Di Giuseppe Gagliano
WASHINGTON. L’insediamento di Donald Trump per il suo secondo mandato alla Casa Bianca, in programma oggi a Washington, non vedrà tra gli ospiti d’onore il leader cinese Xi Jinping.

Trump e Xi Jinping. Mossa diplomatica di Pechino quella di partecipare all’insediamento del Presidente USA manlgrado gli eterni contrasti
Una decisione che non sorprende: da un lato, l’assenza di un protocollo che giustifichi una simile partecipazione; dall’altro, il rischio di incidenti diplomatici e di esposizione eccessiva sul piano mediatico, in un contesto di forte ostilità nei confronti di Pechino da parte di molti membri del Congresso statunitense.
Una presenza inedita e significativa
Nonostante l’assenza del Presidente cinese, la Repubblica Popolare ha deciso di non sottovalutare l’evento, inviando Han Zheng, vice Presidente del Paese, a rappresentarla.
Questa scelta segna una prima volta storica: mai prima d’ora un alto funzionario cinese aveva presenziato a una cerimonia d’insediamento presidenziale negli Stati Uniti.
Han Zheng, nato a Shanghai nel 1954, è una figura di spicco del sistema politico cinese. Con un solido background accademico in relazioni internazionali ed economia, ha ricoperto ruoli strategici, dal segretario del Partito Comunista Cinese a Shanghai alla gestione della Belt and Road Initiative. La sua esperienza lo rende una pedina fondamentale nei giochi diplomatici di Pechino.

Han Zheng, vice Presidente cinese
Un messaggio per Washington
La decisione di Xi di inviare Han non è casuale. Con questa mossa, Pechino lancia un segnale duplice agli Stati Uniti.
Da un lato, la volontà di mantenere aperto un canale di dialogo su dossier critici come il commercio, la sicurezza e le tensioni geopolitiche.
Dall’altro, il desiderio di affermare la propria dignità e posizione internazionale, evitando di scivolare nel ruolo di semplice comparsa nello show politico di Trump.
Han Zheng, noto per essere stato vicino a Xi durante la sua ascesa politica, rappresenta dunque il compromesso ideale: un emissario autorevole, ma non così vicino al potere da rischiare di oscurare l’immagine del leader cinese.
Un’opportunità per Trump e gli Stati Uniti
Non mancano però le speculazioni sull’umore di Trump riguardo alla scelta di Pechino.
Pare che il Presidente americano avrebbe preferito la presenza di Cai Qi, considerato più vicino a Xi e, quindi, portatore di un messaggio più diretto dal leader cinese. Tuttavia, l’invio di Han resta un gesto di cortesia significativo, che gli Stati Uniti farebbero bene a sfruttare come occasione per riaprire un dialogo costruttivo con la Cina.
Un contesto di tensioni globali
L’evento si inserisce in un contesto geopolitico caratterizzato da tensioni crescenti.
La rivalità tra Stati Uniti e Cina non si limita al commercio: dalle questioni tecnologiche alla competizione militare, passando per l’influenza in Asia-Pacifico, ogni ambito della politica globale sembra ormai permeato da questa contrapposizione.
L’invio di Han Zheng all’insediamento di Trump rappresenta quindi una mossa calcolata, un tentativo di Pechino di posizionarsi strategicamente e dimostrare, al tempo stesso, apertura e fermezza.
Per gli Stati Uniti, sarà cruciale leggere correttamente questo segnale e agire di conseguenza. In un mondo sempre più frammentato, un dialogo, anche precario, potrebbe fare la differenza tra collaborazione e scontro aperto.
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