Di Pierpaolo Piras
Pechino. Non ha tregua la guerra commerciale tra gli USA e la “Huawei”, colosso cinese nel campo delle telecomunicazioni.
Meng Wanzhou, figlia del fondatore, Ren Zhengfei, vicepresidente e “Chief Finanzial Officer” del Gruppo, è stata arrestata il 1° dicembre 2018 in Canada dietro l’accusa americana di spionaggio e violazione delle sanzioni contro l’Iran. Attualmente è in attesa di estradizione negli Stati Uniti.

Meng Wanzhou
Questo costituisce un fatto grave che giunge in un momento critico per le relazioni commerciali USA-CINA, impegnate in un conflitto commerciale con imposizioni reciproche di dazi per miliardi di dollari.
L’accusa più importante verso Huawei è quella di agire come una minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, sostenendo che le tecnologie in suo possesso potrebbero essere utilizzate dal governo cinese a scopo di spionaggio.
Le preoccupazioni non mancano. Questa multinazionale, residente a Shenzhen con 180 mila dipendenti tutti cinesi, è tra i primi tre fornitori di apparati per le telecomunicazioni al mondo (ora anche in quelle 5G) e la seconda produttrice di cellulari smartphone dopo Samsung.
Le diffidenze occidentali aumentano anche per la recente Legge cinese sull’intelligence nazionale, approvata nel 2017, secondo la quale le aziende cinesi (tutte nate, come anche Huawei, grazie a finanziamenti dello Stato) devono “sostenere, cooperare e collaborare nel lavoro e nell’attività d’intelligence nazionale”.
Alcuni Paesi occidentali, quindi, temono che il Governo cinese, attraverso gli impianti Huawei, ottenga l’accesso a reti mobili e di comunicazione secondo la tecnologia 5G, creando delle “backdoors”, capaci di intercettare le informazioni più sensibili, comprese quelle di Stato, a fini di spionaggio in favore della Cina.
Sulla base di queste considerazioni, la “BT” – il più diffuso provider di banda larga del Regno Unito – ha bloccato gli impianti di telefonia 5G, in parte già attivi nel territorio del Regno Unito.
Anche Nuova Zelanda ed Australia hanno bloccato le apparecchiature Huawei per ragioni di sicurezza nazionale.

Si vogliono bloccare le reti Huawei
Se fossero queste le intenzioni cinesi, si costituirebbe una sorta di “sesto occhio”, oltre al già esistente “Five Eyes”, una sorta di alleanza tra le nazioni anglofone – USA, Inghilterra, Canada, Nuova Zelanda e Australia – contratta subito dopo la II Guerra Mondiale per la intercettazione ed elaborazioni dei segnali elettromagnetici nella atmosfera terrestre, come quelli delle comunicazioni private, aziendali e di Stato.
Nel febbraio scorso, la Commissione per l’Intelligence del Senato americano ha convocato per un’audizione i maggiori responsabili dei Servizi segreti nazionali. Erano presenti i capi della CIA, FBI, NSA, i quali hanno espresso e sottolineato la propria diffidenza verso l’attività di Huawei e nei confronti della ZTE, la maggiore compagnia cinese di telecomunicazioni.
Uno dei fattori che alimentano l’ostilità verso l’insidiosa e pervasiva attività di Huawei nell’occidente americano ed europeo, è lo stretto legame vigente fra il sistema industriale “privato” cinese ed il legame ineluttabile col Governo monocratico cinese, notoriamente a regime comunista, che ne ha finanziato la nascita legandolo, però, a sé.
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