Di Assunta Romano
L’Aja. Le criptovalute rappresentano uno strumento finanziario innovativo e con ampie potenzialità per l’economia globale.
Si basano su di un sistema che consente il trasferimento diretto di un pagamento senza la necessità di un intermediario, banca centrale o ente pubblico.
Per questa loro caratteristica e per l’assenza di una regolamentazione, negli ultimi anni la criminalità organizzata ne ha aumentato l’utilizzo.
Un’analisi ampia e dettagliata del fenomeno è offerta dal Rapporto di EUROPOL dal titolo “CRYPTOCURRENCIES-TRACING THE EVOLUTION OF CRIMINAL FINANCES”.
L’indagine pubblicata nei giorni scorsi raccoglie i dati forniti da Forze dell’Ordine, Università e istituzioni private di molti Paesi europei.
A questi si aggiungono i dati forniti dal Rapporto “EU SOCTA 2021”, il documento annuale dell’Unione Europea sulle attività della criminalità organizzata.
L’uso delle criptovalute non è più solo collegato ai crimini informatici ma riguarda tutti gli altri settori in cui è richiesta la trasmissione di valuta.
Gli ambiti maggiormente utilizzati sono il riciclaggio di denaro, la truffa, il commercio online di beni e servizi illegali, il traffico di droga.
Dal 2009, anno di nascita della Bitcoin, le criptovalute sono diventate uno strumento di pagamento, di investimento e trasferimento di fondi ampiamenti diffuso.
Pur rappresentando il 44% del mercato, le Bitcoin non sono le uniche criptovalute esistenti.
Tra le altre monete virtuali, le cosiddette “altcoins”, particolarmente diffuse tra la criminalità organizzata sono le “privacy coins”.
Vengono utilizzate come puro mezzo di pagamento e offrono un piu’ alto livello di anonimato.
Tra le privacy coins più diffuse c’è “Monero”.
Grazie a tecniche e tecnologie sofisticate garantisce l’anonimato sull’intera operazione di trasferimento di fondi, nascondendo anche il nome del mittente e del ricevente.
Le operazione finanziarie in criptovaluta sono conservate in un database digitale – “Blockchain” – aperto a tutti cosi da rendere le transazioni tracciabili.
Questa possibilità consente alle Forze dell’Ordine di acquisire maggiori informazioni rispetto alle transazioni che avvengono in danaro contante.
Nel caso delle privacy coins, al contrario, diventa invece impossibile per le autorità di Polizia rintracciare i soggetti che si nascondono dietro le operazioni finanziarie.
Dal rapporto dell’EUROPOL emerge inoltre la diffusione a larga scala di uffici di cambio online.
Tramite queste strutture è possibile acquistare e cambiare criptovalute in altre monete o banconote a fronte di una commissione.
Nell’Unione Europea questi servizi sono legali e sottoposti ad adeguate verifiche.
Gli uffici di cambio sono spesso utilizzati dalla criminalità organizzata per il riciclaggio di danaro sporco.
Tra queste, la BTC- e fondata nel 2011 da un cittadino russo e sequestrata nel 2017.
L’Agenzia operava su larga scala in operazioni finanziarie collegate ai crimini informatici, corruzione e traffico di droga.
Dalle indagini è emerso che nel corso della sua attività la BTC-e ha trasformato il valore di più di 4 miliardi di dollari in criptovalute.
Più della metà delle transazioni illegali è collegato alle truffe. Siti web creati appositamente per favorire investimenti o per incoraggiare investitori a creare account su piattaforme fake di trading online.
L’attività di intelligence ha portato all’arresto di una rete di criminali che operava attraverso call center gestiti in Bulgaria e in Macedonia.
L’ammontare della truffa è stata stimata in circa 30 milioni di euro.
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