Attentato di San Pietroburgo, le nuove convergenze strategiche russe

Di Gaetano Mauro Potenza*

Roma. Solitamente in Alpha Institute non effettuiamo analisi a caldo degli eventi straordinari come quello capitato ieri nella metropolitana di San Pietroburgo per due semplici motivi. Il primo per i dati limitati sull’evento ed il secondo per la presenza massiccia di operazioni di controllo dei media ed infowar in concomitanza degli eventi.

In questa prima fase, dunque, possiamo solamente lavorare in brainstorming ed effettuare una piccola analisi di quali possono essere le con-cause che si possono verificare ed effettuare un ragionamento a ritroso per individuare quale rete potrebbe aver commesso un evento di quel tipo.

Questi sono i dati rilevanti:

  • San Pietroburgo è una città con un capillare sistema integrato di sicurezza costruito secondo la concezione di City 2.0. La presenza massiccia di telecamere e di scanner nonché di laser per l’individuazione di possibili tracce di esplosivo sul personale in movimento riducono la probabilità che un evento come quello di ieri si verifichi
  • La legislazione in materia di sicurezza nel Paese recentemente modificata ha creato un intensificarsi di controlli soprattutto in chiave anti-opposizione ed ha reso difficile la sopravvivenza di reti clandestine soprattutto nelle maggiori città del Paese
  • Da una analisi dei magazine jihadisti degli ultimi 12 mesi è possibile riscontrare numerosi richiami ad eventi in Russia
  • Gli ordigni usati per i fatti di Mosca sono due IED – almeno dai primi dati forniti anche se in queste ore si sta iniziando a parlare di un possibile “kamikaze” – composti da tritolo e parti metalliche per aumentare la forza dirompente dell’esplosione. Sistema molto diverso da quello usato dall’EMNI (l’unità speciale di DAESH che supervisiona le operazioni esterne) che ha usato solitamente negli attacchi in Europa il “Tatp” un composto detonante instabile preparato e raffinato in casa
  • EMNI si basa su un network strutturato tra generazioni presenti in loco che garantiscono la logistica. Si tratta di reduci dai teatri operativi (addetti all’approvvigionamenti degli armamenti)  ed operatori che compiono l’attentato
  • Mancanza di una rivendicazione, almeno momentanea, dell’evento da parte di una sigla jihadista.

Ipotesi:

Da una analisi delle fonti aperte sembrerebbe che manchino gli elementi essenziali sulla zona di San Pietroburgo perché si possa formare un network forte legato ad EMNI che potrebbe aver ideato l’attentato. La commistione nei teatri siriani di ex combattenti ceceni o musulmani uzbeki e kazaki potrebbe portare ad una pista più solida, rispetto al coinvolgimento del gruppo estero di DAESH nell’evento di ieri.

Le recenti notizie sul presunto “kamikaze” che proverrebbe dalla regione del Kirghizistan non necessariamente confermerebbe la sigla jihadista di DAESH. Si rammenta, tuttavia, che nell’ultimo anno i combattenti kirghisi tra le file siriane sono aumentati ed anche le piste seguite dall’intelligence turca, in un primo momento, avevano portato nella regione per l’individuazione “dell’attentatore di Capodanno”.

Un dato molto rilevante che riporta a cellule più preparate rispetto al network di DAESH in Europa è la differente tecnica operativa con cui è stato commesso l’attentato. Ordigni rudimentali costruiti con esplosivo “regolare” presumibilmente reperito sul mercato nero. Per l’elevato livello di sicurezza accertato a San Pietroburgo sembrerebbe che ci sia un network ben organizzato da tempo nel Paese che ha permesso la realizzazione di un evento di portata superiore rispetto agli eventi verificatosi in Europa.

Analisi delle conseguenze:

La cornice geopolitica russa risulta essenziale per delineare le conseguenze di un simile evento. L’intervento militare russo in Medio Oriente ha comportato un aumento della spesa pubblica che non è stato sostenuto dall’economia del Paese anche e soprattutto per l’andamento del prezzo delle risorse energetiche. La strategia militare russa risultata vincente per penetrare nel teatro siriano si sta dimostrando inadatta ad un mantenimento delle posizioni raggiunte (si pensi che contemporaneamente all’attentato a San Pietroburgo l’ambasciata di Mosca a Damasco veniva bersagliata da colpi di artiglieria leggera).

Tale interventismo ha comportato un nuovo isolamento del Paese con un possibile risoluzione dopo l’elezione del nuovo presidente americano. Inoltre le recenti proteste da parte dell’opposizione rendono il Paese più debole rispetto all’immagine “dirompente” che dimostra all’estero.

L’attentato verificatosi distoglie, inoltre, l’attenzione dalle proteste in atto perpetuate degli oppositori di Putin e probabilmente porterà ad un irrigidimento della legislazione interna in materia di sicurezza. Sul versante estero rompe l’isolamento del Paese e lo pone sullo stesso piano delle cancellerie europee. Sotto questo aspetto risultano emblematiche le dichiarazioni del presidente Trump.

Inoltre, l’attentato potrebbe giustificare in futuro una maggiore presenza in Siria e potrebbe avallare future missioni in Medio Oriente.

*Direttore di Alpha Institute

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