Jihadismo, Sahel nel mirino. Aumenta l’uso di autobombe contro le Forze di sicurezza del G5 e francesi

Di Valeria Fraquelli 

Parigi. La situazione sicurezza nel Sahel si sta deteriorando sempre di più e negli ultimi giorni nell’area si sta assistendo ad una vera e propria escalation di violenza che ha nel mirino le forze militari regolari dei Paesi che fanno parte del gruppo G5 Sahel, i francesi delle missione Barkhane e le forze delle coalizione internazionale.

Venerdì scorso, un’autobomba carica di esplosivo e guidata da un attentatore suicida è esplosa davanti al Quartier Generale delle Forze antiterrorismo del G5 Sahel che si trova nella cittadina di Sévaré, in Mali.

Il muro di cinta è crollato ed anche il cortile interno ha subito danni ingenti. I testimoni hanno raccontato che l’autobomba era dipinta con le insegne della coalizione internazionale e di avere sentito un forte boato seguito da una densa colonna di fumo nero. Qualcuno ha riferito anche che sarebbero stati esplosi colpi d’arma da fuoco. Il bilancio è stato di almeno 6 morti e di una decina di feriti.

Ieri, invece un’altra autobomba ha attaccato una pattuglia della missione Barkhane a Gao, sempre in Mali. Alcuni militari maliani avrebbero perso la vita, mentre degli ufficiali francesi sarebbero stati feriti in maniera non grave.

Il Ministero della Difesa transalpino ha emanato una nota nella quale ha spiegato che tra i francesi rimasti vittime dell’attentato c’erano morti  ma che la situazione nell’area del Sahel sta diventando sempre più complicata e che il pericolo non è da sottovalutare.

La base del G5 Sahel attaccata dai terroristi.

La debolezza e l’instabilità politica che caratterizza i Paesi che fanno parte del gruppo, Niger, Ciad, Mauritania, Burkina Faso e Mali, hanno fatto sì che le immense distese desertiche ed i piccoli villaggi diventassero ben presto un vero crocevia dei traffici illegali e del terrorismo. I jihadisti del sedicente Stato islamico usano i villaggi come avamposti per preparare attentati, per smerciare illegalmente ogni genere di merce e per reclutare nuovi adepti con false promesse facendo leva sull’estrema povertà e sulla scolarizzazione.

Per aiutare questi Paesi a stabilizzarsi ed a svilupparsi i militari impegnati nella missione Barkhane stanno lottando contro il terrorismo ed il traffico di esseri umani che imperversano nella zona e stanno costruendo scuole ed ospedali. Corsi professionali per i giovani aiutano la scolarizzazione e trattengono i ragazzi e le ragazze nella loro terra natale, senza contare che sono anche una grande possibilità per il potenziale sviluppo di tutto il sistema economico.

Tuttavia, il caso che si è creato in Libia dopo la morte del dittatore Gheddafi ha influito molto negativamente anche su tutti gli altri Stati africani. Il territorio libico è diventato un crocevia di terroristi, signori della guerra e trafficanti di ogni genere e ben presto il disordine è dilagato anche oltre i confini di questo Paese.

I militari del G5 Sahel e della missione Barkhane sono entrati nel mirino del terrorismo internazionale perché stanno cercando da più di un anno di mettere in sicurezza tutta l’area e tagliare le vie di comunicazione e di finanziamento dei jihadisti.

Lo scopo della missione Barkhane è di rendere i militari africani autonomi e capaci di proteggere a soli il loro territorio, ma vista la situazione a dir poco catastrofica della zona ci vorrà ancora molto tempo per il passaggio di consegne. Non ci sono mai stati così tanti attacchi con autobombe ed ordigni improvvisati come in quest’ultimo periodo nei confronti di militari africani, francesi e della coalizione internazionale.

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