Terrorismo, l’Iran ferito dopo l’attentato di ieri. Ma il Paese è vivo

Di The Hawk

Tehran. Per la prima volta l’ISIS ha colpito al cuore l’Iran. E lo ha colpito duramente in due punti, i simboli del cuore persiano e della rivoluzione, la democrazia del Parlamento iraniano ed lo spirito di libertà del Mausoleo dell’Imam Khomeini.

Due gruppi, entrati con armi, bombe a mano ed esplosivi travestiti da donne, erano coordinati e ben consci dei loro bersagli.

Il Parlamento (Majelis), il motore democratico del Paese, è la massima espressione del popolo persiano, che rappresenta tutte le etnie e di tutte le religioni che convivono in Iran.

Infatti, nel Parlamento vi sono anche cattolici ed ebrei, persiani e arabi, ognuno con il proprio diritto di voto e di espressione. Ognuno ha lo spazio necessario per essere pienamente ascoltato e rappresentato.

Quindi, colpire il Parlamento è stato come colpire al cuore il popolo persiano, colpire la loro democrazia, colpire il motore ideologico del Paese.

Il Parlamento è ben protetto dalle forze di sicurezza, non si entra senza adeguati controlli ed a ogni porta vi è sempre un kalashnikov pronto a difendere la vita dei parlamentari.

Ma vi è anche il rispetto delle donne, nessun uomo per nessun motivo in Iran può toccare una donna. La donna è un tutt’uno con il marito, è l’hamsar, la stessa testa.

Quindi è questa vulnerabilità che i terroristi hanno voluto sfruttare, attraverso la figura della donna passare i rigorosi varchi. Ma è presumibile che, alla vista delle ufficiali donne delle Guardie della Rivoluzione, le uniche che possono perquisire le persone di sesso femminile, queste false donne siano state smascherate ed abbiano dovuto entrare in azione. Probabilmente queste ufficiali Pasdaran hanno fatto la differenza, hanno bloccato i piani dei terroristi limitandoli nella loro criminale azione.

E lo stesso per il Mausoleo dell’Imam Khomeini. Sacro per ogni iraniano, un riferimento spirituale per ogni Pasdaran. E’ il simbolo della libertà donata da un uomo libero.

Il Mausoleo è aperto, vi sono più entrate, si accede dai vari enormi parcheggi che lo circondano, è molto facile parcheggiare l’auto e recarsi ad una grande porta di ingresso.

Comodamente si raggiunge uno dei numerosi cortili, ma proseguire verso la Moschea significa passare i varchi di sicurezza che sono stati posti da molto tempo.

Anche qui il gruppo terrorista è entrato in azione, ed è riuscito al massimo ad arrivare ad uno di questi varchi, per poi essere successivamente neutralizzato. Infatti, una delle vittime è il povero giardiniere che era li a curare i fiori. Il risultato? 12 morti e 42 feriti, sangue persiano versato sulla terra arsa di Tehran.

L’attacco è stato ben coordinato e sicuramente pianificato con cura. Gli obiettivi sono sicuramente i due più remunerativi del Paese.

Potevano scegliere un bazar, ad esempio il Bazar Bozorg, il cuore economico di Tehran, gremito di gente, avrebbero fatto dozzine di morti; oppure un parco pubblico, affollatissimi in queste calde serate; o un museo, ad esempio quello della Sacra Difesa (la guerra contro l’Irak) pieno sempre di studenti; oppure uno dei numerosi centri commerciali, frequentatissimo da parte di donne. Sarebbero stati target semplici, con poca sicurezza se non nulla, di sicuro effetto e idonei per creare panico e uccidere moltissime persone.

Invece no, hanno voluto ferire i due simboli, è stato toccato il cuore del Paese.

Ed ora?  I Pasdaran hanno emanato una dichiarazione con dalla quale traspare una rabbia senza limiti, “non risparmieremo alcun sforzo per proteggere la vita delle persone”. E’ una dichiarazione di guerra senza precedenti, non si erano mai espressi in maniera così forte, nemmeno quando furono assassinati i loro fisici nucleari, legati alla ricerca ed allo sviluppo della tecnologia basata sugli atomi.

E’ stata ferita una tigre, una grossa e feroce tigre che dovrà placare il suo dolore con sangue, tanto sangue di coloro che hanno voluto sfidarla e pugnalare.

Le Forze Qods, le Forze speciali Pasdaran responsabili per la sicurezza, sono alla caccia, devono scovare e distruggere tutte quelle cellule infiltrate che potrebbero colpire ancora.

La Polizia, con le speciali forze NAJA, avranno il compito di rafforzare la sicurezza del popolo persiano ed incrementare le capacità di pronto intervento.

I Basiji, che vengono paventati in 20 milioni, avranno il compito di osservare il vicino, l’uomo che passa accanto, lo straniero e riferire immediatamente alle forze di sicurezza.

E il carcere di Evin in Tehran incrementerà il numero dei suoi ospiti. I sospettati saranno tantissimi, specie quelli di etnia araba; i Procuratori avranno il loro bel da fare per emanare giuste sentenze, insomma vi sarà una stretta sui controlli.

Il timore sarà di effettuare un gigantesca caccia alle streghe, ove persone innocenti potrebbero rimanere intrappolate e vedersi rinchiudere in una cella per molto tempo.

Ma questo è un prezzo da pagare per la libertà e per la sicurezza del cittadino. Non verranno fatti proclami di accoglimento, integrazione e di inserimento, ma verranno fatti proclami di unione e raccoglimento di ogni persiano sotto la bandiera, nel nome di Allah e con la guida di Khomeini.

E’ cominciata una nuova guerra degli sciiti contro i Takfiri, gli apostati, coloro che non hanno rispetto per il Corano.

Non vi saranno teste tagliate, non è una barbara consuetudine praticata dagli sciiti, ne sgozzamenti pubblici, ma vigerà un clima di sospetto che porterà a numerosi arresti, anche preventivi, che ridurranno il rischio di nuovi attentati alla popolazione persiana.

L’ISIS pagherà per questo, pagherà tantissimo, ha toccato il sentimento di appartenenza iraniano, lo ha ferito, lo ha scatenato. Ma lo ha anche reso più forte ed unito pronto ancor di più a difendere il proprio Paese.

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