Terrorismo, operazione congiunta Carabinieri del ROS e Finanzieri del GICO: 10 arresti tra tunisini e italiani

L’Aquila Operazione congiunta antiterrorismo dei Carabinieri del ROS e i Finanzieri del GICO de l’Aquila. Nell’ambito di una complessa e articolata indagine coordinata e diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo del capoluogo abruzzese è stata eseguita, oggi, un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 8 tunisini e di 2 italiani indagati per reati tributari e di autoriciclaggio, con finalità di terrorismo.

Operazione congiunta antiterrorismo dei Carabinieri del ROS e dei Finanzieri del GICO

Le attività di polizia giudiziaria eseguite oggi sono state svolte con il supporto dei Comandi Provinciali Carabinieri e della Guardia di Finanza di Teramo, Ascoli Piceno, Torino e Lodi e con l’attività di coordinamento assicurata dal Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri e dal Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza.

Le indagini sono partite a marzo scorso quando Carabinieri e Guardia di Finanza avevano eseguito un decreto di perquisizione nei confronti di oltre 20 obiettivi, dislocati tra l’Abruzzo, il Piemonte, la Lombardia e le Marche.

Il successivo esame del materiale acquisito ha permesso di rinvenire una copiosa documentazione contabile e materiale ideologico riconducibile ad attività connesse con il finanziamento al terrorismo.

Oltre a rafforzare, ulteriormente le ipotesi investigative, ha fatto anche emergere la sussistenza dei presupposti per l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare disposta dal GIP di L’Aquila.

Le ipotesi di reato, per le quali la Direzione Distrettuale aquilana sta indagando, riguardano una serie di illeciti di natura tributaria, posta in essere per raccogliere ingenti disponibilità di denaro, in parte potenzialmente destinate al finanziamento del terrorismo.

I Carabinieri del ROS nel corso dell’operazione di oggi

In particolare, tramite alcune società operanti nel settore della rifinitura edilizia e nel commercio di tappeti, formalmente intestate a “prestanome” ma di fatto gestite da un’unica persona, ritenuta capo indiscusso del gruppo, sono stati creati numerosi artifizi contabili per distrarre ingenti somme di denaro dalle società.

Gli indagati, attraverso comportamenti ripetuti nel tempo, destinavano le illecite disponibilità finanziarie a varie finalità (acquisto immobili in Italia, creazione fondi neri e reinvestimento in attività d’impresa).

L’ipotesi del finanziamento al terrorismo è emersa nel momento in cui venivano individuate considerevoli quantità di denaro, frutto di attività di raccolta anche all’interno delle moschee, presumibilmente destinate al finanziamento di attività dell’organizzazione radicale islamica “Al-Nusra”.

Le indagini hanno evidenziato come il denaro, previ passaggi intermedi in Europa (Inghilterra, Germania e Belgio) giungesse poi in Turchia e Siria.

Inoltre, nel corso di tutta l’attività d’indagine sono stati documentati continui trasferimenti di denaro da parte degli indagati nei confronti di Imam dimoranti in Italia, uno dei quali già condannato in via definitiva per associazione con finalità di terrorismo internazionale.

La realizzazione del sistema fraudolento è stata possibile anche grazie al rilevante contributo di una commercialista torinese che ha artatamente predisposto la contabilità per “mascherare” gli illeciti tributari, tra i quali l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (molte delle quali “autoprodotte”) per oltre 2 milioni di euro.

È in corso di esecuzione anche il provvedimento di sequestro patrimoniale nei confronti degli indagati, per un valore di oltre un milione di euro, tra cui anche due appartamenti situati sulla costa abruzzese, acquistati riciclando il denaro provento dei reati oggetto d’indagine.

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