Di Chiara Cavalieri
RIYADH. Il prossimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha manifestato l’intenzione di ampliare gli Accordi di Abraham per includere l’Arabia Saudita, un passo che potrebbe trasformare ulteriormente il panorama politico del Medio Oriente.

Donlad Trump con il Principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman
L’annuncio è stato confermato da Mike Waltz, futuro assistente del Presidente per la sicurezza nazionale, durante un’intervista alla CBS.
Waltz ha dichiarato che la nuova Amministrazione di Trump intende passare alla “fase successiva” degli Accordi di Abraham, sottolineando l’importanza di un accordo tra Israele e Arabia Saudita. ”
Sarà un grande risultato,” ha affermato, evidenziando che questo obiettivo è stato a lungo una priorità del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
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Gli Accordi di Abraham, firmati per la prima volta nel 2020, hanno già portato alla normalizzazione delle relazioni tra Israele e diversi Paesi arabi, tra cui Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Sudan e Marocco. Prima di questi accordi, solo Egitto e Giordania avevano relazioni diplomatiche con Israele.

Una copia degli accordi di Abramo
Riguardo al conflitto israelo-palestinese, Waltz non ha chiarito se Trump sostenga una soluzione a due Stati, limitandosi a ricordare che il primo mandato dell’ex presidente prevedeva un piano con condizioni specifiche per raggiungere tale obiettivo. Tra queste, la riduzione dell’estremismo tra i giovani palestinesi e la definizione di una chiara divisione territoriale.

I protagonisti degli accordi di Abramo
𝗟’𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝘇𝗮 𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗲𝗴𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗔𝗿𝗮𝗯𝗶𝗮 𝗦𝗮𝘂𝗱𝗶𝘁𝗮
L’Arabia Saudita, pur non avendo ancora aderito formalmente agli Accordi di Abraham, ha svolto un ruolo significativo nel plasmare il contesto politico del Medio Oriente.
Analizziamo i fatti antecedenti che riguardano il regno saudita e il suo rapporto indiretto con questi storici accordi di normalizzazione:
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- Relazioni storiche tra Arabia Saudita e Israele: Tradizionalmente, l’Arabia Saudita ha mantenuto una posizione di rigida opposizione a Israele, allineandosi con la causa palestinese. Tuttavia, negli ultimi due decenni, il panorama geopolitico è cambiato per diversi motivi: Influenza iraniana; la crescente percezione dell’Iran come minaccia comune ha spinto l’Arabia Saudita e Israele a convergere su questioni di sicurezza.; strategia saudita con :Riyadh ha cominciato a bilanciare la sua politica tradizionale con la necessità di stabilire nuove alleanze strategiche, anche se in modo non ufficiale, per contrastare l’espansione dell’Iran e dei suoi alleati nella regione.
- Il ruolo saudita nella genesi degli Accordi di Abraham: Gli Accordi di Abraham del 2020, mediati dagli Stati Uniti, hanno segnato la normalizzazione delle relazioni tra Israele ed Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Sudan e Marocco. Sebbene l’Arabia Saudita non abbia firmato direttamente questi trattati, il suo sostegno implicito è stato evidente:
- Autorizzazione al sorvolo: Riyadh ha permesso ai voli commerciali tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti di utilizzare il proprio spazio aereo, un segnale di apertura simbolico ma significativo.
- Mediazione dietro le quinte: L’Arabia Saudita ha lavorato in silenzio per facilitare la cooperazione tra Israele e gli altri Stati arabi, ponendo le basi per una futura adesione.
La Dichiarazione di pace araba del 2002
Una delle pietre miliari nelle relazioni tra Israele e il mondo arabo è stata la Dichiarazione di pace araba, proposta dall’allora Principe ereditario saudita Abdullah.
La dichiarazione prevedeva:
- La normalizzazione delle relazioni tra Israele e tutti i Paesi arabi in cambio di un ritiro israeliano ai confini del 1967 e della creazione di uno Stato palestinese. Pur non avendo mai portato a risultati concreti, questa iniziativa ha rappresentato un primo tentativo saudita di definire un quadro per la pace nella regione
- Fattori economici e strategic
- Progetti Vision 2030: L’ambizioso piano di modernizzazione del Principe ereditario Mohammed bin Salman include una maggiore apertura economica e diplomatica. Un’eventuale normalizzazione con Israele potrebbe portare benefici economici, tecnologici e geopolitici
- Pressioni statunitensi: Gli Stati Uniti, storici alleati dell’Arabia Saudita, hanno a lungo fatto pressione su Riyadh affinché seguisse l’esempio degli Emirati e del Bahrein.
La questione palestinese
Uno dei principali ostacoli all’adesione saudita agli Accordi di Abraham è il sostegno storico alla causa palestinese.
La leadership saudita ha spesso ribadito che non riconoscerà Israele fino a quando non verrà raggiunta una soluzione equa per i palestinesi, in linea con la Dichiarazione di pace araba.
L’Arabia Saudita, pur non essendo ancora parte degli Accordi di Abraham, ha dimostrato una crescente apertura verso Israele, influenzata dalla minaccia iraniana, dalla necessità di modernizzazione economica e dalle pressioni geopolitiche.
La strada verso la normalizzazione formale resta complessa, ma i segnali degli ultimi anni indicano un graduale spostamento strategico che potrebbe culminare in un futuro accordo.
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