New York. La forza delle armi contro le milizie jihadiste nel Sahel. Lo ha deciso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha appoggiato l’invio di 10 mila militari dei cinque Paesi africani che formano il G5: Chad, Níger, Mauritania, Burkina Faso e Mali.
La risoluzione dell’ONU è stata presentata dalla Francia ed adottata all’unanimità, superabdo anche le reticenze degli Stati Uniti.
Decisa la parte militare, resta sospesa quella economica. Il costo si stima un 400 milioni di euro. L’Unione europea contribuirà con soli 50 milioni di euro. Ma tutto verrà deciso nella prossima conferenza dei donatori.
L’invio di un contingente era stato già deciso nel summit dei capi di Stato del G5, il 20 novembre 2015, a N’Djamena, capitale del Chad.
Ma è stato nel corso di quest’anno che i Paesi del Sahel hanno deciso di accelerare tutte le procedure per arrivare all’inizio del 2018 alla piena operatività.
Lo scorso 5 giugno i ministri degli Esteri dei cinque Stati interessati avevano deciso di alzare il numero delle truppe da inviare: dai 5 mila previsti ai 10 mila attuali.
La diplomazia francese, prima sostenitrice della missione, ha dovuto lavorare moltissimo per avere il via libera dell’ONU per ottenere “tutti i mezzi necessari” nella lotta al terrorismo, al traffico di droga e di esseri umani.
Di contro quella statunitense si era messa di traverso, sostenendo che bastava solo una dichiarazione di appoggio. Poi è arrivata la risoluzione ONU.
Il jihadismo radicale nel Sahel sta preoccupando non solo i Paesi africani dell’area ma la stessa Francia, vista la presenza militare dello Stato transalpino.
Il Mali, il Niger ed il Burkina Faso sono stati entrati nel mirino delle milizie jihadiste, da almeno 18 mesi.
Saranno questi stessi Paesi che offriranno la maggior parte delle truppe, al comando del generale Didier Dacko, capo delle Forze Armate maliane. La base dell’operazione sarà a Bamako.
Già gli Eserciti del G5 collaborano con l’operazione anti terrorista dei francesi, Barkhane. Vi operano circa 3 mila soldati nella zona. Di contro le milizie jihadiste che hanno deciso di riunirsi per rispondere alle truppe alleate.
Lo scorso febbraio è nata Jamaat Nasr al Islam wa al Mouslimin. Si tratta della fusione di tre organizzazioni jihadiste molto attive nella zona, sotto la protezione di Al Qaeda e la direzione operativa del terrorista maliano Iyad Ag Ghali. Il quale ha rivendicato l’attentato, compiuto domenica scorsa, a Kangaba, fuori da Bamako.