SPECIALE GIORNATA DEL RICORDO: La storia dello zaratino Edvino Dalmas e del giuliano Mario Rizzati. Entrambi padri della Folgore

Di Marco Petrelli*

ROMA (nostro servizio particolare). Il Giorno del Ricordo che si celebra, oggi, dà occasione per raccontare storie e personaggi che la memoria italiana (sempre corta e poco prodiga quanto a studio) ha rimosso e dimenticato.

Difficile parlare di una leggenda come la Folgore specie per i tanti pregiudizi che ne attanagliano passato e presente.

Paracadutisti della Folgore in un’attività di lancio nel corso dell’esercitazione

Ma preghiamo lettori, civili e militari, di non sobbalzare sulla sedia leggendo che la Leggenda amaranto preserva un passato d’Esercito e d’Aeronautica.

Per raccontarvelo siamo andati a “scomodare” due figure mitiche del Paracadutismo: Edvino Dalmas e Mario Rizzati.

 

 

Zaratino il primo, comandante degli ADRA (Arditi Distruttori Regia Aeronautica), poi della Scuola di paracadutismo di Tradate ed infine della Folgore.

I Paracadutisti della Regia Aeronautica

Il  secondo, giuliano, fu comandante del Battaglione Nembo del Regio Esercito e del Nembo dell’Aeronautica repubblicana.

Dalmas e Rizzati furono entrambi esuli, ben prima del grande esodo giuliano-dalmata del 1943-1947. Nati sotto l’impero austro-ungarico, allo scoppio della Grande Guerra raggiunsero le italiche sponde per combattere sotto le insegne Italiane.

 

Rizzati era un maestro elementare, diventato tale grazie alle insistenze della famiglia.

Lui avrebbe infatti preferito abbandonare la scuola per fare l’agricoltore, come il padre.

Uomo dal carattere fumino e poco incline al rispetto della gerarchia: dopo i combattimenti sul Podgora, si giocò la possibilità di frequentare la Scuola allievi ufficiali per aver criticato apertamente la tattica degli assalti frontali.

Nello stesso periodo Edvino Dalmas prestava servizio al fronte come ufficiale di complemento nel Regio Esercito.

Il suo destino tuttavia non era in grigio-verde: alla fondazione dell’Arma Aeronautica nel 1923 transitò infatti nei ranghi della nuova Forza Armata raggiungendo il grado di Capitano nel 1928.

Rizzati riuscì a diventare ufficiale nel 1917. Poi, dopo una parentesi in politica col Partito popolare partecipò alla Marcia su Roma per rimettersi subito nei guai.

Tornato a fare il maestro elementare, fu infatti sospeso dall’insegnamento per aver aspramente criticato il provveditore agli studi.

La carriera dei due ufficiali, così vicini nelle origini come così lontane per scelte e per carattere, si intrecciano all’alba del 1940.

Il Paracadutismo militare era nato da poco, in Libia, a Castel Benito, su volere del Maresciallo dell’Aria e Governatore libico Italo Balbo.

Italo Balbo

 

Dalmas ne era stato da subito entusiasta sostenitore, tanto da essere nominato Comandante del nascente Reparto Arditi Distruttori Regia Aeronautica.

Rizzati, richiamato in servizio come Capitano ed assegnato alle difese costiere, chiese ed ottenne di essere ammesso alla scuola di paracadutismo di Tarquinia che, fino al 1943, formava elementi delle tre unità paracadutiste italiane: ADRA, Divisioni fanteria aviotrasportabile (Nembo, Ciclone, Folgore, Spezia del Regio Esercito) e Battaglione Carabinieri Paracadutisti Tuscania.

Paracadutisti Divisione Nembo

E fu proprio a Tarquinia che nacque il mito della Folgore (unità che segnò la storia militare italiana e non solo), consolidandosi fra le dune del deserto libico.

Rizzati tornò in Sardegna nel 1942, come Comandante di Battaglione del 184° Reggimento della 184° Divisione Nembo ove rimase fino all’ 8 settembre.

