quale purtroppo non abbiamo altre notizie, oltre a quella che fu riconosciuto anch’egli “Partigiano Combattente”.

Con il nome di battaglia di “Giacomo” fece parte della Brigata partigiana “Val Tanaro”, dal 1° gennaio all’8 giugno 1945 anche Jack Willetts, già Caporale di Fanteria (specialità Minatori) dell’Esercito inglese. Riconosciuto “Partigiano Combattente”.

George Evans, nacque a Raimomds (contea di Northamptonshire) il 23 agosto del 1915, figlio di Eduard e di Edith Evans. Liberato dalla prigionia dopo ‘8 settembre 1943, il 1° ottobre dello stesso anno entrò a far parte della Brigata partigiana “Cattaneo” facente parte della VII Divisione “Giustizia e Libertà”, operante in Piemonte e con la quale prese parte alla lotta armata sino all’8 giugno del 1945. Riconosciuto “Partigiano Combattente”.

Assieme a lui prese parte alla lotta, nella medesima formazione, e con il nome di battaglia di “Douglas”, anche Douglas Wolker, del quale non abbiamo ulteriori dati genealogici, anch’egli riconosciuto “Partigiano Combattente”. In Lombardia operò, invece, George Pringle, nato in data ignota a South Shields (Contea di Durham), figlio di Albert. Fece parte della 202^ Brigata partigiana “Matteotti”, del Corpo Volontari della Libertà, operante in Lombardia, ma non gli venne riconosciuta alcuna qualifica.

Gli inglesi del VI Battaglione Nicolò

Vari furono gli inglesi, per lo più ex prigionieri di guerra, che fecero parte della gloriosa Brigata partigiana “Spartaco”, ma soprattutto del VI Battaglione “Nicolò”, così chiamato per via del nome di battaglia assunto dal suo comandante, Augusto Pantanetti, lo stesso ufficiale che avrebbe consentito la liberazione di Macerata, avvenuta il 30 giugno 1944.

Il Battaglione operò a lungo nella zona del Lago di Fiastra, mettendo a segno memorabili azioni contro gli occupanti. Questi i nomi degli inglesi che si videro riconosciuta la qualifica di “Partigiano Combattente”. Partiamo dal soldato Erich Cooper, nato in Inghilterra il 6 maggio del 1922, il quale, dopo essere stato liberato dall’internamento, entrò a far parte del glorioso “Battaglione Nicolò” il 10 ottobre dello stesso 1943, operandovi sino alla liberazione delle Marche, il 30 giugno del 1944, assumendo il grado di Tenente partigiano.

Nello stesso arco temporale troviamo, quindi, il Tenente Edward Chrooks, nato nel Regno Unito il 13 luglio del 1922, anche lui ex prigioniero di guerra.

Di Jini Dow sappiamo solo che era un ex prigioniero di guerra e che entrò nei ranghi del Battaglione già il 23 settembre del 1943, operandovi sino al 30 giugno del 1944, con il grado di Sottotenente.

Ottenne, invece, il grado di Maresciallo il partigiano James Malloy, del quale non disponiamo di ulteriori informazioni salvo il fatto di aver combattuto eroicamente nei ranghi del “Nicolò” dal 30 ottobre 1943 al 15 luglio 1944.

I Caduti

Come è accaduto per le qualifiche partigiane di cui si è trattato in premessa, anche quello dei partigiani inglesi caduti per la nostra Libertà è un numero superiore a quello di seguito riepilogato, essendo, quest’ultimo, desunto solo dalle citate Commissioni di riconoscimento delle qualifiche di “Patriota” e di “Parigiano Combattente”.

Ci spiace, quindi, di non poter ricordare tutti coloro che persero la vita, combattendo in campo aperto, ovvero fucilati dai nazi-fascisti nelle varie località del Centro-Nord Italia, sicuri del fatto che anche su di loro verrà, un giorno non molto distante da noi, riversato quel debito di riconoscenza che meritano.

Ebbene, molto scarse sono le informazioni relative al partigiano inglese Albert Hope, ex prigioniero di guerra, figlio di Harry e Millie Hope, originario di Nantwich (Cheshire), il quale aveva aderito alla gloriosa Brigata partigiana “Remo Servadei”, della 3^ Divisione G. Pajetta, operante inizialmente in Lombardia.

Il coraggioso patriota cadde, purtroppo, in combattimento il 14 settembre del 1944 nel corso della battaglia di Gravellona Toce (Provincia di Verbania, Cusio Ossola), che contrappose i partigiani che difendevano la Repubblica dell’Ossola ai nazifascisti. Albert Hope fu poi sepolto presso il locale cimitero comunale, ove tuttora riposa in pace.

E tra i partigiani inglesi operanti in Piemonte merita un ricordo particolare il patriota “Gim”, nome di battaglia di Harry Albert Harbyohire, nato in Gran Bretagna nel 1914, già ufficiale della R.A.F., il quale alla data dell’8 settembre 1943, liberato dalla prigionia, era entrato a far parte della 177^ Brigata partigiana “Garibaldi ”ed in seguito della 3^ Brigata della I Divisione Rossi, con la quale prese parte alla lotta contro i nazi-fascisti sino al 15 gennaio 1945, data nella quale offrì la sua esistenza ai nobili ideali della libertà, assieme ad altri dodici eroi.

Il soldato e patriota inglese faceva parte, nello specifico, della gloriosa “Band Tom”, dal nome di battaglia del suo comandante, Antonio Olearo, successivamente decorato di Medaglia d’oro al Valor Militare.

I patrioti, dopo essere stati catturati il precedente 14 gennaio, a Casorzo (Asti), furono incatenati, obbligati a marciare seminudi e scalzi, interrogati crudelmente e, dopo il trasporto a Casale Monferrato, portati alla Cittadella Militare, dove furono trucidati il 15 gennaio 1945.

I loro corpi rimasero due giorni insepolti nella neve, prima di trovare degna sepoltura.

Fra i più noti caduti inglesi vi è, infine, la nobile figura del Capitano Archibald Donald Mackenzie, ucciso dai fascisti, insieme ai partigiani piacentini Giuseppe Carini e Pietro Merli, il 6 ottobre 1944, dopo la presa di Ponte dell’Olio da parte della Brigata “Stella Rossa”.

Il funerale del Capitano MacKenzie

Il partigiano inglese “Mackenzie“, conosciuto anche come “Capitano Mack“, era, in verità, un ufficiale scozzese che si era unito alla Resistenza italiana dopo aver evitato la cattura, nel corso del 1943.

Diventò il vice-comandante della stessa 60^ Brigata Garibaldina “Stella Rossa”, la quale operava nei pressi di Albarola di Vigolzone, in Val di Nure. La sua leggendaria figura è rimasta sempre viva, sia nei compagni di lotta che tra la comunità locale, che lo ha onorato nel corso di tutti questi anni.

*Colonnello (Aus) della Guardia di Finanza  – Storico Militare – Membro del Comitato di Redazione di Report Difesa

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