ROMA In occasione del Giorno della Memoria, istituito per commemorare le vittime dell’Olocausto nella giornata in cui, nel 1945, i soldati dell’Armata rossa fecero ingresso nel campo di sterminio di Auschwitz, liberando i pochi superstiti e svelando al mondo intero gli orrori commessi dai nazisti, la Polizia di Stato ha ricordato gli uomini che, anche a prezzo dell’estremo sacrificio, salvarono vite umane e protessero i perseguitati.
Nella giornata di ieri, alla vigilia della ricorrenza, il Questore di Rieti, Mauro Fabozzi con il Prefetto ed al sindaco, nel corso di una cerimonia pubblica, ha posizionato, all’ingresso dell’attuale sede della Questura di Rieti, due “Pietre d’Inciampo” intitolate alla memoria dei due eroici Commissari di Pubblica Sicurezza: Filippo Palieri e Salvatore Poti,.
Entrambi erano in servizio proprio alla Questura reatina durante l’occupazione nazista in Italia.
Filippo Palieri, Medaglia d’Pro al Merito civile, nacque a Cerignola (Foggia) il 22 maggio 1911, fu un ex-allievo della Scuola Militare Nunziatella di Napoli, si laureò in Giurisprudenza a Roma nel 1933 ed entrò nella Polizia in giovane età, percorrendo una rapida carriera che lo portò a diventare il capo di Gabinetto della Questura di Rieti, assumendone la responsabilità a causa dell’assenza per malattia del suo superiore gerarchico.
Proprio durante il suo servizio a Rieti, il giovane Commissario Filippo Palieri si adoperò per evitare la deportazione nei campi di lavoro in Germania di circa 300 artigiani reatini, nascondendo i loro nominativi e avvisandoli personalmente del pericolo.
Nello stesso periodo, insieme a Filippo Palieri, prestava servizio alla Questura di Rieti anche il Commissario di Pubblica Sicurezza Salvatore Poti che fu un fervente antinazista e si impegnò nell’avvisare numerosi cittadini dell’imminente arresto dei tedeschi nazista consentendo loro la fuga e salvandoli, così, da morte certa.
I due Commissari, accusati dai nazisti di mancato collaborazionismo, furono deportati nel lager di Wietzendorf, dove Palieri, il 13 aprile 1945, morì a causa degli stenti e delle torture subite, mentre Poti dovette attendere la fine del regime nazista in Germania, prima di essere liberato.
La cerimonia si è tenuta alla presenza delle massime autorità provinciali, di rappresentanze della Polizia di Stato e dell’Amministrazione civile dell’Interno, di esponenti della Sezione “Filippo Palieri” di Rieti dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato, dei nipoti di Filippo Palieri, Giuliana, Claudio ed Ornella, del figlio di Salvatore Poti, Francesco e la nipote Valeria, nonché del Cappellano provinciale della Polizia di Stato, Don Fabrizio Borrello, che ha impartito la benedizione durante la posa delle due pietre, fatte realizzare, per la circostanza, dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza.
Il Questore Mauro Fabozzi, nel suo intervento, ha sottolineato l’importanza dell’adesione della Polizia di Stato al progetto “Stolpersteine” (Pietre d’Inciampo), avviato nel 1995 dall’artista tedesco Gunther Demnig, realizzatore di tutte le opere, con la finalità di depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti.
La presenza di semplici pietre ricoperte di lucente ottone richiama anche il passante più distratto che è obbligato ad “inciampare”, mentalmente, ogni giorno nella storia, ovvero ad interrogarsi sulla sorte di milioni di persone uccise nei lager per non dimenticare, mai.
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