Di Pierpaolo Piras
Torino. Il 14 marzo 1820, nasceva a Torino, Vittorio Emanuele II, ultimo dei Re di Sardegna (Regno istituito da Bonifacio VIII nel 1297), primo dei Re d’Italia.

Il Re Vittorio Emanuele II
Quest’ultimo, Regno d’Italia (post-risorgimentale) venne istituito con legge del Parlamento subalpino (ultimo Parlamento del Regno di Sardegna) n° 4671 in cui Vittorio Emanuele II assunse per sé ed i suoi successori il titolo di “Re d’Italia”.
Per gli amanti della storia, colgo l’occasione per citare un altro significativo anniversario, il 14 marzo 1894, data nella quale venne consegnata la Bandiera di Guerra della prestigiosa istituzione italiana, Arma dei Carabinieri, al Comandante direttamente dalle mani del Re Umberto I.
La cerimonia avvenne nella caserma della Legione Allievi Carabinieri di Roma (intitolata al Capitano Orlando de Tommaso, decorato di Medaglia d’oro al Valor Militare) dove tuttora risiede.
Come per ogni nato di sangue reale, Vittorio Emanuele II assumeva gli ulteriori nomi di Maria, Alberto, Eugenio, Ferdinando e Tommaso, ognuno con un proprio significato storico e familiare.
I suoi genitori erano Carlo Alberto del secolare ramo cadetto dei Carignano-Savoia, (capostipite Tommaso-Francesco di Savoia, 1596-1656) e di Maria Teresa di Toscana dell’illustre casato austriaco degli Asburgo-Lorena.
Trascorse gran parte della propria giovinezza a Firenze presso il casato materno dove sviluppo le sue inclinazioni verso la politica, lo sport e l’esercito.
Come per ogni giovane principe reale, non mancarono gli insegnamenti sulle vicende storiche della propria antica famiglia Savoia: dalla difesa di Rodi come Cavalieri di Malta e nelle Crociate al servizio per Carlo V nel confronto politico-militare con la Spagna, dall’importanza di antenati come vescovi e cardinali al servizio per Santa Romana Chiesa. Pari importanza ebbe l’educazione come futuro sovrano, tutto inteso a potenziare il ruolo e la potenza della dinastia dei Savoia.
La sua istruzione fu severa sotto valenti e severi precettori.
Una volta salito al trono, ereditò dal padre una parte dei consueti contrasti vigenti tra le forze politiche dei liberali-repubblicani ed i monarchici, questi ultimi ancora legati al concetto dell’Assolutismo regio.
Nel corso dei secoli i Savoia hanno spesso assunto posizioni contradditorie, ambientate nell’ambito dei rapporti politici conflittualmente sottesi nel mezzo, tra gli interessi politico-economico-territoriali dei Borbone di Francia e quelli degli Asburgo di Austria.
Vittorio Emanuele II non fu da meno. Aveva un carattere molto determinato, informale, iperattivo in tutto, compresa la caccia e l’escursionismo in montagna.
Nel 1842 sposò una sua cugina, Maria Adelaide degli Asburgo-Lorena, di carattere gentile e remissivo, che morì a seguito della ottava gravidanza.
Definito dai più come “il Re galantuomo” oppure “il Re onesto” per la costante attenzione che dimostrava al benessere dei cittadini, si fece ben volere un po’ da tutti nonostante lo snobismo delle corti europee nei suoi confronti.
Divenne Sovrano nel 1849 dopo la cocente sconfitta di Novara della I Guerra d’Indipendenza, in seguito alla quale Carlo Alberto abdicò ritirandosi in esilio volontario in Portogallo, ad Oporto.

Un momento della battaglia di Novara
Fin dal primo giorno da Re non smise mai di perseguire l’obiettivo primario di rendere la penisola italica immune dagli eserciti ed intenzioni su di essa da parte delle potenze straniere, specie Francia ed Austria. Solo questo passaggio storico avrebbe consentito l’unificazione politica sotto il suo Regno di Sardegna.
Fu difficile realizzare entrambi sia per i numerosi eventi bellici come la Seconda e Terza Guerra d’Indipendenza sia fronteggiando le forze politiche laiche più radicali e antimonarchiche, presenti all’interno del parlamento.
Il giovane Re ebbe successo in entrambi i campi. Rimaneva l’ultimo problema rappresentato dal Regno delle Due Sicilie, sotto l’egida borbonica: alla morte del sovrano locale, Ferdinando II, salì al trono il figlio Francesco II che, come già fece il padre, rifiutò l’unificazione pacifica tra i due regni. Fu a quel punto che Garibaldi intraprese la sua azione militare da sud e l’esercito sabaudo discese da nord.
L’esito fu scontato e il 17 marzo 1861 i territori delle Due Sicilie vennero annessi al Regno d’ Italia, unitamente alla rapida nascita di una monarchia costituzionale sotto lo scettro di Vittorio Emanuele II.
La migliore intellettualità italiana era con lui. Una immane celebrità come Alessandro Manzoni, in quegli anni diceva: “Vedo nel carattere del Re l’intervento della Provvidenza. Egli è esattamente il sovrano che le circostanze richiedono per realizzare la risurrezione dell’Italia”.
Presto guadagnò il titolo di “Padre della Patria”. Con il Papa, Pio IX, rimase conflittuale a lungo il rapporto, dopo la annessione dei territori dell’Italia centrale e la confisca di innumerevoli beni ecclesiastici.

Papa Pio IX
Passarono gli anni. Il Re non era laico. Anzi, continuava ad andare a messa ogni domenica, fare la comunione e scrivere al Papa, garantendogli continuamente la sua protezione col suo esercito piuttosto che con truppe francesi o austriache com’era accaduto finora.
La risposta di Pio IX, invece, fu quella della scomunica del Re, dopo poco ritirata.
Il problema dei rapporti con la Chiesa di San Pietro rimase a lungo un nervo scoperto sino ai Patti Lateranensi firmati l’11 febbraio 1929 dal capo del Governo italiano, Benito Mussolini e dal rappresentante della Chiesa Cattolica, il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Gasparri.
Come sovrano dell’Italia ormai unificata si distinse per gli ottimi rapporti stabiliti con le più prestigiose corti europee come l’Inghilterra, la Prussia e l’Austria. Fu persino invitato a Vienna da un vecchio nemico, l’Imperatore Francesco Giuseppe.
Alla corte dell’Hofburg conquistò gli ospiti presenti con la sua semplicità e comportamento allegro e amichevole.
Negli ultimi anni della sua vita sposò morganaticamente Rosa Vercellana, priva di status nobiliare, che gli diede due figli.
Prossimo alla morte, il Papa inviò al suo capezzale un sacerdote per la confessione e somministrazione dell’estrema unzione.
“È morto come un cristiano, un sovrano e un uomo onesto”, disse il Papa.
Vittorio Emanuele II, “Padre della Patria”, morì il 9 gennaio 1878.
Da allora il suo corpo giace in una cappella del Pantheon di Roma, accanto a quella del figlio, Umberto I, secondo Re d’Italia .
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