SPECIALE GIORNATA DEL RICORDO. Marino Micich (direttore Archivio Museo storico di Fiume): “L’obiettivo di migliorare i rapporti tra il governo italiano con la Slovenia e la Croazia interessa anche le associazioni degli esuli”

ROMA. Si celebra, oggi,  la Giornata del Ricordo. Si tratta una solennità civile nazionale italiana che ricorda i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata.

Istituita con la legge 30 marzo 2004 numero 92, vuole “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.

La foiba di Basovizza

Report Difesa ha intervistato Marino Micich, direttore Archivio Museo storico di Fiume, a Roma.

Marino Micich, direttore Archivio Museo storico di Fiume, a Roma

Dottor Micich, l’istituzione dell’Archivio Museo storico di Fiume cosa intende comunicare  ai visitatori?

L’Archivio Museo di Fiume della Società di Studi Fiumani è stato ricostituito in esilio nel quartiere giuliano-dalmata di Roma nel 1960.

Nel corso degli anni si è arricchito di documenti, cimeli, quadri e libri ed è stato riconosciuto dal Ministero della Cultura quale sito di eccezionale interesse storico con vari dispositivi di legge.

Pertanto la mostra stabile che è al piano inferiore della nostra istituzione testimonia la storia dell’italianità presente  a Fiume nel corso dei secoli, mentre una parte è dedicata in particolare all’esodo giuliano dalmata e alle stragi delle foibe.

La storia drammatica degli esuli fiumani comunica i valori di amor patrio ma allo stesso denuncia la grave ingiustizia commessa dai vincitori jugoslavi nei confronti della popolazione civile di Fiume, dell’Istria e
della Dalmazia a guerra finita.

Archivio Museo di Fiume: Sacrario

Alla fine di quel lungo secondo dopoguerra oltre 300 mila italiani dovettero abbandonare tutto. Ciò significa: case, attività e averi per sfuggire ai rigori del regime comunista jugoslavo.

Gli esuli giuliano-dalmati continuano a tramandare la loro drammatica Storia. Come?

Gli esuli continuano sempre a tramandare la propria Storia attraverso i notiziari associativi, attraverso riviste di studi come ad  esempio la Rivista di studi adriatici “Fiume”, che quest’anno compie 100 anni.

Nonostante i pochi sostegni avuti negli anni passati, dopo la legge 92 del 2004, nota come “Il Giorno del Ricordo”  c’è stata una inversione di tendenza che vede alcune regioni e alcuni ministeri sostenere vari progetti culturali delle associazioni degli esuli, le quali possono organizzare convegni di studio, pubblicare libri e ricerche riguardanti la storia italiana dei territori istro-quarnerini e promuovere gite di studio scolastiche nei luoghi delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.

Direttore, perché un visitatore dovrebbe entrare in questo museo?  Cosa potrebbe raccontare alle giovani generazioni?

In questo museo e nel ricco archivio ci sono documenti di grande valore storico e letterario, tra cui il carteggio di Gabriele d’Annunzio con i notabili fiumani e un patrimonio fotografico dell’epoca in cui sorse
l’Impresa dannunziana che fece conoscere Fiume e le aspirazioni italiane in Adriatico orientale dopo la Grande Guerra 1915-1918.

Labaro della Reggenza del Carnaro

Nel museo si racconta la ricca cultura veneta nelle terre istriane e dalmate, ma anche si apprendono
i  valori identitari di una popolo che disse di no alla dittatura comunista jugoslava per rimanere libero e italiano.

Non è stata una scelta facile,  perché ricostruirsi una vita nell’Italia del secondo dopoguerra, significò
vivere per alcuni anni in campi profughi e superare le diffidenze di molti italiani che non seppero accogliere fraternamente gli esuli.

Erano frange di italiani legati all’ideologia comunista che purtroppo non erano ben disposti verso il popolo giuliano-dalmata e in parte non lo sono tutt’oggi, quando si tratta di ascoltare la storia delle foibe e dell’esodo.

Quegli eventi sono ormai lontani, ma vanno sempre ricordati per rendere giustizia a un popolo, quello giuliano-dalmata, che ha pagato per tutti sia la guerra persa dal regime fascista e sia la pace costruita dai falsi liberatori jugoslavi.

Quanto le nuove tecnologie e i canali social possono far conoscere al pubblico le storie dell’esodo giuliano-dalmata?

Certamente attraverso le nuove tecnologie la diffusione delle storie istriane o fiumane nonché  la conoscenza delle iniziative culturali promosse si è centuplicata rispetto al passato.

Così si è facilitata anche la trasmissione di documenti  ai ricercatori e agli studenti che vogliono approfondire le tematiche istriane, fiumane e dalmate.

Archivio Museo di Fiume: Il Padiglione che racconta l’Esodo

Si sta puntando molto al riconoscimento dell’Italia come entità culturale e storica nell’Adriatico. Con quale obiettivo?

L’obiettivo di migliorare i rapporti tra il governo italiano con la Slovenia e la Croazia interessa anche le associazioni degli esuli, molte delle quali hanno riattivato i rapporti con le terre di origine, dove vive ancora una minoranza italiana di circa 20 mila persone.

L’ingresso delle Repubbliche di Croazia e di Slovenia nell’Unione Europea permette un interscambio culturale anche con le istituzioni di quei Paesi a tutti i livelli.

Un ultimo esempio è stato il Convegno internazionale sul tema della lingua e cultura italiana a Fiume dal 1500 ai giorni nostri, organizzato dalla nostra Società di Studi Fiumani con il Dipartimento di italianistica dell’Università di Fiume-Rijeka che ha visto la partecipazione di studiosi italiani, croati e ungheresi.

La via del dialogo è l’unica percorribile e che può portare anche allo sviluppo di interscambi economici e commerciali di grande interesse non solo per l’Italia, ma per tutti i Paesi di quell’area geografica.

Cosa resta , oggi, dell’identità culturale e linguistica italiana in quei territori?

Come ricordato prima resta una comunità di circa 20 mila connazionali che è organizzata con proprie sedi in Istria a Fiume e in alcuni centri della Dalmazia (Zara e Spalato).

La Comunità nazionale italiana ha anche un proprio giornale e scuole in lingua italiana.

Certamente la pressione della maggioranza croata o slovena si fa sentire a vari livelli, ma il tutto avviene entro certi limiti.

Una delle sale del Museo

Le nostre associazioni privilegiano i rapporti con le comunità italiane, perché la speranza è quella di dare sempre nuovo lustro alla presenza secolare italiana nonostante la politica persecutoria attuata dal regime jugoslavo dell’epoca, che costrinse all’esodo la maggior parte della popolazione italiana.

Bisogna dire che il processo di unificazione europeo ha indubbiamente avuto un effetto benefico per la popolazione giuliana dalmata nel suo complesso, ma anche per l’Italia in genere.

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