Harare. Nella capitale dello Zimbabwe, dopo gli scontri tra manifestanti e Polizia, a seguito della proclamazione della vittoria di Emmerson Mnangagwa (Unione nazionale africana dello Zimbabwe-Fronte patriottico, ZANU-FP) alle elezioni presidenziali del Paese, la tensione cova sotto la cenere.

Gli scontri hanno provocato, secondo fonti della Polizia, almeno sei mesi e 14 feriti.

Mnangagwa ha ottenuto il 50,8% dei voti, mentre il rivale dell’opposizione, Nelson Chamisa, il 44,3% (MDC). Su 210 rappresentanti parlamentari eletti, 145 saranno della maggioranza. Lasciando al MCD solo 63 seggi e 2 per altri partiti.
Subito l’opposizione ha contestato i dati. “Sono falsi e non verificati”, ha detto lo sconfitto leader dell’opposizione Nelson Chamisa, mentre il suo partito ha annunciato azione legale contro il voto “truccato”.
Sono state, senza dubbio, elezioni storiche per il Paese africano, senza Robert Mugabe. Le consultazioni si sono svolte otto mesi dopo che una fazione di ZANU-PF si era sollevata contro l’ex Presidente, costrigendolo ad andare via.
L’innesco dello scontro politico fu proprio il licenziamento di Mnangagwa, allora vice presidente, che avrebbe dovuto aprire la strada alla first lady Grace Mugabe per potesse succedere al marito.
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