Ucraina: il tradimento nel cuore dell’Intelligence. Il caso Oleh Kulinich e i suoi legami internazionali

Di Giuseppe Gagliano

KIEV. Uno dei casi di spionaggio più eclatanti nella storia recente dell’Ucraina sta per arrivare al suo momento cruciale.

Oleh Kulinich, ex capo dell’Intelligence interna in Crimea sotto il Servizio di Sicurezza Ucraino (SBU), è destinato a comparire presto davanti a un Tribunale di Kiev con l’accusa di alto tradimento: sarebbe stato una talpa al servizio del Cremlino.

Oleh Kulinich, ex capo dell’Intelligence interna in Crimea sotto il Servizio di Sicurezza Ucraino (SBU),

 

Ma ciò che rende questa vicenda ancora più intricata è l’ombra di una campagna di disinformazione orchestrata dalla difesa di Kulinich, che starebbe coinvolgendo consulenti vicini al Presidente americano Donald Trump per colpire direttamente il leader ucraino Volodymyr Zelensky.

Il Presidente ucraino Zelensky

 

Un uomo al confine tra fedeltà e tradimento

Oleh Kulinich non è un nome qualunque nell’apparato di sicurezza ucraino.

Prima del suo arresto, avvenuto nel luglio 2022, era una figura di spicco all’interno dell’SBU, con un ruolo chiave nella gestione delle operazioni in Crimea, la penisola annessa illegalmente dalla Russia nel 2014.

La sua posizione gli dava accesso a informazioni sensibili, dalla strategia militare ucraina ai movimenti delle truppe, rendendolo un potenziale alleato preziosissimo per Mosca.

Secondo le autorità ucraine, Kulinich avrebbe sfruttato questa posizione per passare informazioni riservate ai Servizi segreti russi, un’accusa che, se provata, rappresenterebbe un duro colpo per la sicurezza nazionale in un momento di guerra aperta con la Russia.

Le indagini, avviate dopo l’invasione russa del febbraio 2022, hanno portato alla luce una rete di presunti collaboratori filorussi all’interno delle istituzioni ucraine.

Kulinich è emerso come una figura centrale in questo scandalo, con prove che includono intercettazioni e documenti che, secondo gli inquirenti, dimostrerebbero i suoi contatti con agenti del Cremlino.

L’arresto è stato parte di una più ampia “autopurificazione” voluta da Zelensky per estirpare le infiltrazioni russe, un processo che ha visto centinaia di persone accusate di tradimento o collaborazione con il nemico.

La difesa passa all’attacco: una campagna oltre confine

Ma il caso Kulinich non si limita a un’aula di tribunale a Kiev.

È emerso che il team di difesa dell’ex spia starebbe conducendo una campagna di disinformazione mirata a screditare Volodymyr Zelensky, avvalendosi dell’appoggio di consulenti pro-Trump negli Stati Uniti.

Questa mossa suggerisce una dimensione internazionale della vicenda, che intreccia interessi geopolitici e strategie mediatiche in un contesto già carico di tensioni.

I consulenti in questione, secondo fonti vicine al dossier, sarebbero figure legate al mondo politico trumpiano, noti per le loro posizioni spesso allineate con narrazioni favorevoli alla Russia o scettiche nei confronti del sostegno occidentale all’Ucraina.

L’obiettivo della campagna sarebbe duplice: da un lato, minare la credibilità di Zelensky come leader legittimo e risoluto nella guerra contro Mosca; dall’altro, alimentare un’immagine di caos interno in Ucraina, suggerendo che le accuse contro Kulinich siano parte di una purga politica piuttosto che di un’operazione di sicurezza nazionale.

Disinformazione e Guerra ibrida

La strategia non è nuova.

La Russia ha a lungo utilizzato la disinformazione come arma per destabilizzare i suoi avversari, e il coinvolgimento di attori internazionali in questa vicenda potrebbe essere un’estensione di tale approccio.

Zelensky, che dal 2022 è diventato un simbolo della resistenza ucraina, è stato più volte bersaglio di propaganda del Cremlino, con accuse che lo dipingono come un leader autoritario o un burattino dell’Occidente.

La collaborazione tra il team di Kulinich e consulenti pro-Trump potrebbe rappresentare un tentativo di amplificare queste narrazioni, sfruttando le divisioni politiche negli Stati Uniti, dove il sostegno all’Ucraina è diventato un tema controverso, soprattutto tra alcune frange del Partito Repubblicano.

Non è ancora chiaro quali siano i dettagli operativi di questa campagna – se si tratti di articoli mirati, post sui social media o interventi di influencer – ma il coinvolgimento di figure legate a Trump solleva interrogativi sul peso degli interessi stranieri in un processo che dovrebbe riguardare esclusivamente la giustizia ucraina. Nel frattempo, il governo di Kiev non ha rilasciato commenti ufficiali sulla vicenda, ma l’attenzione internazionale sul caso è destinata a crescere.

Un processo con implicazioni globali

Il processo a Oleh Kulinich, previsto nei prossimi mesi, non sarà solo un banco di prova per il sistema giudiziario ucraino, ma anche un termometro delle tensioni geopolitiche che attraversano il conflitto in corso.

Una condanna rafforzerebbe la narrazione di Zelensky sull’infiltrazione russa come minaccia esistenziale, mentre un’assoluzione o uno scandalo legato alla campagna di disinformazione potrebbero alimentare i critici del presidente, sia in patria che all’estero.

Mentre l’Ucraina continua a combattere sul campo di battaglia, il caso Kulinich dimostra che la guerra si gioca anche su un altro fronte: quello dell’informazione e delle alleanze internazionali.

Resta da vedere se la difesa dell’ex spia riuscirà a trasformare il processo in un’arma contro Zelensky o se, al contrario, il leader ucraino riuscirà a usarlo per consolidare ulteriormente la sua posizione.

Una cosa è certa: questa storia è tutt’altro che conclusa.

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