Uzbekistan: tra Tashkent e Ankara nasce un’alleanza tecnologica nel cielo dei droni

Di Giuseppe Gagliano 

TASHKENT (UZBEKISTAN). Tashkent, la capitale uzbeka, sta accelerando il passo nel campo dell’innovazione tecnologica, con un focus particolare sulla produzione di droni tattici.

Un progetto che non nasce in solitaria, ma si sviluppa sotto l’ala protettrice di Ankara, potenza emergente nel settore degli

Un drone tuco

 

Il cuore di questa collaborazione batte nel Centro di ricerca e produzione statale uzbeko di Lochin, un nome che richiama il falco, simbolo di agilità e precisione, e che oggi rappresenta l’ambizione di un paese deciso a ritagliarsi un ruolo nel panorama militare e tecnologico regionale.

Secondo fonti vicine al dossier, la Turchia non si limita a fornire know-how: sta attivamente formando ingegneri e tecnici uzbeki, trasferendo competenze maturate in anni di successi con sistemi come il Bayraktar TB2 e l’Anka.

Quest’ultimo, prodotto da Turkish Aerospace Industries (TAI), sembra essere un modello di riferimento per il programma Lochin, avviato ufficialmente nel 2022.

Un Uav turco

L’Uzbekistan, primo Paese dell’Asia Centrale a lanciare una produzione autonoma di UAV, aveva allora annunciato la nascita di una linea di droni con capacità di decollo e atterraggio verticale, pensati per missioni sia militari che civili: dalla ricognizione agli attacchi mirati, fino al monitoraggio di infrastrutture e risorse naturali.

La mappa dell’Uzbekistan

 

Il ruolo di Ankara in questa partita non è casuale.

La Turchia ha trasformato il suo settore della Difesa in una macchina da export, con i droni che spiccano come punta di diamante.

Dall’Ucraina al Nagorno-Karabakh, i suoi sistemi hanno dimostrato di poter cambiare gli equilibri sul campo, offrendo soluzioni efficaci a costi contenuti.

Ora, Tashkent sembra voler replicare questa formula, con un partner che non solo condivide tecnologia, ma anche una visione strategica.

La formazione degli ingegneri uzbeki, che si svolge sia in loco che attraverso scambi con centri turchi, punta a creare una base autonoma di competenze, riducendo la dipendenza da forniture estere nel lungo termine.

Il Centro Lochin, gestito dal Comitato statale per l’Industria della Difesa uzbeko, è equipped con laboratori all’avanguardia e attrezzature per assemblaggio, test e manutenzione.

Qui, i droni sviluppati – che includono quadricotteri e UAV alati di medie e grandi dimensioni – vengono affinati per rispondere a esigenze specifiche: sorvegliare i confini con l’Afghanistan, dove la minaccia di instabilità resta palpabile, o supportare operazioni di intelligence in un contesto regionale sempre più competitivo.

Non è un mistero che l’Uzbekistan guardi con attenzione ai vicini, come il Kazakhstan, che già collabora con la Turchia per produrre Anka UAV, o il Turkmenistan, che ha acquisito Bayraktar TB2.

Un UAV Baykar Bayraktar TB3

Ma c’è di più.

La partnership con Ankara potrebbe essere un segnale politico oltre che tecnologico. Tashkent, sotto la guida del Presidente Shavkat Mirziyoyev, sta modernizzando le sue forze armate e cerca alleati affidabili per bilanciare le influenze di Russia e Cina nella regione.

Il Presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev

 

La Turchia, con la sua crescente assertività, offre un’alternativa pragmatica: un mix di tecnologia avanzata e indipendenza strategica.

Non a caso, nel 2025 è previsto l’arrivo in Uzbekistan di droni Anka turchi, un passo che potrebbe integrare la produzione locale con sistemi già collaudati.

Restano, però, alcune incognite.

La dipendenza iniziale da componenti stranieri – un tallone d’Achille che persino la Turchia ha dovuto affrontare nei suoi primi anni di sviluppo droni – potrebbe rallentare il programma Lochin.

E poi c’è la questione dei costi: sviluppare una filiera autonoma richiede investimenti ingenti, in un Paese che deve ancora consolidare la sua base industriale.

Eppure, l’entusiasmo è tangibile. Fonti locali parlano di un obiettivo ambizioso: rendere l’Uzbekistan un esportatore di droni entro il prossimo decennio, magari con un occhio ai mercati africani o mediorientali, dove la domanda di UAV tattici è in costante crescita.

Nel frattempo, il cielo sopra Tashkent si prepara a ospitare nuove ombre silenziose.

Con il supporto di Ankara, il falco uzbeko sta imparando a volare – e, forse, a colpire. Una storia che mescola tecnologia, strategia e ambizione, in un angolo di mondo dove il futuro si scrive anche a migliaia di metri d’altezza.

 

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