Di Paola Ducci*
VIENNA (nostro servizio particolare). Quando la governante tedesca della giovane Francesca Scanagatta vide la sua pupilla salire sulla carrozza che l’avrebbe portata a Vienna a completare la sua educazione asburgica, ebbe un moto di disappunto: era impropriamente vestita da uomo!

Francesca Scanagatta in divisa da ufficiale austriaco
Ma, per Francesca Scanagatta, volitiva e intraprendente fin da piccola, non c’era nulla di strano.
Vestita da uomo avrebbe viaggiato più comoda accanto al fratello Guido, diretto anch’egli a Vienna, ma destinato all’Accademia e alla carriera militare.
Il padre Giuseppe conosceva già le bizzarrie della figlia, che adorava i poemi epici e di battaglia piuttosto che i sonetti amorosi, quindi diede il suo consenso e i due giovani si misero in viaggio.
Il loro destino era già scritto. Provenienti da una nobile famiglia di Milano, avevano seguito i dettami del loro ceto che li voleva uno indirizzato alla carriera di ufficiale e l’altra a un ottimo matrimonio.
Ma il destino serbava altro per lei.
Durante il viaggio il fratello Guido si ammalò e le confessò di non volere intraprendere la carriera militare che invece il padre desiderava per lui.
Francesca gli consigliò allora di tornare subito indietro e di seguire le proprie inclinazioni ma, a ben pensarci, forse nemmeno lei aveva desiderio di andare a vivere in territorio austriaco per terminare la sua educazione per poi sposarsi con un uomo magari molto più grande e del tutto sconosciuto.
Così colse l’occasione e prese una decisione estrema. Fu l’iniziò della sua avventura che durò tre anni e che la portò a diventare la prima donna militare ufficiale di carriera “sotto mentite spoglie”.
Francesca si fece consegnare dal fratello la lettera di presentazione per Haller, chirurgo dello Stato Maggiore, che avrebbe dovuto ospitare il nuovo alunno presso l’Accademia “Wiener Neustadt”.
Vestita da uomo e presentandosi col nome di Franz fu accolta nella casa di Haller e senza difficoltà le fu possibile iscriversi all’Accademia dal 1º luglio 1794.
Il padre, appena seppe dello scambio a suo parere scellerato, si presentò in Accademia e cercò inutilmente di convincerla a tornare a casa.
Non riuscendoci si rivolse ai professori ma, non conoscendo bene il tedesco, parlò loro in latino: inutile dire che l’incomprensione perdurò, nessuno venne a capo della particolare situazione e Francesca rimase al suo posto.
Inoltre, alloggiando in una dependance separata dal resto degli allievi, la ragazza riuscì a non farsi scoprire.
Poté così perfezionare il tedesco e il francese, imparare l’inglese e la matematica e apprendere l’uso delle armi e gli esercizi bellici a piedi e a cavallo.
Così il 16 febbraio 1797 Francesca Scanagatta superò l’esame finale dell’Accademia diventando alfiere, un grado da sottoufficiale.

L’Alfiere Francesca Scanagatta in combattimento
L’Austria era da sei anni in guerra contro la Francia, perciò il nuovo ufficiale venne inviato sul fronte del Reno, aggregato al 4° Reggimento di frontiera “Sankt Georg”.
In seguito l’Alfiere Scanagatta passò nel 56° Reggimento “Colloredo” e con questo andò in Polonia a Lublino, poi nel distaccamento di Sandormierz, fortezza sul fiume Vistola, presso la Compagnia Kinsley.
In un simile avamposto qualcuno sospettò il suo vero sesso, ma un nuovo trasferimento la riportò in Italia dove rivide, per poco tempo, la sua ancora attonita famiglia.
Ripartì quindi con il nuovo Reggimento, il 12° “Banat”, altro corpo di frontiera che radunava soldati austriaci di lingua tedesca.
Nel giugno 1799 il “Banat” risalì la valle del fiume Trebbia e incontrò sugli Appennini liguri le avanguardie francesi alla difesa di Genova.
È qui che finalmente Francesca Scanagatta trova l’occasione di farsi valere.
Risalendo il fiume Aveto ci fu un primo scontro al villaggio di Parazzuolo, oggi frazione del comune di Rezzoaglio (Genova).
Ma l’obiettivo era Barbagelata, oggi frazione di Lorsica (Genova), uno dei villaggi più alti di tutta la Liguria (1.115 metri di quota), posizione dominante tra le valli di Aveto, Trebbia, Scrivia e Bisagno.
L’assalto venne guidato proprio dalla valorosa giovane che scacciò i francesi con le baionette causando la loro ritirata fino al passo della Scoffera, una dozzina di chilometri più a Ovest.
Per questa coraggiosa impresa, Francesca ottenne l’avanzamento di grado a Tenente e una decorazione al valore.
Le operazioni poi subirono un arresto, l’assedio di Genova si protrasse per 10 mesi ma, alla resa della città, l’ufficiale Scanagatta non partecipò.
Infatti, papà Scanagatta si decise a inviare a Von Ott una lettera circostanziata svelando l’indebita sostituzione di persona e di sesso.
Il 1° marzo 1800 Francesca venne congedata.
Il 15 gennaio 1804 sposò Celestino Spini, di famiglia nobile della Valtellina, Tenente anch’egli, che aveva militato dal 1797 nelle truppe francesi e che nel 1804 era Tenente dei cacciatori a cavallo.
All’epoca quel matrimonio tra due Tenenti che avevano combattuto su fronti opposti destò una certa curiosità.
Nel 1843, la biografia del Tenente Scanagatta fu inserita in una raccolta dedicata ai combattenti italiani nelle Guerre napoleoniche.
Dal 20 giugno 1852 fu celebrato solennemente il centenario dell’Accademia militare teresiana.
Francesca, ormai ultra 70enne, inviò un messaggio di auguri, rammaricandosi di non poter essere presente e firmandosi come “Franz Scanagatta […], Tenente, vedova del Maggiore Spini”.
*Editor per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa
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