Di Giuseppe Gagliano*
WASHINGTON D.C. Domani, Randy Nixon, direttore del Centro OSINT della CIA (Open Source Enterprise, OSE), lascerĂ l’incarico dopo quasi tre anni alla guida dell’unitĂ .

Nominato nel dicembre 2022, Nixon ha promosso l’integrazione di intelligenza artificiale, big data e fonti commerciali per rendere piĂ¹ tempestiva e incisiva l’analisi open source a supporto delle operazioni di intelligence.
La sua uscita avviene nel pieno di un ricambio ai vertici tecnologici e strategici dell’Agenzia, che negli ultimi mesi ha visto il buy-out volontario di febbraio 2025 per ridurre l’organico, le dimissioni del Chief Technology Officer Nand Mulchandani in luglio e persino uno stop giudiziario al licenziamento di 11 ufficiali.
La scommessa OSINT di Washington
Il mandato di Nixon è coinciso con un momento di riforma strutturale per l’OSINT americano.
Nel marzo 2024 il direttore della CIA William Burns ha co-firmato la IC OSINT Strategy 2024-2026, primo piano congiunto dell’intera comunitĂ d’intelligence per valorizzare le fonti aperte, in sinergia con il Dipartimento della Difesa e altre Agenzie.

In questi giorni, la Camera dei Rappresentanti ha presentato il nuovo Intelligence Authorization Act, che include misure per centralizzare il controllo sull’acquisto di dati commerciali, garantire trasparenza e rafforzare l’efficacia dell’OSINT in tutto l’apparato federale.
Nel dibattito è emersa persino la proposta di creare un’Agenzia OSINT autonoma, idea che incontra perĂ² la resistenza delle strutture tradizionali, gelose di budget e prerogative.
Innovazione tecnologica e freni burocratici
Sotto la direzione di Nixon, l’OSE ha accelerato l’uso di IA e machine-learning per filtrare grandi volumi di contenuti pubblici e privati a pagamento, indispensabili per monitorare conflitti asimmetrici e campagne di disinformazione.
Ma la modernizzazione ha spesso cozzato con inerzie organizzative e con il clima politico polarizzato negli USA: i timori per la privacy dei cittadini e per il ricorso massiccio a dati di provider commerciali alimentano il confronto tra Congresso e agenzie di sicurezza.
Un riflesso della congiuntura politica americana
Il passo indietro di Nixon va letto sullo sfondo di un turnover generalizzato nel settore dell’intelligence sotto la nuova amministrazione insediata a gennaio scorso, alle prese con le tensioni post-elettorali del 2024 e con il tentativo di riallineare la comunitĂ di sicurezza nazionale alle prioritĂ strategiche verso Cina e Russia e alle minacce ibride.
I cambi ai vertici, i piani di esodo incentivato e le vertenze legali segnalano lo sforzo di snellire e rendere piĂ¹ agile l’apparato informativo, in un contesto in cui l’OSINT – capace di fornire fino al 90 % del valore analitico in certi scenari – è percepito come risorsa decisiva.
Tra opportunitĂ e rischi per la sicurezza nazionale
Il rafforzamento dell’OSINT promette di democratizzare l’accesso alle informazioni strategiche, favorendo condivisione inter-agenzia e risposta piĂ¹ rapida alle crisi globali. Ma senza una governance chiara, la corsa all’acquisto di dati rischia di moltiplicare i dubbi legali ed etici e di aggravare le tensioni interne tra innovatori e strutture consolidate.
La partenza di Nixon, quindi, non è un episodio isolato ma il segnale di una ristrutturazione profonda, in cui gli USA cercano di adattare il proprio sistema di intelligence alla guerra informativa e tecnologica del XXI secolo, bilanciando innovazione, tutela della privacy e credibilità democratica.
*Presidente Centro Studi Strategici Cestudec
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