Di Valeria Fraquelli
Kiev. In ogni guerra i beni culturali sono a rischio.
Vengono venduti illegalmente, trafugati, nascosti e finiscono nelle case di ricchissimi collezionisti.
È quasi normale che tanti beni culturali siano usati come “bottino di guerra”, scambiati come se fossero oggetti comuni.
Ma non è così, l’arte, la letteratura, la cultura in genere, non si può scambiare, non si può rubare, non si può mettere in collezioni private che non verranno mai visti e goduti da nessuno.
I beni culturali quando c’è una guerra perdono quella funzione di svago che avevano e diventano degli scrigni di sapere che devono essere protetti perché ci rappresentano, perché ogni Paese attraverso l’arte rappresenta la sua storia, tutte le gioie e le sofferenze del suo popolo.
Ma anche in guerra ci sono regole. Regole che vogliono proteggere tutti i luoghi di cultura da saccheggi e vandalismo.
L’ICOM, il Consiglio internazionale dei musei, raccomanda a tutti i suoi membri, una volta assicurata la propria sicurezza, “di ricordare i propri obblighi professionali ai sensi del Codice Etico ICOM per i musei per preservare, conservare e promuovere il patrimonio e garantire che i loro musei e collezioni siano protetti da tutti i tipi di rischi, anche in caso di conflitto armato”.
E sempre lo stesso ICOM chiede a tutte le parti interessate “di essere vigili per un potenziale aumento del commercio illegale di materiali culturali provenienti dalla regione, e ricorda a tutti i governi nazionali della regione i loro obblighi giuridici internazionali di proteggere il patrimonio culturale mobile ai sensi della Convenzione UNESCO del 1970 sui mezzi per vietare e prevenire l’importazione, l’esportazione e il trasferimento illeciti di proprietà di beni culturali, e la Convenzione UNIDROIT del 1995 sui beni culturali rubati o esportati illegalmente, per non parlare delle altre convenzioni culturali internazionali per la protezione del patrimonio culturale dell’Umanità”.
Perchè in una situazione di tensione, come quella Ucraina, tutti i beni culturali possono diventare oggetto di traffico illegale, mercato nero e possono finire in mani sbagliate che vogliono relegare l’arte a puro oggetto di scambio quando non distruggere ogni opera d’arte per cancellare il passato e la Storia.
Oltre al già citato ICOM, anche associazioni private come Асортиментна кімната (Asortymentna kimnata), un’Organizzazione no profit per l’arte, cercano sostegno per costruire un partenariato internazionale ai fini dell’evacuazione di opere d’arte, archivi, libri, oggetti di design e arti applicate da tutto il territorio ucraino, per proteggerli e conservarli in uno spazio sicuro ubicato a Ivano-Frankivsk.
Mettere al riparo dai bombardamenti i beni culturali è una delle prime cose che si possono fare per proteggere la storia, la cultura di un popolo.
Lo scopo di questa associazione è quello di trovare nascondigli e depositi sicuri per l’arte ucraina, in modo da non disperdere quadri, libri e tutto ciò che artistico è stato creato perché l’arte è l’identità stessa di un popolo che non deve per nessun motivo essere dispersa o cancellata.
Si sta facendo uno sforzo enorme per proteggere il patrimonio culturale, per evitare che venga disperso e tutti stanno contribuendo come possono.
I principali musei del mondo, e anche quelli italiani, si sono subito offerti per far custodire quadri, libri e molto altro nei loro depositi sorvegliati e tenerli fino alla fine del conflitto.
E in alcune città anche statue e monumenti vengono protetti con carta, nylon, nastro adesivo per fare sì che non subiscano danneggiamenti.
La collaborazione e cooperazione tra musei può portare grandi risultati per quanto riguarda la protezione e lo studio dei beni culturali.
È più che giusto che tutti i musei sostengano l’arte ucraina ed è bello e rincuorante vedere una grande solidarietà in tutto il mondo.
Si può aiutare il popolo ucraino anche iniziando dalla protezione della sua cultura.
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