SIRIA: POSSIBILI LINEE EVOLUTIVE ( FORESIGHT) FRA INCERTEZZE, DUBBI E RIFLESSIONI CRITICHE

Di Giuseppe Santomartino*

DAMASCO. Le recenti evoluzioni registrate in Siria ( caduta della sanguinaria dinastia Assad dopo 50 anni, promesse di riconciliazione nazionale dell’autoproclamato Presidente al-Sharaa alias al-Jolani, tragici fatti contro la minoranza alawita, interventi militari israeliani, accordo con la parte curda, firma di una Costituzione seppure provvisoria) hanno suscitato una comprensibile rinnovata attenzione verso questo Paese, teatro da ben 14 anni di un tragico conflitto che ha generato oltre 200.000 vittime e circa 12 milioni (circa il 40 % della popolazione) di rifugiati e IDP’s.

 

Lo schema della Siria oggi

 

La riflessione che qui si propone cerca di andare al di là dei singoli eventi per contestualizzare lo scenario siriano a livello globale ed individuarne le possibili principali linee evolutive, sforzo definito nell’ Intelligence quale “Foresight” (prevedere, su basi quanto più possibili analitiche, sviluppi futuri): obiettivo certamente ambizioso e gravido di incertezze.

Il modello di riferimento più idoneo a catturare la complessità del contesto siriano appare essere purtroppo l’ “High Impact – High Uncertainty & Unpredicatbility Analysis Model” , il più “insidioso” sul piano analitico..

I possibili paradigmi su cui tale Foresight potrebbe svilupparsi appaiono essere ( per brevità di trattazione qui vengono solo sinteticamente richiamati):

  • Livello di devianza ideologica e conflittuale degli Armed Non State Actors ( ANSA) e, n particolare dei gruppi islamisti ed etnici della galassia HTS che ha portato alla caduta di Assad e che al momento controlla de facto gran parte del Paese e, parallelamente, livello di effettivo controllo esercitato da al-Sharaa su tali ANSA; a tale paradigma è associato il livello di fragilità della Governance politico-istituzionale siriana (l’erosione del modello Stato-Nazione westphaliano costituisce in Asia ed Africa uno dei più ricorrenti, e forse il principale, paradigma associato agli scenari di instabilità con presenze di ANSA islamico-radicali, tale fragilità si pone sia quale elemento catalizzatore sia quale obiettivo politico-strategico dei gruppi jihadisti al di là dell’ epifenomeno comunemente definito “terrorismo”)
  • Validità delle strategie , dottrine e prassi finora adottate in materia di Peace Support /Post -Conflict /State Building; una profonda riflessione critica in materia, in particolare da parte dell’Occidente, appare quanto mai necessaria per evitare la replica di modelli costosi e già rivelatisi di modesta efficacia nei vari scenari
  • Evoluzioni nei rapporti fra le varie minoranze etnico-religiose: in particolare alawiti, sunniti, sciiti, drusi, cristiani, curdi
  • Evoluzioni nella Power Competition con / fra gli “attori esterni” alla Siria: Russia ( la Siria ha da sempre costituito il trampolino delle ambizioni geostrategiche russe in Medio Oriente., Mediterraneo ed Africa ; Iran (con la caduta di Assad ha perso il principale elemento di continuità dell’ Asse – Mihwar al-Muqawama nel M.O. “allargato”); Israele (con numerose azioni di Preventive War sul territorio siriano, note posture per la propria sicurezza nel Golan e recente allargamento unilaterale ad altre aree del Sud della Siria, ruolo di protezione della minoranza drusa e , indirettamente curda; giova qui ricordare che l’auto attribuzione di protezione di minoranze in aree transfrontaliere costituisce uno dei più ricorrenti motivi di conflittualità e, insieme al concetto di Preventive War, è tema molto controverso nel diritto internazionale); Turchia ( problema curdo, obiettivo di una Governance alleata in Siria, drammatico problema dei milioni di profughi siriani).Evoluzioni della “via siriana alla democrazia”

    Quest’ ultimo paradigma appare il vero , e forse principale, elemento di fondo in quanto ad esso si ricollegano in maniera più o meno diretta, tutti gli altri paradigmi citati e la stessa credibilità del leader al-Sharaa.

    L’accordo stipulato con la minoranza curda, le dichiarazioni di voler condurre un’ inchiesta sulla tragica repressione della minoranza alawita e la firma di una Costituzione, ancorchè provvisoria, autorizzano qualche cauto ottimismo seppure in un clima di notevoli perplessità.

    Gli elementi più rilevanti della Costituzione Provvisoria appena firmata appaiono essere:

  • Periodo “transizione” di 5 anni al termine del quale verrebbe emanata una Costituzione Permanente ed indette elezioni; separazione dei poteri, rispetto e garanzie delle libertà individuali
  • Islam quale religione della Repubblica e principale fonte giuridica con garanzie di libertà per altre religioni ( sulla concreta implementazione di tali “garanzie” non mancano perplessità nei vari osservatori),
  • Contrasto di ogni forma di violenza estremista e divieto di ogni formazione armata / paramilitare
  • Uguaglianza di fronte alla legge senza discriminazioni etniche, religiose o di genere, protezione delle attività politiche e formazioni di partiti su “basi patriottiche”; indipendenza della magistratura
  • Creazione di un Consiglio del Popolo, nominato dal Presidente, per il periodo di “transizione” con poteri legislativi.
  • La “transizione annunciata” di questa nuova Siria verso un modello democratico, che al momento costituisce elemento alquanto originale nel mondo arabo-islamico, potrebbe essere l’ occasione per approfondire un tema ormai ineludibile nel XXI secolo e mai affrontato appieno: una via islamica alla democrazia che non sia necessariamente subordinata alle visioni occidentali e che riesca a conciliare l Islam, anche nella visione politica e senza concessioni agli estremismi, con i principi fondanti della democrazia. Sfida non facile, ma che potrebbe appoggiarsi a qualificati contributi del pensiero politico islamico quali: Hasan Hanafi, esponente della teologia della liberazione islamica; Salim al-’Awwa di origine siriana; Salim Qammudi e altri.

 

  • Ugone Grozio, XVII sec., padre del Diritto internazionale

    Il mondo, in questi anni, sta vivendo un profondo “momento groziano” (da Ugone Grozio, XVII sec., padre del Diritto internazionale) momento cioè in cui appaiono venir meno molti riferimenti e paradigmi sinora considerati validi e consolidati nel diritto / relazioni internazionali e, più in generale, nelle scienze della politica.

    Lo scenario siriano fornisce purtroppo l’ ennesima conferma della “crisi di stabilità” di molti paradigmi, sta alla Comunità Internazionale capire, prima che confrontarsi, tale “momento groziano”  anche al di là del Medio Oriente..

    *  Generale di Divisione ris), già Addetto per la Difesa nelle Ambasciate in Amman e Baghdad e capo Dipartimento presso lo European Union Military Staff in Bruxelles. Docente di Intelligence presso la Facoltà di Scienze Politiche e Sicurezza Internazionale dell’ Università della Tuscia (Viterbo).

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