Alla data dell’Armistizio il giovane Capitano (promosso Maggiore) si mise ancora una volta nei guai: volendo continuare la guerra al fianco della Germania, finì per ammutinarsi al Comandante della Divisione ed al suo Comandante di Reggimento, il Colonnello Alberto Bechi di Luserna, poeta e letterato umbro, reduce di El Alamein ed autore dei celeberrimi versi che ancor oggi ricordano il sacrificio dei paracadutisti nella II battaglia di El Alamein:

Fra le sabbie non più deserte/son qui di presidio per l’eternità i ragazzi della Folgore/fior fiore di un Popolo e di un Esercito in armi […]”

Il Sacrario militare italiano di El Alamein (COPYRIGHT Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti)

Bechi di Luserna perse la vita: il nervosismo che si era diffuso fra i Paracadutisti in Sardegna, si materializzò in una scarica di mitra che lo colpì a morte.

Da qui, la storia dei parà italiani si divide, come l’Italia, fra Nord e Sud.

Al Sud i Paracadutisti della Folgore e della Nembo restano inquadrati nel Regio Esercito, partecipando alle battaglie che condurranno alla liberazione del Paese al fianco degli Alleati, da Filottrano all’Operazione Herring.

Al Nord, su modello tedesco, tutte le avio-truppe passano sotto il comando dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana, forza aerea della Repubblica Sociale Italiana.

 

La Scuola di Paracadutismo non è più a Tarquinia ma, ironia della sorte, a Spoleto città d’origine di Bechi di Luserna.

Un’altra è a Tradate ove avviene l’ultima fase dell’addestramento.

Edvino Dalmas comanda anche il Battaglione Azzurro e che, terminato il periodo a Tradate, assumerà il comando della Folgore.

Già, la Folgore che al Nord è parte dell’Aeronautica così come il Battaglione Nembo di Mario Rizzati che, insieme al Battaglione Barbarigo della Marina Repubblicana ed altre forze della RSI, partecipa ai durissimi scontri con le forze alleate a sud di Roma.

E’ a Castel di Decima (oggi municipio di Roma) che Rizzate perde la vita.

Cade in combattimento il 4 giugno 1944, giorno in cui gli anglo-americani entrano nella Capitale. Pare si fosse messo nei guai un’ultima volta, scrivendo un commento sarcastico su Mussolini in una lettera intercettata dalla censura.

Dalmas sopravvive alla guerra, morendo poi a Padova nel 1963.

I Paracadutisti italiani (al Nord ed al Sud) dovevano aver impressionato gli Alleati: per molto tempo infatti nelle Forze Armate della Repubblica Italiana le unità paracadutate si limitavano a Compagnie e a Plotoni inquadrati nei Reparti.

L’Aeronautica non ebbe Reparti avio lanciati fino al 2003-04 quando nacquero il 17° Stormo Incursori ed il 16° Stormo Fucilieri dell’Aria.

I Fucilieri dell’Aria impiegati in un’esercitazione

Il Tuscania è oggi un Reggimento dell’Arma dei Carabinieri, altamente qualificato.

Carabinieri del “Tuscania”, oggi, in un Teatro Operativo

La Folgore, configurata come Brigata, si ricostituì nel 1967 diventando, da allora, perno delle operazioni nazionali ed estere dell’Esercito.

Quanto al Nembo per rivedere il cielo dovrà attendere il 1978, quando è stato ricostituito con aliquote dell’ 84° Battaglione “Venezia”.

Non più “aeronautico” ma Esercito allo stato puro, il 183° Nembo è fra i Reggimenti più celebrati e più conosciuti delle Forze Armate.

Bandiera di Guerra del Nembo

Peccato non si possa dire la stessa cosa per Dalmas e per Rizzati entrambi fagocitati dall’oblio della memoria nazionale sui fatti d’arme del 1940-1945.

Un vero peccato.

*Giornalista

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