SPECIALE SALONE DEL LIBRO DI TORINO: Voltapagina, un progetto che porta gli autori di narrativa italiana nelle carceri

Di Sara Palermo

Torino. Voltapagina è l’iniziativa del Salone Internazionale del Libro d Torino, nata nel 2007, per portare i grandi autori della narrativa italiana nelle carceri, durante i giorni della Festa dell’editoria libraria torinese, in corso di svolgimento da oggi e fino a lunedì prossimo, nel capoluogo piemontese.

Nelle carceri è molto importante che i detenuti abbiano spazi per leggere

Si tratta di un progetto di impegno sociale, alla sua tredicesima edizione, organizzato in collaborazione con il Ministero della Giustizia.

Punto di partenza è l’importanza riconosciuta ai libri e alla lettura per l’attività trattamentale di molti condannati.

Nelle settimane che precedono gli incontri con gli autori negli Istituti carcerari, le detenute e i detenuti che hanno volontariamente scelto di partecipare a Voltapagina vengono guidati alla lettura e all’approfondimento dei libri da un gruppo di assistenti sociali, educatori e volontari dei penitenziari.

Il momento dell’incontro con l’autore diviene così occasione di discussione e dialogo sui temi trattati nell’opera e sull’esperienza della scrittura.

Come da tradizione alcuni appuntamenti sono aperti al pubblico fino a esaurimento posti, nel rispetto delle misure di sicurezza sanitaria.

Diversi sono stati gli Istituti penali piemontesi coinvolti per il 2021 delle città di Alba, Alessandria. Asti, Biella, Cuneo, Fossano (Cuneo), Novara, Saluzzo (Cuneo), Torino e Vercelli.

Il carcere di Fossano (Cuneo)

Gli autori che si sono resi disponibili a incontrare i detenuti sono stati l’ex-calciatore Franco Baresi (Istituto Penale Minorile Ferrante Aporti di Torino), Daniele Mencarelli (carcere di Alessandria), il giornalista e studioso Bruno Ventavoli (carcere di Asti), la podcaster Sara Poma (Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino).

Proprio quest’ultima con i suoi oltre 24.500 (pari a 17.5 per ogni detenuto secondo le più recenti rilevazioni disponibili) rappresenta una assoluta eccellenza nel settore.

In carcere, dove la necessità e il bisogno di uno spazio di riflessione e di rielaborazione sono immensi, ma le possibilità di un intervento psico-rieducativo pur sempre troppo limitati per risorse e possibilità, il libro si fa prezioso, la lettura diviene un fondamentale ausilio allo sviluppo di “spazi significativi di pensiero e sviluppo del sè” .

L’Ordinamento Penitenziario all’articolo 12 prevede che in tutti gli Istituti di pena ci sia una Biblioteca costituita da libri e da periodici scelti secondo criteri che garantiscano una “equilibrata rappresentazione del pluralismo culturale esistente nella società” (art. 21 comma 2° Reg. es.) da una Commissione, presieduta dal magistrato di sorveglianza, e composta da personale penitenziario e da una rappresentanza di detenuti.

Lo stesso articolo del Regolamento afferma che occorre assicurare la possibilità che i ristretti possano avere agevole accesso alle pubblicazioni ed usufruire – a mezzo di opportune intese – della lettura di pubblicazioni esistenti in Biblioteche e centri di lettura pubblici.

Il servizio della Biblioteca, la cui responsabilità è affidata dalla norma all’educatore, viene gestito oltre che con la partecipazione di una rappresentanza di detenuti ed internati che presta attività nel tempo libero anche con la collaborazione di uno o più detenuti scrivani regolarmente retribuiti.

La Biblioteca in un carcere

Prezioso ed ineliminabile appare il contributo della Comunità esterna al fine di garantire quanto previsto dalle citate norme nonché dal Manifesto dell’UNESCO sulle Biblioteche pubbliche, aggiornato nel novembre 1996, che afferma che le medesime opportunità offerte dalle Biblioteche pubbliche ai cittadini liberi devono essere garantite anche ai cittadini detenuti, sulla base dell’uguaglianza di accesso per tutti.

Se d’altronde la Biblioteca carceraria deve rispecchiare le caratteristiche di quelle presenti nel mondo libero essa deve diventare – come dice sempre il Manifesto dell’UNESCO “il centro informativo locale che rende prontamente disponibile per i suoi utenti ogni genere di conoscenza e informazione” e garantire la “formazione e l’aggiornamento professionale del bibliotecario” nonché programmi di istruzioni degli utenti affinché questi possano trarre vantaggio da tutte le risorse e ciò può essere realizzato soltanto con la collaborazione offerta dalla Comunità esterna.

Già sedici anni fa, l’International Federation of Library Associations and Institutions – Working Group on Prison Library Services all’interno della Section for Libraries Serving Disadvantaged Persons ha sviluppato e diffuso le linee guida internazionali per i servizi bibliotecari ai detenuti (Guidelines for library services to prisoners – 3d Edition- The Hague, IFLA Headquarters, 2005).

Questi riferimenti concorrono al ottenimento di un buon servizio bibliotecario all’interno dei sistemi penitenziari nazionali.

