SPECIALE CINEMA. Stefania Bianchi (direttrice artistica del “Guerre e Pace Film Fest”): “Tenere accesi i riflettori sui conflitti nel mondo”

NETTUNO (ROMA) – dal nostro inviato.  La 20^ edizione del “Guerre e Pace Film Fest”, conclusasi nei giorni scorsi, al Forte San Gallo di Nettuno (Roma) ha evidenziato tutta la grande attenzione degli organizzatori per far conoscere ad un’amplissima platea di pubblico i racconti per immagini di tante guerre del passato ma anche di quelle di questi mesi.

La locandina del Festival

Report Difesa come media partner ha avuto modo di entrare nello specifico del cinema di guerra ma anche di storia.

Organizzata dall’Associazione Seven, con la direzione artistica di Stefania Bianchi, l’evento ha rappresentato una vetrina unica dedicata al cinema di guerra e di pace e proposto proiezioni di lungometraggi, corti e documentari – in collaborazione con l’Istituto Luce Cinecittà – oltre a presentazioni di libri, in collaborazione con le principali Case editrici.

Abbiamo intervistato proprio Stefania Bianchi, direttrice artistica della rassegna.

La direttrice artistica del “Guerre e Pace Film Fest” di Nettuno (Roma)

Possiamo tracciare un bilancio di questa settimana di intenso lavoro?

E’ senza dubbio un bilancio molto positivo per la partecipazione del pubblico ma anche per la risonanza mediatica che ha avuto.

“Guerre e pace Film Fest” per molti spettatori è stata una bella esperienza per scoprire nuove storie e per riflettere sull’assurdità della guerra.

Lo abbiamo fatto proiettando film molto duri, molto coraggiosi come quelli del regista ucraino Valentyn Vasjanovyč,

E questo è un motivo di orgoglio per un Festival che, ogni anno, vuole andare oltre e proporre al suo pubblico prodotti cosiddetti di “nicchia” che non trovano una grande distribuzione nel mercato nazionale.

Venti anni fa avete avuto l’idea di fare un Festival dedicato alla guerra e alla pace. Perché?

L’idea nacque molto semplicemente. La guerra non finisce mai. Siamo perennemente in guerra. Ci sono molte parti del mondo dove i conflitti continuano ad esserci.

Tenere accesi i riflettori su un tema così importante è una mission che ritengo sia propria di un Festival come questo. Tutto è nato proprio per tenere accesi i riflettori sulle guerre.

Solo sette cortometraggi sono arrivati in finale su quanti arrivati?

Ne sono arrivati oltre 90. Sono stata molto sorpresa. Non pensavo che i giovani avessero questa sensibilità nei confronti di temi difficili da affrontare, soprattutto perchè sono anche storie che non gli appartengono.

I temi più ricorrenti nei corti sono stati la II Guerra Mondiale, la deportazione degli ebrei. Questo evidenzia grande sensibilità.

Immagine del campo di concentramento di Dachau, dove centinaia di migliaia di ebrei vennero deportati e uccisi

Sono contenta della selezione dei sette cortometraggi, ognuno con uno stile differente e che hanno raccontato storie diverse.

In vista della 21^ edizione che consiglio si può dare ai giovani cineasti per candidarsi?

Non mi piace dare consigli. I giovani si devono esprimere, liberamente, il proprio talento, la propria creatività.

Si possono anche affrontare temi del passato ma il fatto che lo facciano loro diventa un modo per riflettere ancora su vecchie storie che devono essere raccontate.

Un film che ironizzi sulla guerra potrebbe essere presentato ad un Festival come questo?

Sì. Qualunque linguaggio può accendere i riflettori su un tema molto importante come quello dei conflitti.

Lo si può fare anche ironizzando. Del resto i grandi cineasti del passato lo hanno fatto, facendosi riflettere, sorridendo, su temi importanti.

Certo, penso che sia un esercizio più difficile che un regista possa fare.

Per la 21^ edizione avete qualcosa in mente o è ancora presto?

Ci stiamo pensando. Quando è in corso un Festival si comincia comunque a pensare all’edizione successiva. Credo che il prossimo anno ci sarà qualche novità. Poi ne riparleremo.

Intanto, ringrazio Report Difesa per avere seguito, ogni giorno, con i suoi speciali cinema il Festival.

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