Di Giuseppe Gagliano
DAMASCO. La caduta di Bashar al-Assad, avvenuta lo scorso dicembre, ha lasciato un Paese in frantumi e un’eredità di documenti segreti che stanno ridisegnando la storia recente del Medio Oriente.
Tra questi, rapporti dell’Intelligence siriana, emersi dopo il collasso del regime, illuminano il ruolo di Damasco nel sostenere Hezbollah durante e dopo l’operazione israeliana del settembre 2024, quando oltre 3.000 cercapersone della milizia sciita esplosero in un attacco attribuito al Mossad. Questi file, analizzati da organizzazioni come la Syrian Network for Human Rights (www.snhr.org), rivelano una rete di complicità e supporto logistico che ha fatto della Siria un pilastro per il “Partito di Dio” in un momento di crisi. Milizie di Hezbollah[/caption]
Il 17 settembre 2024, il Libano fu scosso da un’ondata di esplosioni tanto imprevedibile quanto letale. I cercapersone, adottati da Hezbollah come strumenti “sicuri” per evitare le intercettazioni israeliane, si trasformarono in ordigni: 18 morti, oltre 4 mila feriti, tra cui l’Ambasciatore iraniano a Beirut, Mojtaba Amani, che perse un occhio. L’attacco, eseguito con una precisione quasi irreale, colpì il cuore operativo della milizia, aprendo la strada a raid aerei israeliani che aggravarono la sua vulnerabilità.
Ma i rapporti siriani, ora alla luce del sole, mostrano come Damasco si sia mossa per soccorrere l’alleato libanese, offrendo un supporto che va oltre la retorica di fratellanza.
I documenti, recuperati dagli archivi della Branch 235 e Branch 227 – sezioni dell’intelligence militare siriana note per il loro ruolo nella sicurezza e nei rapporti con gruppi palestinesi – descrivono un’operazione di assistenza ben strutturata. Dopo le esplosioni, più di 100 feriti furono trasferiti in Siria, molti dei quali all’ospedale militare Tishreen di Damasco. Un rapporto del 19 settembre 2024 evidenzia misure straordinarie: niente registrazioni all’ingresso principale, solo al pronto soccorso, e un accesso limitato ai visitatori, autorizzati solo da Hezbollah, dall’Intelligence siriana e dall’ambasciata iraniana. Un dispaccio del 2 ottobre annota un rafforzamento delle difese attorno all’ospedale: perquisizioni capillari e liste di accesso gestite con rigore.
Hezbollah, chiamato nei testi “gli amici libanesi”, riceveva un trattamento privilegiato, segno di un’alleanza operativa profonda.

L’ex Presidente siriano, Bashar Al Assad
Il sostegno di Damasco non si limitò all’assistenza medica. I rapporti indicano che la Siria monitorava gli attacchi aerei israeliani successivi, condividendo con Hezbollah dettagli su vittime, velivoli e obiettivi colpiti. Un documento del 1° dicembre, tra gli ultimi prima del crollo di Assad, registra il trasferimento di un “martire” dal Libano alla Siria, un gesto simbolico di un legame destinato a spegnersi con la caduta del regime. Per Fadel Abdulghany della Syrian Network for Human Rights, questa cooperazione era prevedibile: “Assad e Hezbollah hanno condiviso intelligence e strategie per anni, un patto contro nemici comuni”.
Tuttavia, i dettagli sul dopo-cercapersone sottolineano un ruolo attivo di Damasco, non solo come rifugio ma come base logistica per limitare il danno.
L’attacco ai cercapersone fu un trionfo di spionaggio israeliano. Ricostruzioni internazionali suggeriscono che il Mossad abbia sabotato i dispositivi – prodotti dalla taiwanese Gold Apollo, ma modificati in una fabbrica europea – inserendo microcariche esplosive attivate a distanza. Hezbollah, che li aveva acquistati cinque mesi prima per eludere la sorveglianza, non si accorse del tranello. Le esplosioni prepararono il terreno a un’offensiva aerea che, nei mesi successivi, contribuì al tracollo del regime siriano, privato di un Hezbollah indebolito.
Organizzazioni come Human Rights Watch (www.hrw.org) hanno documentato le conseguenze umanitarie di questi eventi, evidenziando il costo pagato dai civili.
I rapporti siriani mostrano che, nonostante il colpo, Hezbollah trovò in Damasco un appoggio temporaneo. Con Assad fuori gioco, queste rivelazioni aprono interrogativi: quanto era radicata l’intesa tra il regime e la milizia sciita? E quali altri segreti giacciono tra le rovine di Damasco?
Un commento su X riassume il clima attuale: “Hezbollah ha perso i cercapersone, Assad ha perso il potere, ma il gioco è tutt’altro che finito” (link al tweet). La caduta di un dittatore ha rivelato un’alleanza che, anche sotto attacco, ha resistito fino all’ultimo respiro.<
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