Torino. Cento foto inedite, 100 immagini sottratte alla censura, istanti infiniti che restituiscono i ricordi di un’epoca fatta di eroi e di persone comuni.

Un momento della presentazione del libro
Di paesaggi e ritratti di una guerra lontana, ma non troppo, per essere dimenticata.
Gli scatti realizzati dal 1912 al 1937 dall’ufficiale medico sassarese Antonio Carruccio, sono ora raccolti nel libro “Brigata Sassari e Sardegna”, edito da Carlo Delfino grazie al lavoro paziente e infaticabile del Generale Andrea Di Stasio, già comandante della Brigata Sassari, al quale si è affiancata la preziosa collaborazione del Sergente Maggiore Sandro Solinas.
L’opera è stata presentata, nei giorni scorsi, al Salone internazionale del libro di Torino, in un duplice appuntamento tra gli spazi del Ministero della Difesa e lo stand dell’Associazione Editori sardi, che ha partecipato con una vasta rappresentanza dell’editoria locale e dell’Isola.
È stato così possibile offrire una panoramica di suggestioni attraverso un volume che rappresenta molto più di una semplice raccolta fotografica.
Nell’intervento del Generale c’era tutta l’energia di chi è consapevole di aver comandato un’unità militare altamente rappresentativa per i sardi, non solo di Sassari, ma di tutta l’isola.
“È l’amore per questa Unità che ci ha portato a realizzare il libro – ha affermato l’autore, citando il motto usato dai Sassarini nel partire all’assalto delle trincee nemiche Avanti, Forza Paris (Avanti insieme)”.
Un’espressione immortalata anche nel celebre inno “Dimonios”, che è divenuto uno dei simboli della Sardegna nel mondo.
Di Stasio e Solinas hanno guidato il pubblico non solo all’interno delle 231 pagine del libro, ma hanno condotto i presenti alla scoperta dei valori profondi della Brigata italiana più decorata di tutti i tempi.

Gli autori al Salone del libro di Torino
E il volume è in qualche modo un nuovo tassello, una nuova pagina della storia della Sardegna e dell’Italia, che fornisce allo studioso un’impareggiabile fonte di ricerca, e consente al lettore di immedesimarsi negli uomini che attraversarono quelle durissime esperienze.
Con rara sensibilità, da curioso e moderno viaggiatore, lo sguardo di Carruccio è stato in grado di cogliere quegli istanti infiniti, che ora assumono uno spiccato carattere documentario per restituire quanto manca ancora alla memoria collettiva. Sulle lastre fotografiche compaiono puntuali il giorno e il luogo in cui furono scattate le immagini, eseguite con una macchina personale (a doppio obiettivo J Richard).
La rarità sta appunto nel fatto di essere sopravvissute alla censura, al divieto emanato nel 1917 dal Comando supremo delle Forze Armate, nel timore che potessero rappresentare pericolosi elementi di intelligence per il nemico.
La pregiata raccolta fa parte del fondo di proprietà dei discendenti del Generale Dessì-Fulgheri, ufficiale della Brigata Sassari ed eroe della trincea dei Razzi, nonché padre del noto scrittore Giuseppe Dessì.
Un patrimonio di circa 3 mila foto stereoscopiche su vetrino originali che, grazie all’impegno di Di Stasio e Solinas, che ne hanno subito intuito il potenziale, possono ora essere opportunamente valorizzate e portate all’attenzione del vasto pubblico nazionale, europeo e mondiale, anche attraverso la pubblicazione sui canali internazionali del “Vittoriano” (http://www.14-18.it)
Il progetto è il frutto di un lavoro sinergico realizzato insieme all’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano – Museo Centrale del Risorgimento e all’Istituto Centrale del Catalogo Unico, condotto in collaborazione con il professor Marco Pizzo e con Paolo Dessì Fulgheri.
I testi sono in italiano, in inglese, e in sardo, l’unica lingua, oltre all’italiano e al latino, autorizzata nell’araldica militare.
Gli eventi bellici all’interno del volume si presentano in tutta la loro cruda tragicità.
Ciò vuole rappresentare un messaggio affinché gli orrori della Grande Guerra e di tutte le altre non si ripetano più.
“Vogliamo far capire che noi militari siamo i primi ad amare la pace – ha concluso il Generale -perché siamo diretti testimoni delle sofferenze causate dai conflitti. Ma siamo certamente pronti a combattere, in caso di necessità, per difendere il nostro Paese e la pace nel mondo”.
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