Da tutti gli Istituti carcerari coinvolti sono giunte nel tempo significative conferme del fatto che i libri e la lettura giocano un ruolo positivo nelle vite dei detenuti, anche in caso di basso grado di istruzione, limitato bagaglio culturale e provenienza da ambienti sociali dove la lettura non è diffusa.

I report prodotti nel tempo hanno inoltre evidenziato come quasi nessun detenuto fosse iscritto presso Biblioteche pubbliche o frequentasse librerie e circoli di lettura prima della detenzione.

La Biblioteca carceraria è al contempo sostituto di quella pubblica e di ogni possibile libreria personale.

Raggiunge quasi ogni detenuto e per molti rappresentala prima occasione di tenere un libro fra le mani.

Ciò che il detenuto legge dipende da ciò che gli viene offerto. Migliore è la qualità delle raccolte, migliore sarà la qualità della lettura.

Esistenza e scopo delle biblioteche carcerarie

Ogni carcere o simile istituzione con una popolazione media da 25 unità in su deve avere una Biblioteca propria per l’uso esclusivo dei detenuti.

Le raccolte delle biblioteche carcerarie dovrebbero emulare quelle delle Biblioteche pubbliche locali, però al tempo stesso dovrebbero tenere conto in modo appropriato della natura della popolazione carceraria, ovvero dotarsi di materiali giuridici, materiali multiculturali, materiali per l’autoapprendimento e materiali in tutte quelle lingue rappresentate all’interno della popolazione dell’istituto di pena.

I detenuti devono essere tenuti costantemente informati sulle notizie e le questioni di cronaca attraverso l’accesso a quotidiani e riviste, radio e televisione.

Il trattamento dei detenuti non dovrebbe aumentare la loro sensazione di esclusione dalla comunità, ma piuttosto dovrebbe enfatizzare la continuità del loro molo all’interno di essa.

Tutte le categorie di detenuti dovranno avere accesso alla Biblioteca ed ai suoi servizi.

Il tempo di permanenza in Biblioteca a loro disposizione dovrebbe essere sufficientemente lungo da permettere ai detenuti di selezionare, curiosare tra gli scaffali e fare richieste di materiale senza la pressione aggiuntiva dei vincoli di tempo.

I detenuti che non possono accedere alla Biblioteca come conseguenza di restrizioni di sicurezza o di procedure di isolamento dovrebbero ricevere una visita del bibliotecario su base settimanale, al quale dovrebbe essere concesso il tempo sufficiente per raccogliere le richieste e rispondere alle domande.

In tali circostanze i detenuti dovrebbero avere accesso ad un catalogo completo della collezione della Biblioteca.

La Biblioteca carceraria dovrebbe fornire ai detenuti l’opportunità di favorire e sviluppare le loro capacità del saper vivere, non soltanto per aumentare le prospettive occupazionali ma anche in quanto mezzo per permettere loro di acquisire una sensazione complessiva di realizzazione personale.

Dovrebbe perciò fornire le risorse appropriate per venire incontro ai bisogni informativi, culturali, sociali, educativi e ricreazionali dei detenuti.

Le Biblioteche nelle carceri dovrebbero fornire materiale bibliotecario e di informazione indipendentemente dal supporto, in modo da arricchire e sostenere pienamente il programma delle attività previste per i detenuti di ogni istituto di pena.

Dovrebbero aiutare a preparare i detenuti al loro reinserimento nella comunità incoraggiandoli ad utilizzare la Biblioteca e insegnando loro come fare il miglior uso delle risorse disponibili, ad esempio informazioni sulla formazione professionale, sui bandi per l’assegnazione di alloggi, sul pagamento di sussidi, ecc.

La promozione della biblioteca e le attività di istruzione degli utenti sono di importanza fondamentale in un contesto carcerario.

I detenuti hanno una gamma particolarmente diversificata di bisogni informativi e bibliografici: il lavoro del bibliotecario nel soddisfare questi bisogni è perciò cruciale.

I detenuti con problemi di acquisizione delle abilità di base della lettura, scrittura e calcolo, gli stranieri e i gruppi di minoranze richiedono tutti una speciale guida in questo senso.

Per  Maria Pia Giuffrida, mediatore penale, ex dirigente generale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) ed oggi presidente dell’Associazione Spondé “la Biblioteca assume, in carcere, la valenza di un servizio di indiscutibile importanza nell’ambito della progettualità trattamentale, configurandosi come spazio-simbolo della promozione culturale del condannato durante il tempo della pena e come strumento che rende possibile la diffusione di valori e modelli altri da quelli sperimentati dai ristretti nei loro percorsi La biblioteca in carcere è infatti momento di aggregazione e relazione, apprendimento, studio ed elaborazione, scambio e confronto, di riflessione interiore e, al contempo, di proiezione verso il mondo esterno”.

Le biblioteche carcerarie sono luoghi in cui massimamente si esprime la multiculturalità, stante le caratteristiche multietniche dell’attuale popolazione detenuta, portatrice da un lato di un bisogno di integrazione e di comunicazione pur all’interno del sistema carcere, e dall’altro di esigenze di informazione che possono trovare risposta in centri di documentazione collegati con le Biblioteche carcerarie.

Oggi è sempre più necessario dare nuovo slancio e vitalità alle Biblioteche penitenziarie, fornendole di contenuti attuali, dinamici e motivazionali, sempre funzionali al fine trattamentale e alla messa in moto del recupero del detenuto.

 

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