Summit Kim-Trump, scende in campo la diplomazia per raggiungere una pace duratura ed una completa denuclearizzazione della Penisola coreana

Di Pierpaolo Piras

Hanoi. Il Presidente nord coreano Kim Jong Un e quello statunitense Donald Trump sono, da ieri sera, ad Hanoi, capitale del Vietnam.

La stretta di mano tra Kim e Trump

Sono lontani i toni da spaccone e roboanti, “fire and fury” che hanno preceduto il primo incontro, a Singapore nel giugno 2017 tra i due.

Il precedente incontro a Singapore

Molti elementi fanno prevedere che sarà un meeting all’insegna della diplomazia e del raggiungimento di risultati parziali ma proficui.

Gli obiettivi da raggiungere sono sostanzialmente due: il raggiungimento di una condizione di pace duratura ed una “completa denuclearizzazione della Penisola coreana”.

Finora, le relazioni tra i due Paesi sono migliorate. Tant’è che la Corea del Nord ha cessato i test nucleari. Trump ha dichiarato, persino, di essersi “innamorato” del leader nordcoreano, prevedendo un “futuro brillante” per l’economia nordcoreana.

Inoltre, Kim Jong Un ha ordinato la restituzione dei resti umani di 55 soldati americani, vittime del conflitto armato del 1950-1953.

Donald Trump e Kim Jong Un. Questa immagine potrebbe andare a finire nei libri si storia

Molto più ardua e complessa appare la realizzazione della “ completa denuclearizzazione”. Da un lato, Washington vuole che sia ufficialmente smantellato l’arsenale nucleare nordcoreano, rimosso ogni impianto produttivo con deposito di materiali fissili e consentire le ispezioni internazionali.

Sarà improbabile che Kim Jong Un rinunci all’abolizione del proprio arsenale nucleare, l’unico elemento capace di attribuirgli un peso ed un ruolo internazionale.

Egli chiede esplicitamente che gli Stati Uniti revochi le sanzioni economiche, in primis quelle sulla importazioni di petrolio e l’esportazione di carbone e prodotti ittici, la cessazione di esercitazioni militari insieme alla presenza di unità navali con propulsione ed armamento nucleari nelle vicinanze della Penisola coreana.

Ogni volontà diplomatica dovrà accontentarsi di concessioni parziali ma significative, iniziando dall’apertura di uffici di collegamento tra Washington e Pyongyang, ovvero succedanei di autentiche Ambasciate nei relativi Paesi .

Un necessario passaggio propedeutico dovrà essere una dichiarazione, auspicabilmente congiunta, che dichiari sine aliqua dubitatione la fine dello stato di belligeranza, tecnicamente ancora vigente dopo la fine della guerra del 1950-1953 , conclusasi senza un trattato di pace.

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