USA e Cina si incontrano. Un primo e grande passo in direzione della pacificazione mondiale.

Di Pierpaolo Piras

Washington. Sono le due maggiori potenze mondiali in campo economico, finanziario e commerciale. Sono rivali tra loro in campo strategico, militare, geopolitico e nei settori più all’avanguardia in campo ipertecnologico e delle trasmissioni 5G.

Si riconoscono tutti gli elementi perché s’inneschi  una pericolosa deriva violenta tra i due , altrimenti nota come “Trappola di Tucidide”, così sapientemente descritta da quest’ultimo nel suo capolavoro storico “La Guerra del Peloponneso”, del 431-404 aC.

Si tratta dell’alta probabilità che si scateni un conflitto aperto tra una potenza dominante ed un’altra emergente, esattamente come accadde in quei tempi andati nella guerra senza esclusione di colpi scoppiata tra Atene e Sparta per il dominio del mondo ellenico.

Molto probabilmente è solo questo il motivo per il quale USA e Cina hanno deciso d’incontrarsi, giovedì scorso, all’ “Captain Cook Hotel”,  Anchorage, la gelida capitale dello Stato dell’Alaska.

Le due delegazioni ad alto livello erano rappresentate dal Segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken con il consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ed  il componente del Politburo cinese Yang Jiechi accompagnato dal  ministro degli Esteri Wang Yi .

Il vertice è iniziato male, all’insegna delle accuse altisonanti e rinfacciamenti. Non si sa se per obbedire ad un rituale ad usum delphini  dell’mondo dell’informazione oppure no. Fatto è che i successivi colloqui a porte chiuse sono stati “sostanziali, seri e diretti” .

L’Hotel Captain Hook, sede del summit

Su cosa non sono d’accordo Cina e Stati Uniti?

Nelle sue dichiarazioni in apertura , Blinken ha affermato che gli Stati Uniti “discuteranno le profonde preoccupazioni USA per le azioni della Cina, tra cui quelle a carattere repressivo nella regione di Xinjiang e ad Hong Kong, le minacce contro  Taiwan, gli attacchi informatici agli Stati Uniti e per le forme di coercizione economica a carico dei nostri alleati”. Aggiunge poi : “Ognuna di queste azioni minaccia l’ordine basato su regole che mantengono la stabilità globale”, ha affermato schiettamente Blinken.

In risposta, l’alto funzionario  Yang Jiechi ha accusato Washington di usare la sua potenza militare e supremazia finanziaria per reprimere altri paesi.

“Abusa delle informazioni di sicurezza nazionale per ostacolare le borse finanziarie e commerciali. Incita alcuni Paesi ad attaccare la Cina”. Sottolinea che i diritti umani negli Stati Uniti sono a un punto basso, specie con i neri americani che vengono “massacrati”, aggiunge Jiechi.

Come già detto, il dialogo tra le due parti è proseguito a porte chiuse e non se ne conoscono né il contenuto né le conclusioni, al di là delle dichiarazioni conclusive, scarse e rituali.

Concretamente, l’incontro di Anchorage rappresenta un test geopolitico di enorme importanza perché innanzi tutto segna una svolta nella politica internazionale degli USA. Poi svela un’altra significativa intenzione di base : quella di contrastare la percezione cinese che gli Stati Uniti sono una nazione in declino.

Alla classe dirigente cinese piace dire e ripetere che “soffiano venti verso est”. La crisi finanziaria del 2008, la rivolta di alcune migliaia di incivili di Capitol Hill del 2021 e gli anni dell’unilateralismo acceso di Trump durante il suo mandato hanno rafforzato l’opinione in Cina (e non solo ) che gli Stati Uniti siano stati strutturalmente destabilizzati e indeboliti.

È un errore clamoroso, commesso altre volte in passato , sempre da regimi dittatoriali (come nella Seconda guerra mondiale) e/o criminali (come in Africa).

Le alleanze sono certamente il fondamento della strategia americana. Il Presidente Biden e gli alti funzionari della sicurezza nazionale americana hanno ultimamente e deliberatamente incontrato i loro omologhi delle maggiori potenze asiatiche – India, Australia, Giappone e Corea del Sud – praticamente o di persona, anche per dare alla Cina un segnale forte del tipo “vogliamo andare d’accordo con te, ma ci teniamo a curare i buoni rapporti anche con i nostri alleati”.

Il Segretario di Stato Blinken

Cosa vogliono veramente gli Stati Uniti dai colloqui con la Cina ?

Il prossimo obiettivo , già espresso con molta determinazione e chiarezza, è  dimostrare che gli Stati Uniti – e la sua amministrazione – sono uniti internamente intorno all’idea che le relazioni internazionali attive competono anche sul piano della strategia globale.

Ecco perché per la prima volta il segretario di Stato e consigliere per la sicurezza nazionale incontrano i loro omologhi insieme.

Per proprio conto, la Cina appare consapevole di essere ad un bivio in rapporto alle relazioni che il proprio sistema autoritario e autocratico vuole instaurare con il resto del mondo libero e democratico.

E’ già stato stabilito che ai colloqui di Anchorage seguiranno le contrattazioni nella riservatezza degli incontri diplomatici.

Per il momento una cosa è già certa: in Alaska, Cina e USA hanno iniziato un percorso di valore storico e fondamentale in direzione della convivenza pacifica e sicurezza futura del nostro mondo.

Il cinese Wang Yi

 

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